Arriva domani in Aula al Senato il disegno di legge delega sulla riforma del processo civile della ministra Marta Cartabia, che – insieme a quello sul processo penale e a quello sul Csm e l’ordinamento giudiziario – compone il pacchetto di interventi sulla giustizia a cui l’Unione europea subordina l’erogazione di 2,3 miliardi di fondi per la ripresa. Martedì la Commissione Giustizia ha licenziato la versione emendata dal Governo del testo base, presentato dall’ex ministro Alfonso Bonafede, votando il mandato alla relatrice Fiammetta Modena (Forza Italia). Con tutta probabilità la riforma sarà votata la prossima settimana con la questione di fiducia, per stringere i tempi in vista dell’approdo a palazzo Madama del ddl sul processo penale, già approvato dalla Camera.
Obiettivo: ridurre i tempi del 40% in cinque anni – Sul fronte della giustizia civile, infatti, le tensioni e le differenze ideologiche tra partite sono più attenuate. L’impegno preso con Bruxelles è di ridurre del 40% in cinque anni la durata dei giudizi, che al momento si assesta intorno ai sette anni. Lo scopo dichiarato del provvedimento è “realizzare una razionalizzazione delle materie e un efficientamento dei servizi, allo scopo di rendere i riti più snelli e veloci, mediante un intervento sistematico sul corpo normativo delle disposizioni che regolano attualmente lo svolgimento dei processi in materia civile con l’obiettivo di semplificare le procedure improntandole a criteri di maggiore celerità ed efficienza”.
Incentivi alla risoluzione alternativa delle cause – Con che strumenti? Innanzitutto la drastica riduzione dei riti speciali e l’abrogazione del procedimento sommario di cognizione, sostituito dal rito ordinario davanti al tribunale in composizione monocratica. Si prevedono anche incentivi alla risoluzione alternativa delle cause attraverso mediazione e negoziazione assistita, tra cui forme di credito di imposta (la possibilità di detrarre dalle tasse le spese legali necessarie), nonché il gratuito patrocinio a spese dello Stato. Il tentativo di mediazione diventerà obbligatorio anche per le cause in materia contrattuale, quando le parti sono legate da rapporti stabili. La riforma prevede anche appositi percorsi di formazione per i mediatori.
Il nuovo Tribunale per minorenni e famiglia – Grazie a un emendamento bipartisan votato in Commissione, inoltre, viene istituito un nuovo “Tribunale delle persone, dei minorenni e della famiglia” che unifica in una sola struttura le competenze (anche penali e di sorveglianza) ora affidate ai Tribunali per i minorenni e alle sezioni famiglia dei Tribunali ordinari. Le materie di cui si occuperà il nuovo organo andranno dai reati commessi da minori alle adozioni, fino alle separazioni e ai divorzi, alla protezione per i minori abusati e alla responsabilità genitoriale. Anche il rito diventerà unico, mentre ora paradossalmente esistono due procedimenti diversi a seconda che i figli di cui si “discute” siano nati o meno all’interno di un matrimonio.
Csm: parere positivo con alcune criticità – Sul progetto di riforma ha approvato il proprio parere anche il Consiglio superiore della magistratura, che “accoglie complessivamente in modo positivo le misure”, ma “segnala alcuni profili critici, a cominciare dall’assunzione solo temporanea e non stabile di coloro che andranno a comporre l’Ufficio per il processo (più di 8mila centinaia di ausiliari dei magistrati che verranno assunti per concorso, ndr)”. Il Csm approva l’istituzione del nuovo Tribunale della famiglia, “ma evidenzia la necessità di continuare ad avvalersi, anche in sede decisoria, delle competenze dei giudici onorari attualmente incardinati presso gli uffici giudiziari minorili, non relegandoli a evadere meri compiti ausiliari e di supporto al giudice professionale, all’interno dell’Ufficio per il processo”.