Il partito Russia Unita va verso il previsto successo alle elezioni parlamentari, con il 49,82% dei consensi quando è stato scrutinato il 99% dei voti, mentre l’opposizione comunista, al 20%, denuncia frodi elettorali e promette manifestazioni di piazza. Solito appoggio quasi unanime in Cecenia a Ramzan Kadyrov (99,7%), alleato di ferro del presidente, mentre il Partito Liberal-Democratico di Russia dell’ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky ed il Partito una Russia Giusta sono intorno al 7,5%
Meglio dei primi risultati, in flessione rispetto all’ultima tornata elettorale. Il partito Russia Unita del presidente Vladimir Putin va verso il previsto successo alle elezioni parlamentari, con il 49,82% dei consensi quando è stato scrutinato ormai il 99% delle schede, mentre l’opposizione denuncia frodi elettorali. Un risultato che gli garantirebbe di mantenere il controllo dei due terzi della Duma, il Partlamento di Mosca: il segretario generale di Russia Unita, Andrei Turchak ha reso noto che il partito ha preso più del 40% che porta 120 deputati e i candidati che fanno capo al partito hanno vinto 196 seggi nel voto a maggioranza secca. Nella Duma uscente, Russia unita aveva 334 seggi, in questa nuova Duma il partito potrebbe contare su 315 scranni. Nel tornata del 2016 Russia Unita vinse col 54,2%, mentre all’inizio dello scrutinio era accreditata di circa il 38%. Ma se dal partito di maggioranza si respingono le accuse di brogli arrivate dalle opposizioni, anche l’Unione europea critica lo svolgimento delle elezioni. Peter Stano, portavoce dell’Alto commissario per la Politica Estera europea, Josep Borrell, ha infatti dichiarato che il voto “si è svolto in un clima di intimidazione nei confronti delle voci critiche e indipendenti”. E gli Stati Uniti, che non riconoscono il voto nei territori ucraini occupati, hanno invitato la Russia a “onorare i suoi obblighi internazionali per rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali e mettere fine alla campagna di pressione sulla società civile, sull’opposizione politica e sui media indipendenti”, ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price.
La formazione del presidente russo, nonostante la flessione dovuta a un nuovo exploit delle opposizioni, ha potuto comunque contare sul solido sostegno dell’alleato di ferro in Cecenia, Ramzan Kadyrov, che ha ricevuto il solito appoggio quasi unanime (99,7%), oltre che su quello delle popolazioni russe del Donbass. Inoltre, in tutti i collegi uninominali di Mosca i rappresentanti di Russia Unita, o i candidati filogovernativi, hanno vinto. Stando ai dati provvisori della commissione elettorale, si è però registrato un boom di voti per il Partito Comunista con il 19,28%, mentre il Partito Liberal-Democratico di Russia dell’ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky ed il Partito una Russia Giusta sono intorno al 7,5% dei consensi nel rinnovo della Duma.
L’opposizione che ruota attorno all’attivista Alexei Navalny ha parlato di brogli elettorali, segnalando diffuse violazioni e puntando il dito contro i voti elettronici. Anche il Partito Comunista ha fatto sapere di non riconoscere i risultati del voto elettronico a Mosca, come dichiarato dal vicepresidente del Comitato centrale del partito Dmitry Novikov, mentre Vladimir Kashin ha fatto sapere che “stiamo progettando di organizzare eventi a Mosca il 25 settembre e il 3 ottobre, abbiamo depositato le domande per quei giorni”. Manifestazioni simili “si terranno in tutta la Russia, riassumeremo i risultati in strada”. Il portavoce di Borrell ha aggiunto che “in Russia c’è stato un aumento della repressione nei confronti dei media indipendenti, i politici dell’opposizione, le organizzazioni della società civile, i giornalisti, attivisti e tutto questo con l’obiettivo di mettere a tacere l’opposizione e rimuovere la concorrenza. Ciò ha portato ad una limitazione sulle scelte che i russi potevano fare e avere e anche ad una limitazione delle informazioni accurate. Chiediamo alla Federazione russa di rispettare i suoi impegni in termini di valori democratici e di tutela dei diritti umani“.
Alle accuse ha risposto lo stesso Turchak che ha definito la campagna elettorale, in cui non c’è stata opposizione, come “una delle più trasparenti”: “Non ci sono state violazioni significative”, ha aggiunto sottolineando che il partito ha dispiegato “più di 100mila osservatori ai seggi”. Posizione ribadita dal Cremlino che ha valutato positivamente le elezioni in termini di “competitività, trasparenza ed onestà”, come detto dal portavoce Dmitry Peskov: “Per il presidente, naturalmente, la cosa più importante era e rimane la competitività, la trasparenza e la correttezza delle elezioni. In questo senso, naturalmente, valutiamo il processo elettorale come molto positivo”. Il voto non è stato però monitorato dagli osservatori internazionali e indipendenti dell’Osce. Ma il clima rischia di infiammarsi, tanto che le forze di sicurezza russe hanno iniziato a transennare piazza Pushkin, a Mosca, tradizionale ritrovo per le manifestazioni delle opposizioni. Il Partito Comunista aveva già promesso un “incontro pubblico” nella capitale per analizzare i risultati del voto.
Secondo l’agenzia di stampa Interfax, i funzionari elettorali hanno ricevuto almeno 750 denunce di brogli durante il voto, mentre gli osservatori indipendenti dell’organizzazione Golos hanno elencato migliaia di irregolarità a livello nazionale, la maggior parte documentate con fotografie e filmati. Domenica, ultimo giorno delle legislative, i sostenitori di Navalny hanno accusato Google di aver bloccato i link di accesso ai Google Doc utilizzati dal movimento dell’attivista per diffondere la lista di candidati anti-Cremlino.