Da ormai quasi quattro anni nella provincia di Brescia si sta discutendo della collocazione del sistema di depurazione fognaria per i comuni del lago di Garda. Il progetto, che costa 230 milioni di euro di cui 100 stanziati dal governo, consiste nella costruzione di due nuovi depuratori in altrettanti paesi – Gavardo e Montichiari – e lo scarico delle acque depurate nel fiume Chiese, un corso d’acqua dal bacino molto fragile ma anche uno dei più importanti della provincia e che bagna 31 comuni. Ma Gavardo, Montichiari e il fiume Chiese appartengono a un bacino idrografico diverso da quello del Garda, ed è proprio questa la causa di tutte le polemiche e gli scontri che si sono scatenati tra i territori bresciani dal 2018: se i sindaci del bacino del Chiese, infatti, si sono da subito scagliati con un progetto che a loro avviso si rivelerebbe fatale per la salubrità del fiume e della zona interessata dalla depurazione, il primo cittadino di Salò Giampiero Cipani ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it che l’opera è stata pensata “sotto il profilo ambientale migliore” e si tratta di una scelta “che non poteva essere non presa”, in quanto frutto di anni di studi e valutazioni da parte dei ministeri pertinenti con gli enti provinciali.
Anche Enrico Volpi, vertice dell’amministrazione di Castiglione delle Stiviere – in provincia di Mantova, ma interessato alla discussione – sostiene con il Fatto.it che il progetto selezionato è quello “meno gravoso e impattante verso le comunità coinvolte”. Altri sindaci gardesani, come Roberto Tardani di Lonato del Garda, preferiscono invece trincerarsi dietro il silenzio, in attesa che la costruzione inizi veramente. Ma con il tempo la frattura tra chi è a favore e chi è contro il nuovo depuratore si è allargata sempre di più, sfociando nel presidio fatto di cittadini e comitati ambientalisti che dal 9 agosto rimane sotto palazzo Broletto della prefettura di Brescia. La mobilitazione Salviamo il fiume Chiese va avanti giorno e notte – in modo pacifico con striscioni, sedie, incontri pubblici e un po’ di musica – ed esprime il dissenso verso un’opera ritenuta dannosa. Sentiti da ilfattoquotidiano.it, gli attivisti Gianluca Bordiga e Marco Apostoli hanno voluto raccontare le motivazioni della protesta e tutta la vicenda intorno alla questione del depuratore del Garda.
L’attuale depuratore – Il presidio, spiegano, è il risultato di un movimento che negli anni ha coinvolto tante associazioni e comitati. Bordiga e Apostoli esprimono la voce rispettivamente della “Federazione del Tavolo delle Associazioni che amano il Fiume Chiese e il suo Lago d’Idro” e del “Tavolo provinciale Basta Veleni”. Il progetto a cui si oppongono è quello del 2018, sviluppato dall’Ambito territoriale bresciano (Ato) con il principale gestore idrico della provincia Acque Bresciane e il parere dell’Università di Brescia. Il rinnovamento del sistema di collettamento e depurazione è diviso tra Brescia e Verona, ognuna con il suo piano. Quello bresciano consiste nella dismissione delle attuali condotte sublacuali costruite tra il 1984 e il 1985: queste incanalano i reflui dalla sponda occidentale – località di Toscolano Maderno – a Torri del Benaco, in provincia di Verona, destinandoli al depuratore di Peschiera del Garda, con scarico nel fiume Mincio. Oggi, il sistema è sottodimensionato e non risolve il problema della separazione tra le acque bianche da quelle nere, causando disagi nella raccolta e nello smaltimento dei reflui. Con la nuova opera questo problema non solo non verrà risolto, sostiene chi avversa il progetto, ma le nuove tubature arriveranno fino a Gavardo e Montichiari, che distano rispettivamente 32 e 26 chilometri da Peschiera, e non sono in alcun modo collegati al sistema fognario del Garda. La decisione si basa sul fatto che le condotte, secondo gli enti coinvolti, si trovino “a fine vita”. “Il rischio di rottura delle tubature è alto – ribadisce anche il sindaco di Castiglione delle Stiviere – e può avvenire anche in seguito agli incidenti navali nel lago”. Ma che le tubature siano una “bomba ecologica a orologeria”, rispondono gli attivisti, è “un presupposto falso” perché “anche nella ultima relazione tecnica è specificato che possono durare fino al 2035. E non hanno mai causato una perdita”.
