L’analisi dei dati Istat appena prodotti (agosto 2021) – e che ha meritato gli onori delle cronache soltanto per alcune provincie della Lombardia massacrate dalla prima ondata di pandemia da Covid19 (Bergamo, Brescia, Milano) – in realtà, nella perdurante assenza di dati epidemiologici costanti dalla regione Campania (registro tumori di Napoli fermo ancora al preistorico 2013!) gettano una luce terribilmente sinistra sulla situazione epidemiologica generale della regione Campania, ma in particolare della Provincia di Napoli (dopo decenni di “Terra dei Fuochi” irrisolta).

Il dato più clamoroso è che, nonostante la prima ondata di Covid-19 abbia letteralmente falcidiato la Lombardia, a fine anno 2020 l’aspettativa di vita più bassa di Italia (!) resta quella della Campania (78.4 anni di aspettativa vita media contro i 78.9 Lombardia per i maschi e 83.3 contro gli 83.9 per le femmine). Il dato diventa ancora più drammatico se consideriamo che viene a determinarsi, come da decenni ormai, soltanto a causa delle provincie di Napoli e Caserta (circa 4 milioni di abitanti su 6) e non riguarda le province di Salerno, Benevento, Avellino.

Nel 2018 ci furono drammatici richiami da parte dell’Istituto Superiore di Sanità per la eccezionale perdita di aspettativa di vita media a Napoli cominciata a partire dagli anni Settanta, ma ora, in piena pandemia da Covid-19, di questa tragedia di base pare se ne siano tutti dimenticati, soprattutto in questa miserrima campagna elettorale, dove addirittura si ripresenta, sperando in una rielezione, chi di questa tragica situazione è stato per oltre alcuni decenni direttamente responsabile sia come sindaco di Napoli che come presidente della Campania.

La provincia di Milano ha una popolazione residente di circa 3.25 milioni di abitanti per 1575 chilometri quadrati (densità 2072). È la seconda metropoli italiana per abitanti, ed è ufficialmente tra le metropoli più inquinate d’Europa. Ha subito una terrificante prima ondata di infezioni da Covid-19 nel corso dell’anno 2020 che l’ha portata a registrare ben 41.281 decessi.

Napoli, la terza metropoli italiana per abitanti residenti, 3.12 milioni di abitanti per soli 1171 abitanti/chilometro quadrato pari a una densità di popolazione di circa 2672/chilometro quadrato (2019), non ha subito nel corso del 2020 la medesima terrificante diffusione di Covid-19, nel corso della prima ondata, rispetto a Milano, ma ha registrato comunque nel 2020 30.067 decessi.

Siamo costretti a osservare dai dati Istat che la mortalità che si registra a Napoli, e non solo per il 2020 ma da vari anni a questa parte, quantitativamente è sostanzialmente pari alla inquinatissima Milano, finanche se Milano è colpita dalla più grave pandemia degli ultimi due secoli di storia italiana! Napoli non è (almeno ufficialmente) la metropoli più inquinata d’Italia, è ancora la città con la popolazione di età media più bassa di Italia e con la maggiore percentuale di bambini della media nazionale.

In teoria, quindi, per la bellezza dei luoghi e la salubrità ormai certificata del nostro cibo, a cominciare dalle pummarole, sempre glorificate e super tutelate dal nostro Presidente Vincenzo De Luca, dovremmo essere i minori consumatori di Sanità di tutto il resto d’Italia. Purtroppo non è così e nel miserrimo dibattito elettorale a cui sto assistendo pare che nessuno se ne sia accorto, né tra le migliaia di candidati al Consiglio Comunale che tantomeno tra i sette candidati a sindaco.

Il Presidente De Luca è a mio parere perfettamente consapevole di una situazione epidemiologica così disastrosa e da decenni taciuta alla popolazione (registro tumori Asl 1 fermo al 2013!), se non ci fosse stata la costante azione di corretta informazione da parte di noi Medici dell’Ambiente; è stato assolutamente obbligato a fare “lo sceriffo” per evitare una catastrofe sanitaria anche con il Covid-19, che sarebbe stata certamente ben peggiore della Lombardia, visti i tragici dati di partenza!

Dispiace che tanto benemerito impegno venga svilito dal tentativo egualmente continuo e costante di sottostimare e silenziare la gravissima situazione sanitaria di base in Terra dei Fuochi campana (Napoli e Caserta) dovuta a un eccesso di mancati controlli sulle ordinarie attività manifatturiere, che in Campania raggiungono, e quindi uccidono, per circa il 47% di tutte le attività manifatturiere.

Andrebbe ben chiarito a tutti, politici e popolazione, che non esiste la cosiddetta “evasione di sopravvivenza”, così amata soprattutto dai leghisti del nord oltre che dai napoletani! L’evasione fiscale di tutte le attività manifatturiere è sempre assassina in qualche parte del mondo, specie oggi che la sola Lombardia si illude di poter gestire, senza tracciabilità certificata, non meno di 50 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti speciali e urbani solo nel proprio territorio (tutti i rifiuti urbani di Italia fanno 29 milioni di tonnellate all’anno!).

Provo un dolore infinito, dal momento che sono stato tra gli ultimi e più fedeli allievi di maestri ineguagliabili sul piano delle Virtù civili oltre che culturali, come l’Avvocato Gerardo Marotta, e mi colpisce nel profondo del cuore – nel totale silenzio ignorante da parte di tutti, con dati così gravi sulla salute pubblica a Napoli – dover prendere atto che gli “intellettuali” napoletani di oggi, mentre maturava negli anni a Napoli un disastro sanitario e ambientale paragonabile quindi solo alla prima ondata di Covid-19 in Lombardia, si siano impegnati allo spasimo solo per ritardare l’apertura delle griglie di aereazione della metropolitana a piazza Plebiscito, e facciano convegni “culturali” con i vetero-responsabili di tanto disastro sanitario e oggi ancora in corsa per una, spero impossibile, rielezione.

Chi rientra in questi giorni di pandemia da una visita a Parigi, mi racconta che in quella capitale, colpita dal Covid molto più di Napoli, le dodici linee di metropolitana funzionano perfettamente e hanno le fermate proprio sotto i loro monumenti più antichi (Notre Dame-Le Chatelet; Rue de Rivoli-Louvre). Tutte e dodici le linee, certamente con le stazioni meno belle delle nostre, hanno una attesa media che non supera i 5 minuti tra un treno e l’altro, rendendo di fatto impossibile il potersi realizzare di alcun tipo di assembramento per tutte le ore di funzionamento della metro. Ovviamente tutti con mascherine e green pass in tasca. “Vedi Napoli e poi muori”: che significa oggi?

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