Un anno e mezzo fa nel manifesto di una riunione di boxe a Trieste era apparsa la figura del pugile Michele Broili con tutti i suoi tatuaggi nazisti. In un secondo momento l’immagine del pugile era stata tagliata dalla grafica. Nella locandina che pubblicizzava il titolo italiano dei superpiuma di sabato scorso, invece, dei tatuaggi nazisti sul corpo di Broili non c’era traccia: erano preventivamente stati tolti con un programma tipo photoshop. Il giorno della cerimonia ufficiale del peso, i tattoo del pugile sono ovviamente ricomparsi e le foto sono circolate nel web e nei social. L’incontro si è svolto regolarmente. Hassan Nourdine, italiano nato in Marocco, si è imposto su Broili con verdetto unanime (98-91; 98-91; 96-95), laureandosi così campione d’Italia. E sono divampate le polemiche.

Come può essere che un pugile con questi tatuaggi sul corpo arrivi a giocarsi un titolo italiano? La federazione pugilistica ha condannato l’accaduto definendolo “un comportamento inaccettabile”, sostenendo anche “che non può essere a conoscenza delle scelte personali di ogni singolo tesserato sino a quando non ne abbia contezza”. Però il ventottenne pugile di Trieste aveva già combattuto 16 volte da professionista, arrivando a giocarsi sabato un titolo in cui la federazione è coinvolta. Per rilanciare il pugilato italiano si dovrebbe ridare importanza al titolo italiano: lo hanno sostenuto spesso addetti ai lavori che amano questo sport. Ma scandali di questo tipo – non fermati per tempo – fanno molto male a tutto movimento pugilistico. Il presidente federale Flavio D’Ambrosi, vice questore della Polizia di Stato, al momento non è andato oltre quel comunicato stampa, che sa tanto di scaricabarile. Parla invece Salvatore Cherchi, che ha da alcuni mesi un incarico federale. A ilfattoquotidiano.it dice: “In federazione siamo stati scioccati da quello che è successo, non ne sapevamo nulla. Dispiace perché sono cose che fanno male al nostro movimento. Mi impegnerò al prossimo consiglio federale di proporre che i pugili sul ring nascondano i tatuaggi di questo tipo che vanno contro la costituzione italiana. Oppure non combatteranno più in incontri in cui la Federazione è coinvolta”.

La serata di sabato è stata trasmessa in diretta sul canale You Tube ufficiale della Federazione, ora però il link non è più raggiungibile. Denis Conte, il maestro di Broili, ha un passato in Forza Nuova e adesso è candidato alle prossime amministrative di Trieste con Fratelli D’Italia. Preferisce non commentare con il fattoquotidiano.it. Racconta come è andato il weekend a Trieste Davide Gregualdi, il maestro di Nourdine. “Siamo contenti a livello sportivo – dice – era il match che Hassan aspettava da tanto tempo. È un bravissimo ragazzo e si merita questo successo. Nei giorni precedenti al match siamo stati invasi di telefonate o di visite in albergo da appassionati di pugilato che ci hanno detto che sarebbe stato terribile che la cintura tricolore fosse finita ad un avversario con espliciti tatuaggi nazisti. Michele Broili non mi è sembrato un cattivo ragazzo, forse è stato traviato da cattive compagnia. Se devo parlare della persona, ad esclusione dei tatuaggi che ha sul corpo, si è dimostrato corretto. Prima, durante e dopo l’incontro. Ma nella passerella verso il ring, dagli spalti ci sono stati saluti romani e inni nazisti. Hassan ha fatto quello che doveva fare, un grande match. Noi siamo contenti di aver vinto il titolo. Spero che questa brutta storia non vada ad offuscare il successo di un ragazzo che si è sacrificato in palestra per anni”.

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Boxe, Michele Broili e i suoi tatuaggi nazisti sul ring di Trieste per il titolo italiano superpiuma: lo scaricabarile della federazione

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