Come da anni auspicano Ocse e Commissione europea, i proventi aggiuntivi potrebbero essere utilizzati per ridurre le tasse sul lavoro. E riequilibrare così il peso del fisco spostandolo sui patrimoni. Il percorso si preannuncia non facile vista la strenua resistenza del centrodestra all'ipotesi di alzare l'imposizione sulle ricchezze di qualsiasi natura. Non a caso nella relazione presentata a luglio dalle commissioni non compaiono mai la parola "patrimoniale" né il riordino dei valori catastali
Sarebbe un primo passo per far pagare di più i ricchi. Metter mano ai valori catastali per aggiornarli, infatti, significa aumentare le tasse sugli immobili di pregio che negli anni si sono più rivalutati ma continuano a fruttare (ingiustamente) poco al fisco. Risultato: è bastata l’ipotesi che il governo inserisca un intervento sul catasto nella legge delega di riforma fiscale attesa in cdm nei prossimi giorni – in ritardo sulla tabella di marcia indicata nel Recovery plan – per far salire sulle barricate Lega e Forza Italia. La cui opposizione quest’estate ha bloccato il tentativo di inserire il tema nel documento approvato dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato, che è la base da cui è partito il lavoro del Tesoro. E’ stato proprio il Mef, però, a rilanciare sulla necessità di adeguare il valore degli immobili a quello di mercato mettendo nero su bianco nell’atto di indirizzo alle amministrazioni fiscali per il triennio 2021-2023 l’obiettivo di aggiornare gli archivi “anche nell’ottica di una più equa imposizione fiscale“. Perché, come da anni sottolineano Ocse e Commissione europea, i proventi aggiuntivi potrebbero essere utilizzati per ridurre le tasse sul lavoro.