Il risultato sbandierato da Infantino è frutto di come è stata impostata la rilevazione. Alla domanda “quanto spesso vorresti vedere i Mondiali?”, si poteva rispondere con quattro opzioni: ogni quattro, tre, due o addirittura un anno. Dunque solo una a mantenimento dello status quo e ben tre per la riforma abbracciata dalla Fifa, che così ha prevalso numericamente (55% a 45%). In realtà, la formula quadriennale è di gran lunga ancora la più gettonata
Viva i Mondiali ogni due anni. Dice la Fifa che lo dicono i tifosi. Le grandi manovre per disputare la Coppa del Mondo con cadenza biennale, stravolgendo i calendari internazionali e fagocitando le altre competizioni, sono cominciate. L’ultima mossa è un grande sondaggio fra gli appassionati, che però non si capisce se sia più una farsa, o un clamoroso autogol: la Fifa ha appena pubblicato i risultati, sventolando la preferenza per una frequenza maggiore del torneo; ma in realtà in qualsiasi fascia di età, in qualsiasi parte del mondo, la maggioranza si è espressa sempre a favore della formula attuale, ogni quattro anni, mentre quella ogni due non ha raccolto in media nemmeno il 30%. Il presidente Gianni Infantino è furbo, non vuole ripetere l’errore commesso dalla Superlega, nata e morta nel giro di una notte anche per come era stata imposta ai tifosi. Sta cercando di spacciare un progetto che farebbe la fortuna solo della sua organizzazione come un’istanza dal basso, dalle varie Federazioni, addirittura dai fan. Ha ingaggiato stelle e vecchie glorie, che vanno in giro per il pianeta a promuovere l’idea. E a questo doveva servire anche la ricerca fra circa 25mila tifosi, di ogni età o provenienza. Risultato schiacciante: “La maggioranza dei tifosi è a favore di una Coppa del mondo più frequente”, ha proclamato la Fifa. Quasi un’incoronazione.
I numeri, però, quelli veri, dicono altro. Il diavolo si nasconde nei dettagli e il risultato sbandierato è frutto di come è stato impostato il sondaggio. Alla domanda “quanto spesso vorresti vedere i Mondiali?”, si poteva rispondere con quattro opzioni: ogni quattro, tre, due o addirittura un anno. Dunque solo una a mantenimento dello status quo, e ben tre per la riforma abbracciata dalla Fifa, che così ha prevalso numericamente (55% a 45%). In realtà, la formula quadriennale è ancora la più gettonata fra giovani e vecchi, sudamericani o europei. Soltanto nella Confederazione africana, dove non a caso Infantino sta spingendo più a fondo la sua campagna, il Mondiale ogni due anni è preferito.
La battaglia per la rivoluzione dei calendari internazionali in vista del 2024 è iniziata e, dopo il tentato golpe della Superlega, ora è la Fifa che prova a fare bottino pieno. Del resto, la massima organizzazione calcistica è da tempo alla ricerca di una maniera di aumentare i propri ricavi: al contrario della Uefa, che può contare su due competizioni (Europei e Champions, a cui di recente si è aggiunta pure la Nations League), la Fifa ne ha solo una. Ha provato a crearne un’altra (Mondiale per club), ma con risultati modesti. Ha già alzato il numero delle partecipanti (addirittura a 48, a partire dall’edizione 2026), ma ancora non basta. Ecco dunque l’idea del Mondiale ogni due anni, che però di fatto sacrificherebbe Europei e i campionati nazionali. Non a caso la Uefa è sul piede di guerra, e ha al suo fianco le Leghe nazionali (compresa la nostra Serie A, con l’amministratore Luigi De Siervo che si è schierato apertamente contro). Ma Infantino ha iniziato la sua campagna nella periferia del mondo del pallone, in Africa, nei Caraibi, dove ci sono tanti voti (ogni Paese vale uno nella conta), nei continenti che hanno più da guadagnarci: la nuova formula non li toccherebbe più di tanto (la maggior parte delle nazionali neanche si qualifica) ma incasserebbero più finanziamenti dalla Fifa, se questa moltiplicasse i suoi ricavi. Ma perché il progetto vada in porta ci vorrà anche il consenso dei tifosi. Il sondaggio in sé comunque conta poco, è solo la dimostrazione di quanto la Fifa sia determinata a costruirsi un Mondiale ogni due anni. A qualunque costo, anche negare la realtà.