Lontano dal turismo – Dietro la decisione ecologica di costruire un nuovo sistema di depurazione ci sono “molte ragioni economiche”, aggiunge un altro presidiante bresciano, Marino Ruzzenenti: il piano è collocare il nuovo depuratore “il più lontano possibile dal Garda” e dal “turismo redditizio” che ogni anno conta 25 milioni di visitatori nelle località del lago. “Quello della depurazione – continua Ruzzenenti – è un problema che i Comuni del Garda si sono creati da soli con decenni di urbanizzazione smisurata per favorire l’industria turistica”. Portando alla creazione, tra le altre cose, di decine di scarichi abusivi che vanno direttamente a lago. Ma da Salò ribattono che queste sono “accuse infondate”.
L’impatto sul paesaggio – “È chiaro che le comunità avrebbero preferito andare a scaricare altrove – commenta Volpi dal Mantovano – ma questa soluzione è l’unica che garantisce la qualità dell’acqua in uscita”. Così, per realizzare il progetto Gavardo-Montichiari si scaveranno chilometri di campagne, pompando i reflui solidi in salita per superare le colline. E si passerà anche dai campi intorno a Gavardo che le autorità provinciali per la salvaguardia dell’ambiente hanno dichiarato “aree agricole di pregio”. I sei anni di lavori avranno anche un impatto sul traffico sulla Gardesana Occidentale, che già normalmente può rimanere bloccata da chilometri di code, soprattutto in estate. E quando l’acqua depurata finirà poi nel Chiese, questo fiume “andrà incontro a morte biologica”, attacca Bordiga, perché il Chiese è un fiume torrentizio e il suo corso irregolare non è in grado di smaltire i reflui. Ma “lo scarico nel Chiese interessa molto alle lobby agricole bresciane”, aggiunge Apostoli, ricordando che nel 2019 il presidente di Coldiretti Ettore Prandini aveva accolto con plauso l’idea Gavardo-Montichiari. “Così l’acqua del Chiese sarebbe più fertilizzata – continua Bordiga – Pronta per essere utilizzata nelle agricolture intensive di mais da trinciato”, fondamentale per il settore dell’allevamento di bovini e delle biomasse.
La politica dietro il progetto – Ma ad avviso degli attivisti oltre agli interessi economici ci sono anche i risvolti politici. Gavardo e Montichiari potevano evitare che la nuova opera finisse a loro carico grazie alla “Mozione Sarnico”, approvata dal consiglio provinciale il 30 novembre 2020 “dopo anni di confronto”, dice Apostoli. La mozione chiedeva che tutti i depuratori consortili della provincia di Brescia venissero costruiti nei comuni che usufruivano direttamente del servizio, quello del Garda compreso. La mozione – che è respinta da solo tre consiglieri su 17, di cui uno di Forza Italia – porta Ato e Acque Bresciane a presentare, nell’aprile 2021, la nuova idea del depuratore a Lonato del Garda in funzione con l’attuale di Peschiera. Il fiume di scarico, però, non viene specificato, e i comitati temono si tratti ancora del Chiese. Ma nel maggio 2021 la ministra Mariastella Gelmini – che è anche presidente della Comunità del Garda – interviene chiedendo al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani di nominare un commissario ad acta per “liberare” la vicenda “da ogni logica fuorviante”. Per Bordiga la richiesta della ministra scavalca la Mozione Sarnico e “va contro l’articolo 120 della Costituzione”, che prevede che il governo può sostituirsi agli enti locali solo in casi estremi o di pericolo per la sicurezza pubblica. “E non è questo il caso”, chiosa Bordiga.
