Poco più di tre milioni di euro Arpa Lombardia, oltre cinque milioni Arpa Piemonte, più di due milioni Arpa Veneto e oltre sei milioni e mezzo di euro Arpa Emilia Romagna. Sono le somme che queste agenzie regionali per la protezione dell’ambiente hanno incassato, dal 2017, e messo a bilancio nel rendiconto del 2020. Cifre derivate da sanzioni accertate e prescritte dalle stesse Arpa per reati ambientali meno gravi da cui non derivino danni o pericoli concreti e attuali di danno alle risorse ambientali, urbanistiche o paesaggistiche protette. Ma somme che le Arpa non possono utilizzare perché nel dispositivo normativo, la Legge n. 68 del 22 maggio 2015, “non è specificato – spiega il consigliere regionale lombardo del M5S, Andrea Fiasconaro, che lo scorso luglio ha risollevato la questione in consiglio regionale attraverso una specifica mozione – quale sia l’ente titolato a incassare la sanzione pecuniaria né, tantomeno, chi possa utilizzare queste somme e come possa farlo”.

In mancanza di precise indicazioni normative e procedurali circa l’ente cui versare le somme “si è ritenuto necessario – scrive il consigliere regionale lombardo nella mozione 550 – che fossero le medesime Arpa a incamerarle provvisoriamente, sia al fine di dare certezza al contravventore circa le modalità di pagamento, sia di facilitare, almeno in prima applicazione della norma, la verifica dell’avvenuto pagamento da parte delle stesse Agenzie“. Pertanto le somme incassate per le sanzioni di reati ambientali previsti dalla legge vengono accantonate a ogni esercizio nell’avanzo vincolato di parte corrente nei bilanci delle Arpa regionali, nell’attesa che si arrivi a un chiarimento normativo in grado di sbloccare la situazione. Una situazione che lo stesso Fiasconaro definisce “paradossale – prosegue – perché, per quanto riguarda Arpa Lombardia, ci troviamo di fronte a una somma importante di 3.070.194 euro – destinati a diventare 4 milioni di euro entro la fine del 2021 se si manterrà il trend di incasso di circa 1 milione di euro l’anno – che non possono essere spesi dall’Agenzia”. Eppure quest’ultima saprebbe come utilizzarli: “Uno dei maggiori problemi riscontrati nell’ambito del controllo ambientale – spiega ancora il consigliere regionale del M5S – riguarda l’insufficienza di risorse disponibili e vincolate destinate al controllo. Ecco, in tal senso queste risorse accantonate sarebbero utilissime alle Arpa, e in particolare ad Arpa Lombardia sul cui caso mi sono concentrato, che potrebbe avere a disposizione risorse fondamentali come mezzi e personale per aumentare e rafforzare i controlli contrastando, così, anche la criminalità ambientale”.

Sono sempre più numerose a livello locale, a detta del consigliere pentastellato, le richieste di controlli e monitoraggi ambientali da parte di sindaci, a loro volta sollecitati anche dai cittadini. “Richieste che – prosegue Fiasconaro – spesso hanno tempi lunghissimi di evasione per mancanza di uomini e mezzi”. La discussione attivatasi a livello regionale, nel consiglio dello scorso 6 luglio, ha fatto registrare un’ampia convergenza sul tema posto da Fiasconaro e sulla necessità di sbloccare al più presto questa situazione, per le ragioni già esposte. In particolare, nel corso del suo intervento in consiglio regionale in replica alla mozione posta dai Cinquestelle, l’assessore regionale all’ambiente, Raffaele Cattaneo, ha spiegato come da parte sua “Regione Lombardia abbia già fatto tutto quanto potesse fare”. Nel dettaglio, l’assessore ha specificato come l’impasse creatasi possa essere sbloccata soltanto da un intervento normativo a livello governativo e ministeriale: “Il problema posto dalla mozione – ha detto Cattaneo nel corso del suo intervento in Consiglio Regionale – è reale e condivisibile, noto al mio assessorato fin dal 2019. Avrebbe senso che le somme incamerate dall’Arpa fossero utilizzate da Arpa stessa, ma la Legge 68 del 2015 non dà indicazioni su questo punto. Si tratta di una mancanza normativa da risolvere a livello nazionale. Certo sono cifre importanti che potrebbero essere molto utili per interventi di controllo e monitoraggio che, spesso, non sappiamo come finanziare”.

Cattaneo ha poi ripercorso le attività messe in atto dal suo assessorato per cercare di risolvere la situazione di stallo creatasi. L’assessore ha spiegato come il problema sia stato affrontato all’interno del Comitato d’indirizzo di Arpa Lombardia, presieduto dallo stesso assessore, con l’assessore al welfare lombardo e i rappresentanti delle imprese locali e del mondo ambientalista: “In quella sede – ha detto Cattaneo – è stato dato mandato ad Arpa di segnalare la questione alle altre Arpa e AssoArpa ha svolto approfondimenti sul tema arrivando a produrre un ‘position paper‘ portato poi a un incontro tecnico della conferenza Stato-Regioni”. Da lì è partita un’iniziativa per sollevare a governo e parlamento la necessità della modifica normativa per sbloccare quei fondi. “Io stesso – ha proseguito l’assessore all’ambiente – avevo segnalato la questione all’allora ministro dell’Ambiente, Costa. Assoarpa aveva presentato la proposta da inserire nel decreto clima, ma in sede di conversione del decreto la proposta non è stata recepita. Nel 2020 è stato fatto un altro tentativo insieme al sistema nazionale di protezione ambientale che ha mandato un documento al ministero dell’ambiente, ma anche in questo caso non è stato risolto nulla”. L’azione per sbloccare l’impasse non si è fermata e il Consiglio regionale, dopo la discussione dello scorso luglio sul tema posto dalla mozione di Fiasconaro, sembra remare nella stessa direzione.

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