La struttura, secondo i firmatari, non è sostenibile da un punto di vista ambientale e costa troppo. Fra i punti elencati - cinque in tutto - la demolizione del borgo antico di Ca’ Litomarino, lungo il fiume Dese, che conta 23 abitazioni risalenti all'Ottocento
Si può realizzare un tunnel ferroviario per l’Alta Velocità a 12 metri di profondità, nella gronda lagunare, in un terreno molle e insidioso, per portare i treni da Mestre all’Aeroporto Marco Polo di Venezia? Si può costruire una stazione sotterranea, con fondamenta che dovrebbero arrivare a 35 metri sotto il livello del mare, realizzando anche due dighe per impedire all’acqua di invaderla? Queste sono soltanto due delle molte domande che una quindicina di associazioni veneziane hanno inviato attraverso una lettera al presidente del consiglio Mario Draghi, ai ministri competenti e agli organi parlamentari. Chiedono al consiglio dei ministri di bloccare un progetto da 425 milioni di euro che sarebbe la premessa di un disastro ecologico per il quale l’Unesco ha già messo sull’avviso l’Italia.
Qualcosa a Roma si è mosso perché quel progetto sarà esaminato dal consiglio dei ministri con qualche modifica. Niente stazione dell’Alta Velocità al Marco Polo, ma un treno-navetta con Venezia e Mestre. Il che non eviterebbe però le molte criticità dell’opera. A luglio il Cipess aveva rimandato a Palazzo Chigi la patata bollente, visto che il ministro delle Infrastrutture si era espresso favorevolmente, mentre il ministero per i Beni culturali si era detto contrario. Il “Progetto definitivo” di collegamento ferroviario è un’opera ambiziosissima, ma trova l’opposizione di associazioni come Italia Nostra, Medicina Democratica e Movimento dei consumatori, nonché di comitati di cittadini e di zone della terraferma veneziana. Una soluzione del problema di collegamento con il “Marco Polo” è attesa da decenni, visto che finora si usano autobus, taxi, auto private o mezzi acquei, con inquinamento stradale e lagunare. Basti pensare che nel 2019 per gli abitati di Campalto e Tessere sono transitati 8 milioni di veicoli.
La contestazione del progetto contenuta nell’appello a Draghi è radicale. È previsto un tratto di circa 8 chilometri che si dirama dalla linea Mestre-Trieste. È costituito nella prima parte da un doppio binario che correrebbe a fianco della Bretella Autostradale A27 (quella su cui furono pagate le tangenti a Democrazia Cristiana e Partito Socialista ai tempi di Mani Pulite). In vicinanza dell’aeroporto, e all’interno del sito Unesco di “Venezia e la sua Laguna” il binario diventerebbe singolo e sotterraneo, con conformazione “a cappio”.
Cinque i punti di attacco delle associazioni ambientaliste: Il primo: “Di certo 4 chilometri di tunnel a 12 metri di profondità in ambito Unesco possono definirsi ‘progetto non sostenibile’, tenuto conto anche che l’opera viene realizzata in una zona geomorfologica delicatissima, ricca di paleo alvei di fiumi e in stretta relazione idrogeologica con la Laguna Nord di Venezia”. C’è il rischio di un “abbassamento artificiale del livello delle falde che rischia di richiamare acqua salmastra dal sistema acquifero costiero con avanzamento verso terra del cuneo salino”. Anche se la stazione Alta Velocità in aeroporto venisse accantonata, rimarrebbe la costruzione del tunnel, con cementificazione ai margini della laguna.
Il secondo punto denuncia “la totale demolizione del borgo antico di Ca’ Litomarino, lungo il fiume Dese, tipico esempio di architettura rurale tradizionale dei territori di bonifica riportato nella mappe catastali storiche già nel 1920. Il borgo è incastonato fra le anse di uno dei più bei fiumi di risorgiva della pianura veneta”. Comprende 23 abitazioni la cui costruzione risale all’Ottocento. L’abbattimento rimane anche nel nuovo progetto.
Terzo punto critico. Il riferimento alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, che beneficerebbero del collegamento ferroviario, secondo Italia Nostra e le altre associazioni “costituisce una vera e propria fake-news”. Infatti, “nel 2026 esisterà solo l’attuale via di collegamento ferroviario Venezia- Calalzo di Cadore con poi bus di RFI integrativo fino a Cortina: è un totale di 4 ore di viaggio per 150 km !)”. Infatti il “treno delle Dolomiti” da Venezia a Cortina (ammesso che lo si faccia) non entrerà in funzione prima del 2036.
Quarto punto dolente, i costi. Esiste già un progetto “con tracciato ad asta e stazione ‘di testa’ che nel 2005 aveva ottenuto il parere favorevole della Via Regionale e delibera Cipe. Il preventivo di spesa totale era di 224 milioni di euro, aumentabile fino a un massimo di 309 milioni. La nuova proposta raddoppia la spesa (425 milioni). “È un progetto faraonico, costosissimo, altamente impattante l’ambiente e che compromette la qualità della vita di migliaia di cittadini”. Si tratta di vedere ora, senza Alta Velocità e stazione sotterranea, come si modificherà questa voce, nella versione che sarà esaminata dal governo.
Ultimo elemento, la Valutazione di impatto ambientale. “Il progetto di collegamento ‘a cappio’ si inserisce nel sistema ferroviario a lunga percorrenza e Alta Velocità. Come tale deve essere sottoposto a Via nazionale, mentre è stato ‘declassato’ e sottoposto ad una illegittima Via Regionale, che impone prescrizioni e compensazioni ambientali irrisorie”.
La proposta alternativa alla stazione dell’Alta Velocità sotto l’aeroporto è quella di una stazione di testa in superficie (come avviene in tanti aeroporti italiani) prevista dal primo progetto, a doppio binario, per utilizzare una semplice navetta Venezia-Mestre-Aeroporto. In qualche modo gli ambientalisti hanno fatto breccia nel governo (che però insiste su un progetto “a cappio”), ma non si accontentano. Italia Nostra: “Chiediamo di essere ascoltati dal governo per illustrare l’alternativa e abbiamo provveduto noi a informare l’Unesco, visto che l’opera insiste su uno dei siti patrimonio dell’umanità”.