La “doppia transizione, verde e digitale“, è “un’impresa dalla quale scaturirà un’Unione alla cui base sarà la sovranità condivisa“. Ecco il cuore del messaggio che Sergio Mattarella ha rivolto ai propri omologhi al 15° vertice di Arraiolos, che riunisce una volta l’anno in via informale i presidenti dei 13 Stati membri dell’Ue a sistema parlamentare o semipresidenziale. Proprio la condivisione, secondo il capo dello Stato, è “l’unica strada per salvare e mantenere le nostre sovranità senza che divengano, se isolate, illusorie. Next Generation – afferma – non è soltanto un piano di resilienza e ripresa ma un programma a lungo termine. Si tratta di costruire il nostro futuro. Next Generation è la strategia, il percorso per realizzarlo è l’autonomia dell’Unione“, spiega, anche perché “per dar vita a questa prospettiva vi sarà bisogno di investimenti considerevoli, sia nel settore industriale sia nella riqualificazione della forza lavoro, investimenti che nessun Paese da solo può porre in campo”.
Per tracciare il futuro dell’integrazione europea Mattarella si è affidato a una metafora: “Nessuna costruzione – dice – può sopravvivere mantenendo a lungo strutture edificate con grandi lacune: queste ultime trascinerebbero nel vuoto anche le parti costruite. Credo che si possa dire che l’Unione non può restare nelle attuali condizioni: o si completa il suo edificio o si rischia che venga meno, con tutto ciò che ci ha consegnato, di pace, di diritti, di prosperità. Questa esigenza richiama anche la definizione di una politica estera comune e lo sviluppo congiunto di capacità nel settore di sicurezza e difesa”, avverte.
Un’esigenza, questa, resa più che mai attuale dalle vicende recenti. “Non possiamo ignorare che il mondo – e il nostro vicinato – è attraversato da gravi tensioni. Nelle ultime settimane abbiamo assistito al precipitare della situazione in Afghanistan. Ancor più vicino a noi le crisi non si placano: dalla Siria al Mediterraneo Orientale, dall’irrisolta questione ucraina alla allarmante situazione in Bielorussia. Tutto ciò ci pone di fronte a scelte che riguardano tanto la dimensione interna quanto quella esterna dell’Unione Europea”. È quindi necessario “riflettere su quali sono gli interessi condivisi dell’Unione e cosa occorre per tutelarli, per conseguire una effettiva autonomia strategica“. Il caso Afghanistan, infatti, “ha plasticamente raffigurato una Unione incompleta che ha bisogno ineludibile di costruire – e aggiungo rapidamente – una propria autonoma credibilità nell’ambito delle relazioni internazionali”, ha detto il presidente della Repubblica.
“È ineludibile, quindi – ha concluso – definire quella che è stata chiamata la “bussola strategica” per fare dell’Europa un attore protagonista e non un comprimario nella comunità internazionale, delineando una prospettiva strategica nell’ambito della cui cornice si inquadra la politica di sicurezza. Anche in questa visione – precisa – l’Unione si pone in piena complementarietà con la Nato, rafforzando il suo ruolo di produttore di sicurezza. Accrescere le nostre capacità, fare dell’Unione un attore più credibile è importante per l’Europa e, vorrei aggiungere, lo è anche per gli Stati Uniti, in un mondo sempre più caratterizzato dal protagonismo di grandi soggetti internazionali. La presenza efficace, tra questi, dell’Unione Europea rafforza il rapporto transatlantico anche nel dialogo con gli altri interlocutori. Noi europei – ha aggiunto – conosciamo bene i vantaggi della cooperazione e l’Unione deve avvertire la responsabilità di essere protagonista dello sviluppo di un sistema internazionale basato nuovamente sul metodo multilaterale, con regole condivise rispettate da tutti”.