Sono stati chiamati a valutare la gestione del reparto di ginecologia e ostetricia dove lavorava la ginecologa di 32 anni scomparsa nel nulla il 4 marzo. Lei stessa scriveva a un amico: "Sono stata lasciata ore da sola in uno stanzino a non fare nulla"
“Richieste di disponibilità inutili. I professionisti non venivano poi utilizzati. La gestione dei turni appare senza logica”. È una delle conclusioni a cui sono arrivati gli ispettori del ministero della Salute, chiamati a valutare la gestione del reparto di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara di Trento e l’operato dell’ormai ex primario Saverio Tateo su cui pende la richiesta di licenziamento proposta dalla commissione disciplinare dell’azienda sanitaria provinciale e su cui dovrà esprimersi il Comitato dei garanti. Il lavoro degli ispettori è stato guidato dal medico Maria Grazia Laganà. Secondo quanto riferito dai colleghi, all’interno del reparto si verificavano “episodi di mobbing e di ostruzionismo sul lavoro” e il primario si rivolgeva ai colleghi insultandoli davanti ai pazienti ed escludendoli dalle sale operatorie “con un’evidente mortificazione per i professionisti”. Il documento fa riferimento anche agli straordinari richiesti ai sottoposti.
A innescare il tutto la sparizione della ginecologa Sara Pedri, 32 anni: è svanita nel nulla il 4 marzo scorso subito dopo il trasferimento dall’ospedale di Trento a quello di Cles. “Mi hanno chiesto di rimanere in reparto dopo un turno infinito. Pensavo ci fossero emergenze. Invece niente. Sono stata lasciata ore da sola in uno stanzino a non fare nulla” aveva scritto Sara Pedri a un amico dell’università della Calabria, lo stesso ateneo dove si era specializzata a pieni voti prima di vincere il concorso per il Trentino. Circostanze confermate anche da altre colleghe della dottoressa scomparsa che avrebbero subito pari trattamenti e finite nella relazione degli ispettori ministeriali e in quella dei carabinieri del Nas, quest’ultima già al vaglio della procura. “Prima di arrivare a qualsiasi conclusione dobbiamo leggere la relazione in tutti i suoi risvolti – precisa il professor Vincenzo Ferrante, difensore del dottor Tateo ora in servizio nel presidio di cure palliative -. Vedremo il giudizio pendente di fronte al Comitato dei garanti. Certo è che in caso di licenziamento ci sarà una impugnativa con ricorso al giudice del lavoro”.