“Con l’accordo di Parigi ci siamo impegnati a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. La maggior parte dei nostri Paesi ha rinnovato questo impegno nelle recenti riunioni del G20. Tuttavia, dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi: stiamo venendo meno a questa promessa. Se continuiamo con le politiche attuali, raggiungeremo quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo”, con “conseguenze catastrofiche”. L’allarme arriva dal presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto con un videomessaggio al Major Economies Forum on Energy and Climate (Mef) tra i rappresentanti delle 17 maggiori economie mondiali, responsabili dell’80% delle emissioni del pianeta. Il premier ha ricordato l’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo Onu sui cambiamenti climatici (Ipcc), secondo cui per raggiungere gli obiettivi “dobbiamo realizzare riduzioni immediate, rapide e significative delle emissioni. Non possiamo semplicemente contare sugli altri: dobbiamo tutti fare la nostra parte. In ambito Ue, abbiamo fissato obiettivi ambiziosi: dobbiamo onorare gli impegni presi in materia di clima e, in alcuni casi, essere pronti a prenderne di più audaci”, avverte.

“Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già molto chiari. Negli ultimi cinquant’anni, il numero di disastri legati ad eventi meteorologici si è quintuplicato. Gli incendi stanno divorando le foreste, dalla California all’Australia. E dalla Germania alla Cina, stiamo assistendo a inondazioni sempre più devastanti. L’Italia sta fronteggiando l’innalzamento del livello del mare a Venezia e lo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi”, ha detto Draghi al Forum. “Gravi carenze idriche e siccità sono fenomeni sempre più frequenti e colpiscono in maniera sproporzionata alcuni paesi tra i più poveri del mondo, ad esempio in Africa”. Per questo, dice, “dobbiamo muoverci velocemente e intraprendere una trasformazione radicale delle nostre economie in un tempo molto breve. L’ambizione è importante, ma ci sono costi significativi che dobbiamo coprire. Dobbiamo sederci insieme e ragionare molto attentamente a livello europeo. Nessuno di noi è disposto ad aumentare il costo sociale di questa transizione, ma allo stesso tempo nessuno di noi è disposto a ignorare le conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici”.

Parole che richiamano il dibattito aperto in Italia dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, che ha attribuito proprio al passaggio alle nuove fonti di energia i rincari nei costi delle bollette previsti per l’autunno. Nei giorni successivi Draghi ha invece assicurato che il costo della transizione non sarà fatto gravare su cittadini e imprese, che “lo Stato dev’essere pronto ad aiutare”. In serata il premier è tornato a esprimersi sull’argomento nelle dichiarazioni congiunte del vertice Eumed di Atene tra i capi di governo dei Paesi mediterranei: “L’esperienza che abbiamo vissuto con gli incendi in Turchia è forse la lezione migliore per procedere nella lotta al cambiamento climatico. È necessaria un’azione convinta e determinata. La trasformazione è gigantesca, e non c’è tempo, non c’è possbilità di dilazionare perché i costi che i nostri cittadini subirebbero sarebbero immensi. Da un lato siamo determinati a percorrere questa transizione, dall’altro siamo determinati a proteggere, specialmente i più deboli, dai costi sociali che, come abbiamo visto ora con l’aumento delle bollette, potrebbero essere veramente significativi”. “Gli studi sul clima e gli eventi recenti mostrano che la regione del Mediterraneo è a rischio. Stiamo rafforzando la protezione civile dell’Ue, aiutando nella ricostruzione e investendo con Next Generation Eu. All’EuMed9 ho sottolineato: insieme e con il green deal europeo possiamo rendere la regione leader nelle soluzioni climatiche“, scrive su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Al Mef è intervenuto anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha lanciato l’allarme più preoccupante: “Il mondo è su un percorso catastrofico, verso 2,7 gradi di riscaldamento globale. C’è un alto rischio di fallimento della Cop26. È chiaro che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, abbiamo bisogno di più ambizione in materia finanziaria, di adattamento e mitigazione”, ha detto. “I Paesi sviluppati devono mantenere l’impegno di mobilitare 100 miliardi di dollari l’anno per sostenere l’azione per il clima nelle nazioni in via di sviluppo”, ha aggiunto, sottolineando che il rapporto annuale dell’Ocse rivela un gap di almeno 20 miliardi di dollari. “La lotta al cambiamento climatico avrà successo solo se tutti in questa stanza si uniranno per promuovere più ambizione, più cooperazione e più credibilità. Il mondo richiede che tutti noi, ma essenzialmente voi, in quanto principali economie del mondo, agiate immediatamente per condurci verso un futuro sostenibile”.

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