Quindicimila persone sono scese in strada a Firenze per la manifestazione nazionale indetta dai lavoratori della Gkn. In testa al corteo lo striscione “Insorgiamo“, che i 422 licenziati dello stabilimento di Campi Bisenzio portano con sè ormai dall’inizio della vertenza, insieme a bandiere dell’Anpi e della Fiom-Cgil. Partiti dalla Fortezza da Basso, accanto alla stazione di Santa Maria Novella, i manifestanti hanno attraversato il centro storico diretti verso piazzale Michelangelo, sulle alture della città, dove sono intervenuti lavoratori: in testa alla sfilata i membri del collettivo di fabbrica della multinazionale, con le loro magliette blu. Tra gli striscioni, uno invoca lo sciopero generale, un altro – firmato dai collettivi studenteschi – si legge “Firenze ribelle mai doma”. I manifestanti hanno acceso fumogeni di colore arancione, lo stesso scelto per le magliette del Coordinamento donne della Gkn. All’ingresso di piazza Santissima annunziata, la folla si è fermata a ricordare con un minuto di silenzio – seguito da un lungo applauso – l’operaio morto sotto un rullo sabato mattina, in una ditta produttrice di moquette che si trova proprio a Campi Bisenzio, a pochi metri dalla Gkn.
I lavoratori hanno attraversato i viali del centro al grido di “Siamo tutti Gkn“: non sono mancati applausi dai passanti e dai balconi. Nel corteo anche i lavoratori della Whirlpool di Napoli (con lo striscione “Napoli non molla”), una rappresentanza della Rsu della Piaggio di Pontedera, gli operai della Sanac di Massa Carrara e quelli del distretto tessile di Prato. Presenti anche il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e la segretaria generale della Fiom Francesca Re David. La posta in gioco, ha dichiarato Fratoianni, è “difendere i diritti del lavoro minacciati in tutto il Paese da un’idea malsana di ripresa della nostra economia, che rischia di fare il ritorno allo sfruttamento la cifra dominante. Uno scenario che non può essere accettato”. Mentre per Re David “è un grave errore non capire che in questo modo si distrugge il sistema industriale del nostro Paese e l’occupazione, e siamo convinti che il Governo non debba affrontare le crisi in questo modo. Ci vogliono strumenti per affrontare la transizione che tengano vincolate le aziende e il lavoro”.