Sulla carta c'è una differenza importante tra le due squadre: giocare ad Anfield non è certo una passeggiata, eppure i rossoneri si mostrano all'altezza tenendo impegnati fino all'ultimo secondo Salah, Manè e una squadra che la Champions l'ha vinta di recente ed è tra le favorite per rivincerla. Insomma: il Diavolo c'è, di nuovo, e aggiunge che lì, in Champions, può stare a pieno titolo.
Dura un tempo il sogno del Milan, che perde 3 a 2 ad Anfield col Liverpool, dopo essere passato anche in vantaggio nella serata del ritorno in Champions. E doveva esserci il Liverpool di fronte, doveva essere Anfield lo stadio. Sì, un “this must be the place” perfetto. I reds perché la storia recente, o almeno più recente, del Diavolo in Champions è una sfida in particolare: quella con gli inglesi appunto. Enormi delusioni, come ad Istanbul, squisite nemesi come ad Atene: sempre in finale, peraltro gli unici due precedenti tra le due squadre. E allora è giusto che per il ritorno in Champions dei rossoneri dopo 7 anni, dopo il 2014, con un’era geologica e due proprietà alle spalle, fosse proprio la partita di Anfield. E il Liverpool-Milan che ne viene fuori non tradisce le attese: i padroni di casa danno subito l’assaggio proustiano di cosa sia la Champions ai milanisti, facendo capire agli uomini di Pioli che da quelle parti nelle serate infrasettimanali non si scherza. Lo fanno nel modo a loro più consono, alzando i ritmi all’inverosimile e prendendo comando assoluto del campo. Il Milan va in difficoltà e becca il primo gol dopo 9 minuti: Alexander Arnold va dentro e tira, la deviazione di Tomori mette fuori causa Maignan. E i rossoneri potrebbero capitolare subito dopo con il rigore assegnato dall’arbitro per un mani di Bennacer su Robertson, ma Maignan è super: para il tiro dal dischetto di Salah e sventa il possibile tap-in di Diogo Jota.
Sembrerebbe non esserci partita: ma è la Champions. Ed il Milan è il Milan. Detta così si ridurrebbe però a mera suggestione: il Diavolo non è la squadra zeppa di campioni che perdeva incredibilmente a Istanbul e vinceva ad Atene, ma ha un allenatore bravo, che studia molto bene le partite e giovani affamati. E così Brahim Diaz, Saelemaekers e Leao si bevono le linee aggressive di Klopp e confezionano un assist perfetto per l’uomo più in forma del Milan, Ante Rebic, che regala il pareggio agli uomini di Pioli. Ed è ancora più bella l’azione che al ’44 ammutolisce Anfield, con Brahim Diaz che segna e lascia che il Milan chiuda, incredibilmente, in vantaggio il primo tempo. Il Liverpool però ha qualcosa in più: la riprende subito col solito Salah, poi si riprende il campo e infine il vantaggio con il capitano Jordan Henderson che spara un siluro da fuori area nell’angolino. I reds abbassano i ritmi perché il Milan c’è ed è pericoloso e trascorrono gli ultimi minuti a difendere i tre punti, importantissimi in un girone difficile con Atletico Madrid (l’ultima squadra incontrata dal Milan in Champions) e Porto.
Nel Milan entra anche Daniel Maldini nel finale, chiaramente al debutto: non aveva neppure 6 anni quando il papà alzava la coppa, dopo l’ultimo Liverpool-Milan.
E no: alla fine il sogno non si avvera per i rossoneri, che perdono la gara del ritorno in Champions. Ma è una sconfitta che in fin dei conti non fa così male: sulla carta c’è una differenza importante tra le due squadre, giocare ad Anfield non è certo una passeggiata, eppure i rossoneri si mostrano all’altezza tenendo impegnati fino all’ultimo secondo Salah, Manè e una squadra che la Champions l’ha vinta di recente ed è tra le favorite per rivincerla. Insomma: il Milan c’è, di nuovo, e nella serata di Anfield aggiunge che lì, in Champions, può stare a pieno titolo.