Il commissariamento – Nel mentre, la sua associazione presenta quella che potrebbe essere un’alternativa: uno studio ingegneristico terzo, il Cappella di Gorizia, suggerisce che intervenendo sul depuratore già in uso di Peschiera – allargando le condotte attuali e costruendone una terza per le acque pluviali – l’opera costerebbe 70-90 milioni di euro in meno e sarebbe più sostenibile anche nei costi sociali e ambientali. Nonostante venga inviata due volte al ministro Cingolani, questa proposta viene ignorata. Si arriva così al 18 giugno scorso, quando la richiesta di Gelmini viene accolta dal Consiglio dei ministri e il già prefetto di Brescia Attilio Visconti è nominato commissario per la rapida attuazione del progetto. “Una nomina non rinviabile che mette fine a anni di discussioni”, dice soddisfatto Cipani. Ma per gli ambientalisti Visconti si pone come un “esecutore”: il 23 giugno incontra una delegazione dei circoli di Legambiente di Brescia e comunica loro di aver già scelto la soluzione Gavardo-Montichiari “perché è la più rapida e performante”. Un meeting svolto “in nome del decisionismo”, denuncia Legambiente in un comunicato, preludio all’annuncio ufficiale del 23 luglio, quando Visconti dichiara che i depuratori si faranno a Gavardo e Montichiari.
Il presidio non si ferma – Quella che per i sindaci favorevoli è l’unica “scelta tecnologicamente sensata”, per chi presidia palazzo Broletto è “un fatto antidemocratico gravissimo” contro l’identità e l’autonomia dei territori bresciani del Chiese, con il prefetto che “si è messo a fianco di un gruppo di cittadini per agire contro gli altri”. Dopo un mese di presidio, Visconti non ha ancora lasciato dichiarazioni né ai comitati né – interpellata la prefettura il 27 agosto – a ilfattoquotidiano.it. Ma gli ambientalisti non demordono: “Sarà il nostro Tav”, dichiarano da Basta Veleni, annunciando che la mobilitazione andrà avanti a oltranza. “Abbiamo inviato anche una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – conclude Bordiga – Rimarremo finché non saremo ascoltati da lui”.
Ambiente & Veleni
Brescia, la battaglia contro i nuovi depuratori del lago di Garda che piacciono alla ministra Gelmini: “Uno spreco, creano nuovi problemi”
Dal 9 agosto comitati e cittadini in presidio permanente sotto palazzo Broletto per fermare il megaprogetto da oltre 200 milioni di euro pubblici che dovrebbe risolvere il problema della depurazione del lago: "Così si uccide la salubrità del fiume Chiese. Ignorano le alternative con costi sociali e ambientali sostenibili". La ministra degli Affari Regionali, che presiede la Comunità del Garda, ha sollecitato Cingolani per sveltire il progetto
Da ormai quasi quattro anni nella provincia di Brescia si sta discutendo della collocazione del sistema di depurazione fognaria per i comuni del lago di Garda. Il progetto, che costa 230 milioni di euro di cui 100 stanziati dal governo, consiste nella costruzione di due nuovi depuratori in altrettanti paesi – Gavardo e Montichiari – e lo scarico delle acque depurate nel fiume Chiese, un corso d’acqua dal bacino molto fragile ma anche uno dei più importanti della provincia e che bagna 31 comuni. Ma Gavardo, Montichiari e il fiume Chiese appartengono a un bacino idrografico diverso da quello del Garda, ed è proprio questa la causa di tutte le polemiche e gli scontri che si sono scatenati tra i territori bresciani dal 2018: se i sindaci del bacino del Chiese, infatti, si sono da subito scagliati con un progetto che a loro avviso si rivelerebbe fatale per la salubrità del fiume e della zona interessata dalla depurazione, il primo cittadino di Salò Giampiero Cipani ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it che l’opera è stata pensata “sotto il profilo ambientale migliore” e si tratta di una scelta “che non poteva essere non presa”, in quanto frutto di anni di studi e valutazioni da parte dei ministeri pertinenti con gli enti provinciali.
