L’Inter inizia con un passo falso, il girone è tutto in salita, il primo posto (da cui dipende il 50% del cammino) già una chimera. La prossima gara, in Ucraina contro lo Shakthar Donetsk di De Zerbi che ha incredibilmente perso con i moldavi dello Sheriff, sarà uno spareggio
Perdeva l’Inter di Conte. Perde l’Inter di Inzaghi. Da un anno all’altro la Champions League resta una maledizione per i nerazzurri: giocano, creano, per un tempo quasi dominano, poi calano, subiscono, sbandano e alla fine pagano. Oltre i propri demeriti, ma non può essere sempre un caso in Europa. A San Siro l’atteso debutto contro il Real Madrid finisce 0-1 per gli spagnoli, grazie a un gol nel finale di Rodrygo, proprio come un anno fa a Valdebedas. Storia che si ripete e gira sempre male.
Come allora, stavolta anche di più, il rimpianto è soprattutto quello di aver perso contro un Real piccolo piccolo, che non ha più Sergio Ramos e Varane, si ritrova con una difesa traballante, tante vecchie glorie e poche stelle. Però ci sono sempre Modric, Casemiro, Benzema che anche se non combinano nulla di concreto ti mantengono sempre in apprensione, una vecchia volpe come Ancelotti che sa bene come interpretare certe partite europee. E poi il peso della storia non si cancella, e nemmeno quello delle troppe figuracce internazionali accumulate dall’Inter negli ultimi anni. I nerazzurri sembrano bloccati, quando giocano bene nel primo tempo, figuriamoci quando accusano la fatica nella ripresa. Ci vorrebbe una vittoria importante per sbloccarli, ma non arriva mai. Nemmeno stasera.
Inzaghi la cerca, va sul sicuro con i titolarissimi, cioè ancora Darmian al posto di Dumfries e la coppia Lautaro-Dzeko. Il Real invece non fa quasi nulla, il minimo indispensabile, copre il campo, consapevole dei suoi limiti, aspetta il suo momento. Abbozza un pressing alto all’inizio su Brozovic, ma dura qualche minuto. L’Inter vuole fare la partita, tenere il possesso e il baricentro alto, fin qui è la principale differenza tattica di Inzaghi rispetto a Conte. E per almeno mezzo match ci riesce pure. Lautaro mette Dzeko davanti alla porta e poi colpisce di testa da buona posizione, in entrambi i casi la conclusione non è letale. Ancora più pericolosi Brozovic, fuori di un soffio, e di nuovo il bosniaco in un finale di tempo arrembante.
Dopo un avvio un po’ timido, a costo di lasciare qualche spazio in contropiede, alla fine del primo tempo non si può dire che l’Inter abbia dominato, ma certo ha tenuto sempre in mano una partita un po’ sotto ritmo, che sembra non riuscire a decollare mai. Il Real è stato davvero pericoloso soltanto su angolo, per una disattenzione della retroguardia. Il peccato è non aver segnato. Nella ripresa Inzaghi sente di aver bisogno di qualcosa in più, soprattutto di Dumfries perché Darmian con tutta la sua abnegazione non può essere uomo da Champions, cambia gli esterni, e poi inserisce anche Vidal e Correa, a sorpresa al posto di Lautaro. Ma l’impressione è che il momento nerazzurro sia passato e il Real, sornione, compassato, sia pronto ad approfittarne. La beffa è in agguato, il tifoso interista lo sa, lo sente: Skriniar salva due volte su Vinicius che nelle maglie allargate dalla stanchezza è diventato imprendibile. Ma non basta. A cinque dalla fine quando ormai il pareggio sembra andar bene a entrambe le squadre e sarebbe stato anche giusto, arriva il gol di Rodrygo, che aveva castigato un anno fa l’Inter di Conte e castiga quest’anno l’Inter di Inzaghi. Dal 2020 al 2021, con in mezzo un ridimensionamento e una rivoluzione tattica, in Europa non è cambiato quasi nulla. L’Inter inizia con un passo falso, il girone è tutto in salita, il primo posto (da cui dipende il 50% del cammino) già una chimera. La prossima gara, in Ucraina contro lo Shakthar Donetsk di De Zerbi che ha incredibilmente perso con i moldavi dello Sheriff, sarà uno spareggio. Come tutte di qui alla fine.