Rimane in vigore la necessità per i viaggiatori anche vaccinati di prenotare un singolo test da fare due giorni dopo l’arrivo sull'isola: test che però, da metà ottobre circa, non dovrà essere più di tipo Pcr, bensì Ltf, vale a dire un lateral flow: un test rapido decisamente meno costoso
Dal 4 ottobre non ci sarà più l’obbligo di test negativo anti Covid alla partenza per tutti coloro che arriveranno o rientreranno in Inghilterra con la certificazione provata di una doppia vaccinazione dai territori che – come l’Italia – erano inseriti nella cosiddetta lista ambra (o arancione) di allerta intermedia. Lista che dal mese prossimo sarà di fatto rottamata. Si allarga anche ai viaggi dall’estero la sequenza di alleggerimenti delle restrizioni nel Regno Unito: Paese che ha superato 80% dell’intera popolazione over 16 e dove i contagi alimentati dalla variante Delta, pur tornati a veleggiare al ritmo di circa 30.000 al giorno su oltre un milione di tamponi eseguiti, restano per ora a livelli d’impatto sui ricoveri (e soprattutto sui morti) largamente inferiori rispetto alle ondate infettive pre-vaccini.
La decisione è stata adottata dal governo del premier Boris Johnson – che dal 19 luglio aveva già revocato gran parte delle precauzioni interne sul fronte della pandemia, incluso l’obbligo d’indossare la mascherina ovunque – nella prima riunione della compagine rinnovata dopo il maxi rimpasto dei giorni scorsi. Ed è stata illustrata in serata dal ministro dei Trasporti, Grant Shapps, il quale ha spiegato come rimanga invece in vigore la necessità per i viaggiatori anche vaccinati di prenotare un singolo test da fare due giorni dopo l’arrivo sull’isola: test che però, da metà ottobre circa, non dovrà essere più di tipo Pcr, bensì Ltf, vale a dire un lateral flow: un test rapiado decisamente meno costoso.
Shapps ha inoltre formalizzato un ulteriore allentamento del sistema a semaforo istituito nel Regno per regolare i viaggi in tempi di coronavirus, secondo quanto sollecitato da tempo dall’industria del turismo e dai vettori aerei in primis; con l’uscita dalla lista rossa delle mete a più elevato rischio d’importazione di varianti del virus – elenco che prevede il divieto di viaggio, salvo rimpatri per i quali si è comunque soggetti a una quarantena a proprie spese in hotel sorvegliati – di 8 delle 62 nazioni (asiatiche, africane e latinoamericane) che ne facevano parte finora: Turchia, Pakistan, Maldive, Egitto, Sri Lanka, Oman, Bangladesh e Kenya.
I cambiamenti introdotti in sostanza cancellano il sistema a semaforo istituito nei mesi scorsi per regolare gli spostamenti in tempi di pandemia, suddividendo i diversi Paesi in due sole categorie: lista rossa o via libera ai viaggi. Sono “cambiamenti proporzionati” alla realtà e “riflettono il nuovo panorama” dei Paesi a più alto tasso di vaccinazione, ha affermato il ministro di Johnson in risposta alle voci critiche che temono un indebolimento dei filtri di controllo in grado di tracciare l’ingresso nel Regno di potenziale varianti. Correzioni di rotta – ha aggiunto – che rendono la normativa “più semplice e trasparente per molti, abbassano i costi a carico di chi viaggia e mirano a dare una spinta all’industria del turismo”: quanto mai necessaria dopo un anno e mezzo di calvario.