Anche Enrico Volpi, vertice dell’amministrazione di Castiglione delle Stiviere – in provincia di Mantova, ma interessato alla discussione – sostiene con il Fatto.it che il progetto selezionato è quello “meno gravoso e impattante verso le comunità coinvolte”. Altri sindaci gardesani, come Roberto Tardani di Lonato del Garda, preferiscono invece trincerarsi dietro il silenzio, in attesa che la costruzione inizi veramente. Ma con il tempo la frattura tra chi è a favore e chi è contro il nuovo depuratore si è allargata sempre di più, sfociando nel presidio fatto di cittadini e comitati ambientalisti che dal 9 agosto rimane sotto palazzo Broletto della prefettura di Brescia. La mobilitazione Salviamo il fiume Chiese va avanti giorno e notte – in modo pacifico con striscioni, sedie, incontri pubblici e un po’ di musica – ed esprime il dissenso verso un’opera ritenuta dannosa. Sentiti da ilfattoquotidiano.it, gli attivisti Gianluca Bordiga e Marco Apostoli hanno voluto raccontare le motivazioni della protesta e tutta la vicenda intorno alla questione del depuratore del Garda.
L’attuale depuratore – Il presidio, spiegano, è il risultato di un movimento che negli anni ha coinvolto tante associazioni e comitati. Bordiga e Apostoli esprimono la voce rispettivamente della “Federazione del Tavolo delle Associazioni che amano il Fiume Chiese e il suo Lago d’Idro” e del “Tavolo provinciale Basta Veleni”. Il progetto a cui si oppongono è quello del 2018, sviluppato dall’Ambito territoriale bresciano (Ato) con il principale gestore idrico della provincia Acque Bresciane e il parere dell’Università di Brescia. Il rinnovamento del sistema di collettamento e depurazione è diviso tra Brescia e Verona, ognuna con il suo piano. Quello bresciano consiste nella dismissione delle attuali condotte sublacuali costruite tra il 1984 e il 1985: queste incanalano i reflui dalla sponda occidentale – località di Toscolano Maderno – a Torri del Benaco, in provincia di Verona, destinandoli al depuratore di Peschiera del Garda, con scarico nel fiume Mincio. Oggi, il sistema è sottodimensionato e non risolve il problema della separazione tra le acque bianche da quelle nere, causando disagi nella raccolta e nello smaltimento dei reflui. Con la nuova opera questo problema non solo non verrà risolto, sostiene chi avversa il progetto, ma le nuove tubature arriveranno fino a Gavardo e Montichiari, che distano rispettivamente 32 e 26 chilometri da Peschiera, e non sono in alcun modo collegati al sistema fognario del Garda. La decisione si basa sul fatto che le condotte, secondo gli enti coinvolti, si trovino “a fine vita”. “Il rischio di rottura delle tubature è alto – ribadisce anche il sindaco di Castiglione delle Stiviere – e può avvenire anche in seguito agli incidenti navali nel lago”. Ma che le tubature siano una “bomba ecologica a orologeria”, rispondono gli attivisti, è “un presupposto falso” perché “anche nella ultima relazione tecnica è specificato che possono durare fino al 2035. E non hanno mai causato una perdita”.
Lontano dal turismo – Dietro la decisione ecologica di costruire un nuovo sistema di depurazione ci sono “molte ragioni economiche”, aggiunge un altro presidiante bresciano, Marino Ruzzenenti: il piano è collocare il nuovo depuratore “il più lontano possibile dal Garda” e dal “turismo redditizio” che ogni anno conta 25 milioni di visitatori nelle località del lago. “Quello della depurazione – continua Ruzzenenti – è un problema che i Comuni del Garda si sono creati da soli con decenni di urbanizzazione smisurata per favorire l’industria turistica”. Portando alla creazione, tra le altre cose, di decine di scarichi abusivi che vanno direttamente a lago. Ma da Salò ribattono che queste sono “accuse infondate”.
