Nessun accordo fra ITA e i sindacati. Ma per il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, non c’è da preoccuparsi perché già nel 2025 la società presieduta da Alfredo Altavilla potrebbe impiegare direttamente e indirettamente 9.500 persone. Per allora, secondo quanto sostenuto dal ministro durante il question time alla Camera, l’azienda dovrebbe fatturare 3.329 milioni. E così l’iniziale flotta da 52 aerei dovrebbe salire fino a 78 velivoli nel 2022 per arrivare a 105 nel 2025 “in coerenza con le previsioni di incremento della domanda”. “Nel 2025, il 77% della flotta aerea di ITA sarà costituito da aeromobili di nuova generazione, che consentiranno di ottimizzare l’efficienza e la qualità dell’offerta contribuendo a ridurre significativamente l’impatto ambientale. Quanto ai collegamenti aerei, all’avvio delle attività la compagnia servirà 45 destinazioni con 61 rotte, che saliranno a 74 destinazioni e 89 rotte nel 2025, e in particolare proprio con un ribilanciamento dei voli verso il settore del lungo raggio che come è stato ricordato è quello maggiormente profittevole”, ha concluso Giovannini.
Il piano però non convince i sindacati, che continuano a chiedere al governo Draghi l’allungamento degli ammortizzatori sociali al 2025. Con l’esclusione della Cub che domanda una revisione del progetto Ita. Inoltre non va a genio nemmeno ad una parte del governo soprattutto nel frammento che viola l’articolo 2112 del codice civile e che prevede specifiche tutele per i lavoratori delle imprese in crisi nell’ambito della procedura di cessione di rami di azienda. E cioè il passaggio con la vendita di tutti i contratti di lavoro in essere. “Il piano industriale di ITA è per una low cost regionale e, a tal fine, punta a competere attraverso il taglio delle condizioni e del costo del lavoro già inferiore alla media europea” ha spiegato Stefano Fassina, Deputato LeU e promotore della Lista Sinistra Civica Ecologista a Roma, durante l’audizione delle organizzazioni sindacali di Alitalia in Commissioni congiunte Trasporti e Lavoro della Camera. “Il management di ITA, su mandato del Governo Draghi e del Ministro Giorgetti, viola due norme cardinali di legge: l’art 203 del Decreto Rilancio, in quanto intende disapplicare il Contratto collettivo nazionale di lavoro; l’art 2112 del Codice Civile e della disciplina comunitaria in quanto disconosce il trasferimento del personale di Alitalia in presenza di una sostanziale acquisizione del ramo aviation dell’azienda”, ha chiarito Fassina. “Propongo alle Commissioni Trasporti, Industria e Lavoro di approvare un atto politico di indirizzo al Governo al fine di invertire rotta e far rispettare al Governo la volontà del Parlamento. La deriva alimentata dal Governo ha una pericolosa portata sistemica sul piano democratico e sociale” ha concluso.
Secondo i sindacati, con il decollo di ITA sono sin da subito a rischio 7.700 posti di lavoro su 10.500 totali. “Sappiamo che la compagnia dovrà partire entro il 15 ottobre con 2.800 assunzioni – ha dichiarato nel suo intervento in commissione il segretario nazionale della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito – qui si pone per noi il primo problema: noi abbiamo in amministrazione straordinaria ad oggi 10.500 lavoratori, assorbendone nella compagnia solamente 2.800 noi abbiamo nell’immediato purtroppo il risultato che circa 7.700 lavoratori rimarranno in cassa integrazione”. “Né le commissioni né nessun altro è a conoscenza dei termini della trattativa del governo Draghi con la commissaria Margrethe Vestager – ha precisato il segretario nazionale Cub, Antonio Amoroso -. Sappiamo che il piano uscito dalla trattativa fra governo e commissione è un altro rispetto a quello presentato e approvato dalle commissioni parlamentari competenti che prevedeva il riassorbimento di 5mila e 5200 lavoratori. Noi oggi stiamo discutendo di un piano che andrà in essere con 2.800 lavoratori. È un altro piano. Le commissioni competenti possono esigere questo piano? Magari sentire degli esperti per vedere se il progetto ancora si tiene in piedi? Se è un piano che assicura con tre miliardi di investimenti pubblici un futuro alla compagnia di bandiera italiana”. Dubbi che verranno affrontati nelle prossime ore e che rappresentano un punto dolente della nuova ITA, esattamente come la violazione dell’articolo 2112 del codice civile.