Il ritrattino che offrono al loro popolo è idilliaco: abbracci, selfie, uno accanto all'altro. Eppure non poteva esserci momento più delicato per un passaggio pre-elettorale in Veneto e Friuli Venezia Giulia da parte del segretario reduce da gimkane parlamentari che avrebbero dovuto sancire la libertà dal green pass. Ma le distanze restano. Così l'ex vicepremier parla d'altro, dalle autonomie al referendum sulla giustizia
L’arena più adatta per assistere a un duello stile Ok Corral tra Matteo Salvini e Luca Zaia non è certo Campo della Marta, sotto l’anfiteatro delle mura medievali di Cittadella. Questa è una terra che il Carroccio governa dal 1994, mettendo in fila una serie infinita di sindaci, tra cui Massimo Bitonci che, in attesa dell’arrivo dei contendenti (e anche di un posto da sottosegretario), se la cava diplomaticamente: “Differenze sul Covid? Io parlo solo di economia e di fisco”. Alberto Stefani, commissario regionale della Liga per Salvini premier: “Provano a dividerci, ma così ci uniscono ancora di più”. Il ritrattino che Salvini e Zaia offrono al loro popolo è idilliaco. Si abbracciano, fanno i selfie, si lasciano fotografare sotto uno striscione dove appaiono sorridenti, uno accanto all’altro. Eppure non poteva esserci momento più delicato per un passaggio pre-elettorale in Veneto e Friuli Venezia Giulia da parte del segretario reduce da gimkane parlamentari e di governo che avrebbero dovuto impedire l’obbligo di vaccino e sancire la libertà dal green pass. Salvini ha perso, ma è venuto per dire che ha vinto: “È solo grazie alla Lega che non c’è l’obbligo vaccinale. Tamponi, tamponi e tamponi: questa è la soluzione per bloccare i focolai”. Peccato che Zaia e gli altri governatori leghisti stiano dicendo il contrario.
Non c’è fuoco amico, nella piazza di una campagna elettorale permanente. “Viva Luca Zaia, viva la Regione Veneto che è un fiore all’occhiello”, scandisce il segretario. Si spara soltanto contro gli avversari, che si riducono a Giuseppe Conte con i Cinquestelle e a Enrico Letta con il Pd. Questa è l’ossessione di Salvini: “Mi rifiuto di lasciare a loro l’Italia per due anni. Per questo noi siamo la garanzia del Paese nel governo, contro chi vuole aumentare le tasse”. Ma siccome le parole non bastano, ecco la proposta concreta di Salvini, in realtà una specie di ricatto economico-istituzionale. “Aumentano le tariffe di luce e gas? Domani mattina il governo può togliere una parte delle tasse che gravitano sulle bollette”. Come? “Il reddito di cittadinanza ci costa 8 miliardi di euro, togliamone una parte e abbassiamo le tariffe. Perché non è morale dare 600, 700 o 800 euro a chi potrebbe lavorare, ma non ha voglia di farlo”. Ma siccome non può spararle troppo grosse, si affretta ad aggiungere: “Naturalmente chi non può lavorare verrà aiutato, nessuno sarà abbandonato”.
Se il primo segnale è quello di un Robin Hood che toglie ai poveri per dare ai poveri, il secondo è un messaggio per Zaia. Per l’autonomia bisogna attendere la fine della legislatura. Anche qui si scaglia contro Cinquestelle e Pd. “Ci hanno fatto perdere un anno e mezzo quando eravamo al governo. Adesso, portare a casa l’autonomia con Letta e Conte la vedo dura. Prima bisogna andare a votare, con un programma che abbia ai primi posti l’autonomia e la flat tax. La battaglia la vinceremo quando avremo un governo di centrodestra”.
Il governatore veneto è avvertito. Ben che vada l’obiettivo sarà raggiunto tra altri due anni. E pensare che Zaia ha appena ricordato il referendum del 21 ottobre 2017, una valanga di voti in Veneto a sostegno della richiesta di riforma. “Stiamo scrivendo l’intesa con il governo…”, ha detto senza troppa convinzione. “Abbiamo perso 20 mesi per la pandemia, ma era giusto concentrarsi su questa tragedia”, ha concluso glissando sul fatto che il primo governo Conte aveva un ministro (la vicentina Erika Stefani) deputato proprio a quel tema. Salvo un generico riferimento, non sono stati toccati i temi autentici del dissenso che divide in due la Lega – vaccini a tutti e green pass – e che tiene lontana la Liga per Salvini premier dalla Liga Veneta (autonomia e decentramento di poteri). Finisce in un tripudio di selfie. In due calche diverse, una per il segretario, l’altra per il governatore, mentre Salvini annuncia che andrà in carcere a Venezia per incontrare Walter Onichini, il macellaio padovano che sparò contro un ladro e deve espiare una condanna a 4 anni e dieci mesi. “Walter si è difeso ed è in galera, mentre il rapinatore è a spasso. Anche per questo andate a firmare per il referendum sulla giustizia”.