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Barbara Palombelli replica ma non si scusa: “L’incomprensione che acceca ci pone interrogativi”. Amnesty interviene

"Quando un uomo o una donna (ieri a Forum era la protagonista donna ad esercitare violenza sul coniuge) non controllano la rabbia dobbiamo interrogarci. Stabilire ruoli ed emettere condanne senza conoscere i fatti si può fare nei comizi o sulle pagine dei social, non in tribunale", le parole su Facebook della conduttrice. "Chiediamo le pubbliche scuse, che non bastano certo, di chi ha messo sullo stesso piano le donne morte per mano maschile e il presunto atteggiamento 'esasperante e aggressivo' di chi oggi non c'è più...", commenta Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, la rete nazionale dei centri antiviolenza

di F. Q.

Una frase inaudita quella detta da Barbara Palombelli a Forum per ‘presentare un caso’: “Qui parliamo della rabbia tra marito e moglie. Come sapete, negli ultimi sette giorni ci sono stati sette delitti. Sette donne uccise, presumibilmente da sette uomini. Questo soltanto per dire l’ultima settimana. A volte però è lecito anche domandarsi: questi uomini erano completamente di testa, completamente obnubilati, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo anche dall’altra parte? È una domanda, dobbiamo farcela per forza, perché dobbiamo, in questa sede soprattutto che è un tribunale, esaminare tutte le ipotesi”.

Ora la conduttrice replica all’ondata di polemiche scoppiate in seguito alla diffusione sui social del video della puntata del programma di ieri 16 settembre, in cui fa questa inammissibile presentazione. Ma non chiede scusa: “La violenza familiare, il crescendo di aggressività che prende il posto dell’amore, l’incomprensione che acceca e rende assassini richiedono indagini accurate e ci pongono di fronte a tanti interrogativi – scrive in un post sul profilo Facebook Barbara Palombelli Rutelli – Quando un uomo o una donna (ieri a Forum era la protagonista donna ad esercitare violenza sul coniuge) non controllano la rabbia dobbiamo interrogarci. Stabilire ruoli ed emettere condanne senza conoscere i fatti si può fare nei comizi o sulle pagine dei social, non in tribunale. E anche in un’aula televisiva si ha il dovere di guardare la realtà da tutte le angolazioni”.

Una toppa addirittura peggiore del già gigantesco buco. E le reazioni alla puntata di Forum sono state durissime. “Quando i mezzi di comunicazione sostengono che un femminicidio possa essere l’effetto del comportamento delle vittima, siamo nel pieno del victim blaming, che è proprio una delle cause dei femminicidi e della mancanza di sanzioni e leggi adeguate”: le parole su Twitter Amnesty International Italia, usando l’hashtag Palombelli che è primo tra gli argomenti più discussi. Anche Lia Quartapalle del Pd adopera toni duri: “Come si fa a dire che se una donna viene assassinata dal partner forse è anche a causa sua? La frase di Palombelli è uno sfregio alle donne che cercano la forza di denunciare è una offesa a chi si impegna ogni giorno contro la violenza di genere. Palombelli si scusi”. Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, la rete nazionale dei centri antiviolenza, commenta: “Chiediamo le pubbliche scuse, che non bastano certo, di chi ha messo sullo stesso piano le donne morte per mano maschile e il presunto atteggiamento ‘esasperante e aggressivo’ di chi oggi non c’è più. Mentre si discute di inserire la violenza di genere tra le nuove aree di criminalità elencate nel trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, ci troviamo a contrastare con forza in Italia un pensiero che offende e lede la dignità di tutte le donne”. E conclude: “Non è accettabile che passi in silenzio il messaggio che a provocare la morte delle donne per mano maschile sia ‘altro’. Niente e nulla può giustificare la violenza alle donne. Di questo bisogna che tutte e tutti siano consapevoli”. E il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio “condanna le gravi parole di Barbara Palombelli sulla recrudescenza dei casi di femminicidio che costituiscono un’offesa non solo alla dignità di tutte le donne che subiscono violenza, ma trasgrediscono lo spirito delle regole deontologiche che ogni iscritto all’Albo dei giornalisti è tenuto a rispettare”.

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