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Russia, il colosso delle telecomunicazioni vieta l’accesso ai server Dns di Google e CloudFlare che aggiravano il blocco all’app di Navalny

Scambiando richieste e risposte tramite un protocollo crittografato, i server permettono di evitare i blocchi a siti o app vietati in Russia: come quella sviluppata dall'oppositore di Putin, su cui gira il sistema di "voto intelligente" che aiuta gli elettori anti-governativi a catalizzare le preferenze. Un rappresentante di Rostelecom ha motivato la scelta con la necessità di "organizzare un accesso stabile a Internet per gli utenti"

Il colosso delle telecomunicazioni Rostelecom, principale fornitore di servizi digitali in Russia controllato dal governo, ha chiesto alle sue filiali macroregionali di vietare l’accesso ai server Dns di Google e CloudFlare, ovvero servizi i quali – scambiando richieste e risposte tramite un protocollo crittografato – permettono di aggirare i blocchi a siti o app vietati in Russia. Come “Navalny”, l’app d’informazione sviluppata dall’omonimo oppositore di Vladimir Putin, su cui gira il sistema di “voto intelligente” che aiuta gli elettori anti-governativi a catalizzare le preferenze verso i candidati alternativi più in grado di battere gli uomini di Russia Unita, il partito del presidente.

La lettera di Rosetelecom è stata pubblicata sul canale Telegram ZaTelecom, e la sua autenticità è stata confermata al media russo Rbk da un rappresentante della compagnia, che ha motivato la richiesta con la necessità di “organizzare un accesso stabile a Internet per gli utenti”. Al posto dei server Dns vietati si propone di utilizzare quelli gestiti dalla stessa Rostelecom, o in alternativa gli indirizzi IP del “Sistema nazionale dei nomi di dominio”, istituito dalla legge del 2019 “sul segmento russo di Internet”, detta anche “dell’Internet sovrano“, che mira a costruire una rete russa separata da quella del resto del mondo.

Già in precedenza il Roskomnadzor – l’autorità per le telecomunicazioni di Mosca – aveva chiesto a Google, Apple, Cloudflare e Cisco di non fornire ai siti e alle app di Navalny i mezzi per aggirare il blocco. Il mancato adempimento dei requisiti – aveva avvertito l’ente – sarà considerato come “un’intromissione straniera nella campagna elettorale”. Per diverse ore lo scorso 8 settembre Roskomnadzor ha bloccato i servizi Dns di Google e CloudFlare utilizzati per il funzionamento della app di Navalny, dopodiché ha chiesto alle aziende statali di non utilizzare i server Dns stranieri delle due compagnie.