Cronaca

Covid, in Sicilia numeri ancora nel caos con i morti “spalmati”: nei dati comunicati a Roma ci sono regolarmente vittime defunte in giorni e mesi precedenti

In Regione la gestione dei dati del coronavirus è ancora poco lineare. Basta osservare le tabelle dei dati aggregati del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità per rendersi conto che l'isola è praticamente l’unica Regione d’Italia a dovere specificare che i numeri riferiti quel giorno riguardano persone morte di fatto in altre date. E lo fa quasi quotidianamente. Non si tratta di variazioni minime ma di differenze che arrivano fino a 22 morti. E in un caso si dichiara persino un morto del futuro

Spalmati” in più giorni, anche a distanza di mesi. Succede ancora e sempre in Sicilia, dove il numero dei morti di Covid viene comunicato dalla Regione all’Istituto superiore di sanità in ritardo o addirittura in anticipo: in un giorno vengono registrate le morti dei giorni precedenti o addirittura del mese precedente. E in un caso perfino di giorni successivi: secondo quanto riportato nelle tabelle dei dati aggregati del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, in Sicilia hanno registrato una vittima il 15 settembe che però – come si spiega nelle note a piè di pagina – è deceduta il 22 settembre, sette giorni dopo. Si tratta, chiaramente, di un refuso che però contribuisce ad abbassare drasticamente la percentuale di attendibilità dei dati trasmessi dalla Sicilia a Roma.

Soprattutto dopo l’inchiesta, resa nota lo scorso 30 marzo, che aveva svelato più di un’anomalia nella comunicazione dei numeri relativi al Covid da parte della Regione siciliana. Un’indagine della procura di Trapani, poi passata a quella di Palermo, che ha messo sotto accusa l’assessore alla Sanità e alcuni dirigenti regionali: secondo gli inquirenti i dati su morti e contagiati erano stati modificati per evitare la zona rossa. Una dirigente, un funzionario e un dipendente finirono agli arresti domiciliari. E dopo le rivelazioni delle intercettazioni, la prima testa a cadere fu quella dell’assessore alla Salute, Ruggero Razza, che si dimise il giorno stesso, benché solo indagato. Parlando dei numeri alti dei morti per coronavirus, l’assessore diceva a una dirigente: “Spalmiamoli un poco…”. Quell’intercettazione era esemplificativa delle accuse mosse dai pm ai vertici della sanità siciliana. A tre mesi dalle dimissioni, in ogni caso, il governatore Nello Musumeci ha deciso di piazzare nuovamente Razza al suo posto. E’ stata confermata, invece, la sospensione di Maria Letizia Di Liberti, cioè la dirigente intercettata con l’assessore. Al suo posto, a capo dell’osservatorio epidemiologico, il 12 agosto scorso è stato nominato Francesco Bevere, dirigente del ministero della Salute ed ex direttore dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Una nomina romana, dunque, “praticamente un commissariamento” come la definiscono i più maligni, vista l’ormai scarsa credibilità dell’Isola nella gestione dell’epidemia. Anche perché nel frattempo la Sicilia è diventata la prima regione d’Italia a tornare in zona gialla.

Nonostante tutto, però, i numeri relativi al Covid, continuano a essere tutt’altro che lineari. Un esempio? Osservando i dati dei deceduti dal 6 al 16 settembre si può facilmente notare come la Sicilia sia praticamente l’unica Regione d’Italia a dovere specificare che i numeri riferiti per quel giorno riguardano persone morte di fatto in altre date. Lo fanno anche altre regioni ma per pochi casi e non quotidianamente. La Campania, per esempio, il 14 settembre comunica un morto di marzo, il Lazio il 15 settembre ne comunica 3 di agosto: entrambe le regioni, però, non inviano quotidianamente numeri che si riferiscono a date precedenti come invece succede per la Sicilia. Per accorgersene bisogna puntare la lente d’ingrandimento sulle note a piè di pagina della scheda che aggrega i dati del Ministero e dell’Istituto superiore di sanità: è lì che si legge quasi ogni quotidianamente che “la Regione Sicilia comunica che i decessi comunicati in data odierna sono riferiti ai seguenti giorni”.

Non si tratta di variazioni minime ma di differenze che arrivano fino a 22 morti: cioè persone che sono decedute in altre date ma vengono conteggiate quel giorno. Il 16 settembre, per esempio, tra i 20 morti comunicati, solo 5 sono del giorno prima e due risalgono al 16 e al 17 agosto. Sono, invece, 29 i morti conteggiati il 7 settembre, ma quel giorno ne sono morti effettivamente solo 3, in 12 sono, invece, risalgono al 5, in 5 sono morti il 4, in 4 sono morti il 3. Sono 21 i morti comunicati l’8 settembre che però si riferiscono a date diverse dallo stesso giorno e da quello precedente, mentre sono 12 il 9 settembre, 17 il giorno successivo, 17 l’11 settembre, 20 il giorno dopo. Poco importa, forse, perché il dato settimanale non ne risulta invariato, sebbene da calendario si tratti di settimane diverse. Ma la variazione in alcuni casi è comunque molto ampia. Il 9 settembre, per esempio, vengono comunicati 12 morti ma due sono deceduti a luglio: uno il 31 e un altro il 17. Ed è sempre lì, nelle note a piè di pagina, che tra i 28 morti del 15 settembre ne viene conteggiata pure una persona deceduta il 22/09/2021: si tratta per forza di un errore a non voler credere che in Sicilia abbiano cominciato a dichiarare i morti in anticipo. Ma perché la Sicilia continua a comunicare a Roma dati alterati, che si riferiscono a giorni diversi? Contattato al telefono dalfattoquotidiano.it, l’assessore Razza ha preferito non rispondere a questa domanda.