L’impatto sul paesaggio – “È chiaro che le comunità avrebbero preferito andare a scaricare altrove – commenta Volpi dal Mantovano – ma questa soluzione è l’unica che garantisce la qualità dell’acqua in uscita”. Così, per realizzare il progetto Gavardo-Montichiari si scaveranno chilometri di campagne, pompando i reflui solidi in salita per superare le colline. E si passerà anche dai campi intorno a Gavardo che le autorità provinciali per la salvaguardia dell’ambiente hanno dichiarato “aree agricole di pregio”. I sei anni di lavori avranno anche un impatto sul traffico sulla Gardesana Occidentale, che già normalmente può rimanere bloccata da chilometri di code, soprattutto in estate. E quando l’acqua depurata finirà poi nel Chiese, questo fiume “andrà incontro a morte biologica”, attacca Bordiga, perché il Chiese è un fiume torrentizio e il suo corso irregolare non è in grado di smaltire i reflui. Ma “lo scarico nel Chiese interessa molto alle lobby agricole bresciane”, aggiunge Apostoli, ricordando che nel 2019 il presidente di Coldiretti Ettore Prandini aveva accolto con plauso l’idea Gavardo-Montichiari. “Così l’acqua del Chiese sarebbe più fertilizzata – continua Bordiga – Pronta per essere utilizzata nelle agricolture intensive di mais da trinciato”, fondamentale per il settore dell’allevamento di bovini e delle biomasse.
La politica dietro il progetto – Ma ad avviso degli attivisti oltre agli interessi economici ci sono anche i risvolti politici. Gavardo e Montichiari potevano evitare che la nuova opera finisse a loro carico grazie alla “Mozione Sarnico”, approvata dal consiglio provinciale il 30 novembre 2020 “dopo anni di confronto”, dice Apostoli. La mozione chiedeva che tutti i depuratori consortili della provincia di Brescia venissero costruiti nei comuni che usufruivano direttamente del servizio, quello del Garda compreso. La mozione – che è respinta da solo tre consiglieri su 17, di cui uno di Forza Italia – porta Ato e Acque Bresciane a presentare, nell’aprile 2021, la nuova idea del depuratore a Lonato del Garda in funzione con l’attuale di Peschiera. Il fiume di scarico, però, non viene specificato, e i comitati temono si tratti ancora del Chiese. Ma nel maggio 2021 la ministra Mariastella Gelmini – che è anche presidente della Comunità del Garda – interviene chiedendo al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani di nominare un commissario ad acta per “liberare” la vicenda “da ogni logica fuorviante”. Per Bordiga la richiesta della ministra scavalca la Mozione Sarnico e “va contro l’articolo 120 della Costituzione”, che prevede che il governo può sostituirsi agli enti locali solo in casi estremi o di pericolo per la sicurezza pubblica. “E non è questo il caso”, chiosa Bordiga.
Il commissariamento – Nel mentre, la sua associazione presenta quella che potrebbe essere un’alternativa: uno studio ingegneristico terzo, il Cappella di Gorizia, suggerisce che intervenendo sul depuratore già in uso di Peschiera – allargando le condotte attuali e costruendone una terza per le acque pluviali – l’opera costerebbe 70-90 milioni di euro in meno e sarebbe più sostenibile anche nei costi sociali e ambientali. Nonostante venga inviata due volte al ministro Cingolani, questa proposta viene ignorata. Si arriva così al 18 giugno scorso, quando la richiesta di Gelmini viene accolta dal Consiglio dei ministri e il già prefetto di Brescia Attilio Visconti è nominato commissario per la rapida attuazione del progetto. “Una nomina non rinviabile che mette fine a anni di discussioni”, dice soddisfatto Cipani. Ma per gli ambientalisti Visconti si pone come un “esecutore”: il 23 giugno incontra una delegazione dei circoli di Legambiente di Brescia e comunica loro di aver già scelto la soluzione Gavardo-Montichiari “perché è la più rapida e performante”. Un meeting svolto “in nome del decisionismo”, denuncia Legambiente in un comunicato, preludio all’annuncio ufficiale del 23 luglio, quando Visconti dichiara che i depuratori si faranno a Gavardo e Montichiari.
Il presidio non si ferma – Quella che per i sindaci favorevoli è l’unica “scelta tecnologicamente sensata”, per chi presidia palazzo Broletto è “un fatto antidemocratico gravissimo” contro l’identità e l’autonomia dei territori bresciani del Chiese, con il prefetto che “si è messo a fianco di un gruppo di cittadini per agire contro gli altri”. Dopo un mese di presidio, Visconti non ha ancora lasciato dichiarazioni né ai comitati né – interpellata la prefettura il 27 agosto – a ilfattoquotidiano.it. Ma gli ambientalisti non demordono: “Sarà il nostro Tav”, dichiarano da Basta Veleni, annunciando che la mobilitazione andrà avanti a oltranza. “Abbiamo inviato anche una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – conclude Bordiga – Rimarremo finché non saremo ascoltati da lui”.
