Dopo l'accordo tra Washington, Londra e Canberra sulla fornitura di sottomarini che ha portato alla cancellazione del contratto da 56 miliardi con Parigi, il premier inglese tenta di ricucire lo strappo, mentre il presidente americano rimane per il momento in silenzio, lasciando spazio al lavoro dei suoi diplomatici. Ma Oltralpe parlano di "momento grave"
Joe Biden ha scelto, almeno per il momento, la via del silenzio, mentre Boris Johnson cerca invece di ricucire uno strappo che dalle reazioni francesi sembra ancora lontano dall’essere sanato. La nuova partnership strategica Aukus tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia che prevede la fornitura di sottomarini a Canberra per contrastare l’avanzata cinese nell’area dell’indo-pacifico ha provocato una crisi diplomatica tra i Paesi alleati a causa della decisione australiana di cancellare la fornitura di mezzi prodotti da Parigi, per un valore complessivo di 56 miliardi di euro, in favore appunto dei mezzi prodotti da Rolls-Royce e BAE Systems.
Il premier britannico già nella serata di ieri è tornato a sottolineare la “immensa importanza” del rapporto tra Regno Unito e Francia e l’amore “inestirpabile” di Londra per Parigi, nel tentativo di sedare le proteste del governo d’Oltralpe. E per questo ha specificato che “questa partnership non vuole assolutamente essere a somma zero, non vuole essere escludente, è qualcosa di cui nessuno deve preoccuparsi e in particolare non i nostri amici francesi”. Ad esporsi in difesa della Francia è invece la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha definito “inaccettabile” il trattamento riservato a Parigi: “Uno dei nostri Stati membri è stato trattato in modo inaccettabile, vogliamo sapere cosa è successo e perché”, ha detto alla Cnn aggiungendo che la situazione deve essere chiarita “prima di continuare con il business as usual“.
Fonti della Casa Bianca fanno sapere che Biden “ha chiesto di discutere con il presidente Macron un modo per andare avanti, per parlare del suo profondo impegno per l’alleanza degli Usa con la Francia”. Un tentativo, anche questo, di appianare con un colloquio diretto la tensione che si è creata. “Il presidente vuole comunicare il suo desiderio di lavorare a stretto contatto con la Francia nella regione indo-pacifica e nel mondo – hanno spiegato – Continueremo ad essere impegnati su questo nei prossimi giorni e aspettiamo con ansia la telefonata tra il presidente Biden e il presidente Macron”.
Ma sul piatto pesa troppo la decisione australiana di annullare l’acquisto dei mezzi francesi. Un peso da 56 miliardi che ha portato Emmanuel Macron a richiamare gli ambasciatori francesi a Canberra e Washington, decisione che solitamente sancisce l’inizio di una crisi diplomatica. Il capo dell’Eliseo si incontrerà “nei prossimi giorni” con Biden per discutere della questione, ha poi specificato il portavoce del governo Gabriel Attal. Philippe Etienne, l’ambasciatore transalpino a Washington, dopo essere stato richiamato in patria per colloqui ha spiegato che il motivo va ricercato nella volontà dell’esecutivo di “fare il punto della situazione delle nostre relazioni, provare a vederne le prospettive. È questo il motivo per il quale sono stato ricevuto dal ministro e dal presidente della Repubblica”, ha detto ai microfoni di Rtl.
Il diplomatico ha comunque voluto sottolineare che la scelta del governo di richiamare lui e il suo collega a Canberra “ha contrassegnato la gravità del momento e la dimensione delle nostre preoccupazioni. Il richiamo è già una risposta, ci sono state delle dichiarazioni, poi questo richiamo. Su cosa succederà dovremo continuare a parlarne”. Questo non vuol dire che tra le cancellerie vi sia stata “una rottura, ma un momento abbastanza grave per scegliere questo tipo di gesto diplomatico. Gli stessi americani sono preoccupati di mantenere le loro relazioni con la Francia, un alleato serio, credibile, affidabile”. L’ambasciatore ha poi ribadito che la Francia “non era assolutamente stata informata” dei dubbi dell’Australia sulla conferma dell’ordine dei sottomarini e ha aggiunto che gli Stati Uniti “conoscevano l’importanza del contratto per la Francia, sia sul piano industriale sia in relazione alla nostra strategia nella zona indo-pacifica”. “Noi – ha concluso – abbiamo bisogno degli americani in Europa, ma anche gli americani hanno il desiderio di continuare a lavorare con noi”.
I contatti tra il governo francese e Usa ci sono già stati. Un funzionario citato dal Washington Post ha confermato i faccia a faccia avvenuti giovedì e venerdì scorsi tra il consigliere per la Sicurezza Nazionale di Washington, Jake Sullivan, e l’ambasciatore Etienne, l’ultimo dei quali per informare l’americano del rientro a Parigi del diplomatico. Mentre il segretario di Stato, Antony Blinken, cercava di parlare con il ministro degli esteri di Parigi, Jean-Yves Le Drian, prima dell’annuncio di Aukus, ma – secondo i funzionari americani – da Parigi non arrivava la disponibilità a fissare un colloquio. Proprio Le Drian è stato tra i membri del governo francese a riservare le parole più dure nei confronti del presidente americano, sostenendo che il suo approccio si è rivelato simile a quello del suo predecessore Donald Trump, ma “senza tweet”.
Netto il messaggio inviato dall’Australia. Il vice primo ministro, Barnaby Joyce ha sottolineato che “l’Australia non ha bisogno di dimostrare la sua amicizia e il suo risoluto desiderio di prendersi cura della libertà della Francia. Abbiamo decine di migliaia di australiani che sono morti sul suolo francese o proteggendo il suolo francese sia nella prima che nella seconda guerra mondiale”.