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Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato durante il briefing di oggi che l'amministrazione determinerà quali organi di stampa faranno parte del pool stampa della Casa Bianca. Attualmente la White House Correspondents Association aiuta a coordinare la copertura del pool.
La Leavitt ha affermato che alle "testate tradizionali" sarà comunque consentito di unirsi al pool, ma ha osservato che l'amministrazione consentirà l'adesione anche ad altri siti. "Sono orgogliosa di annunciare che restituiremo il potere alle persone che leggono i vostri giornali, che guardano i vostri programmi televisivi e che ascoltano le vostre stazioni radio", ha aggiunto.
(Adnkronos) - L'indagine su Twitter International Uk vede due indagati - si tratta di due ex amministratori (un irlandese e un indiano) - che si sono succeduti negli ultimi anni alla guida del social poi rilevato da Elon Musk a fine 2022. L'indagine nasce da un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024, proprio sulla piattaforma americana, che oggi si chiama 'X', sulla scia delle stesse verifiche fatte su Meta. Il fascicolo è affidato dal pm Giovanni Polizzi, già protagonista di altre indagini sui colossi del web.
Il punto centrale del fascicolo affidato a Polizzi, lo stesso che si è occupato dell'inchiesta su Meta, è l'idea che debbano essere tassate come transazioni commerciali le iscrizioni gratuite alle piattaforme online in cambio della cessione dei propri dati personali, che hanno un valore economico, visto che consentono la profilazione degli utenti.
Solo lo scorso dicembre la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dei rappresentanti legali della società di diritto irlandese Meta, titolare dei social Facebook e Instagram. L'inchiesta - ancora aperta - ipotizza per il colosso l'omessa dichiarazione e mancato pagamento - tra il 2015 e il 2021 - dell'Iva per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - La Casa Bianca attribuisce il grosso livido sulla mano destra di Donald Trump, che era visibile durante l'incontro di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, alle strette di mano del presidente americano.
"Il presidente Trump è un uomo del popolo", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, aggiungendo: "Il suo impegno è incrollabile e lo dimostra ogni singolo giorno. Il presidente Trump ha lividi sulla mano perché lavora costantemente e stringe mani tutto il giorno, tutti i giorni".
Roma, 25 feb. (Adnkronos) - Sono due i momenti della replica di Daniela Santanchè sottolineati dalle opposizioni, che oggi hanno votato compatte la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. Il primo quello sull''intemerata' del tacco 12 e il glamour, della sinistra che odia la ricchezza. Un tentativo di 'buttarla in caciara' e uscire dal merito, grave, della vicenda, dicono le opposizioni. L'altro passaggio è meno di colore e più inquietante, sostengono, ed è quando la ministra ha detto che alla prossima udienza valuterà le dimissioni "ma lo farò da sola - ha scandito- con me stessa, senza nessuna costrizione e forzatura". Una sottolineatura che, secondo le opposizioni, è un chiaro messaggio a Giorgia Meloni. E fa crescere l'interrogativo: perché la premier Meloni si fa trattare in questo modo? E' la domanda dei parlamentari di minoranza in Transatlantico.
Giuseppe Conte intervenendo in aula nelle dichiarazioni di voto ha dato una sua versione: "Ci sono solo due plausibili spiegazioni. La prima è che lei, Santanchè, ricatta Meloni. Può darsi che all'opposizione abbiate condiviso segreti che oggi mettono in imbarazzo la presidente del Consiglio e allora comprenderemmo perché ogni giorno Meloni dice che non è ricattabile... La seconda è che Fdi dopo aver avuto come motto 'legge e ordine', oggi che siete al potere si sentite casta intoccabile. Il caso Delmastro è l'esempio di questa vostra convinzione di essere al di sopra della legge".
Anche Elly Schlein si rivolge alla premier Meloni: "Cosa le impedisce di far dimettere Santanchè? Come è possibile accettare in silenzio, dopo che Santanchè ha detto che del pressing di Fdi se ne frega, che lei e solo lei decide se dimettersi come se non esistesse una presidente del Consiglio?". E insiste: "Meloni è stata campionessa mondiale di richieste di dimissioni e oggi ha disertato quest'aula, come fa non vergognarsi della sua incoerenza, come fa a non rendersi conto di quanto sia vigliacco il suo atteggiamento di continua fuga da quest'aula e dalla realtà? Dove si è nascosta la premier? Forse sta registrando un altro video, un contributo da inviare a una convention fra motoseghe e saluti nazisti?".
Conte ribatte anche al passaggio 'tacco 12' della ministra: "Lei ha detto che odiamo la ricchezza, ma non dica baggianate, siete voi che avete fatto la guerra ai poveri, che odiate i poveri. Noi odiamo o meglio ancora contrastiamo, la disonestà". Una questione, quella dei tacchi e delle borsette, che fa sbottare Schlein: "Lei viene qui a difendere le borsette, chi difende gli italiani dalla bollette? Noi non siamo qui per fare un processo ma per porre una gigantesca questione di opportunità politica: davanti ad accuse così gravi, per non ledere le istituzioni, avrebbe dovuto dimettersi".
La segretaria del Pd si rivolge quindi alla maggioranza: "Speriamo in un sussulto della maggioranza e dei singoli parlamentari. Se oggi salvate Santanchè dimostrate che a voi interessa difendere i vostri più che difendere l'onore delle istituzioni. Questa non è difesa nazionale, è difesa tribale". Per Elisabetta Piccolotti che interviene a nome di Avs, "il problema non è la ricchezza della ministra, il problema è che quando si è ricchi e non si pagano" gli stipendi ai lavoratori e si umiliano "le persone più povere".
Anche Iv, Più Europa e Azione che non avevano sottoscritto la mozione di sfiducia, hanno comunque dichiarato il voto a favore in aula. "Noi sappiamo che la mozione di sfiducia non sarà approvata, ma chiunque si è accorto che la ministra Santanchè non è sfiduciata da coloro che hanno presentato questa mozione ma dalla sua stessa maggioranza, dalla premier Meloni", dice Davide Faraone di Iv. Per Azione Antonio D'Alessio spiega: "Le mozioni di sfiducia non ci piacciono" e "la ministra non è colpevole fino a prova contraria" ma "è il quadro complessivo che finisce con il restituirci una politica rispetto alla quale scivolano via situazioni che non consentono una azione della ministra libera di condizionamenti". Linea simile a Riccardo Magi di Più Europa: "Per noi Santanché dovrebbe dimettersi" non per le questioni giudiziarie, ma "perché ha inanellato una serie di fallimenti da ministro". Intanto in serata l'aula ha respinto la sfiducia con 206 voti.
Londra, 25 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha confermato che ospiterà colloqui sull'Ucraina con gli alleati nel fine settimana, dopo essere tornato dall'incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. "Ospiterò diversi paesi questo fine settimana per continuare a discutere di come procedere insieme come alleati alla luce della situazione che ci troviamo ad affrontare", ha detto ai giornalisti.
Tel Aviv, 25 feb. (Adnkronos) - Le Idf e lo Shin Bet hanno sventato un piano terroristico che prevedeva l'uso di una bomba da 100 kg a Kabatiya, in Cisgiordania. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che nel corso dell'operazione, i soldati hanno perquisito decine di siti, arrestato 15 terroristi, localizzato armi e smantellato esplosivi.
Washington, 25 feb. (Adnkronos) - "Sono stata rapita dai terroristi di Hamas il 7 ottobre dal Nova Festival insieme al mio compagno, Avinatan Or. Siamo stati presi con la forza, separati e siamo entrati nell'inferno sulla terra". Lo ha detto l'ostaggio liberato Noa Argamani al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, aggiungendo che "non abbiamo più tempo! Sono qui oggi, il che è un miracolo, ma ci sono ancora 63 ostaggi che stanno vivendo questo incubo, senza sapere se vivranno o moriranno. Non c'è bisogno che vi racconti di Kfir e Ariel Bibas e della loro madre Shiri. Una madre e i suoi bambini che sono stati brutalmente assassinati in prigionia".