Sono passati novant’anni da quando i docenti universitari italiani furono obbligati al giuramento di fedeltà al fascismo. Tra i 1.225 professori che all’inizio dell’anno accademico 1931-32 vennero invitati a pronunciare quella formula – che impegnava a “formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista” – solo in 12 non si piegarono all’imposizione. Un “no” che l’Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani, ricorderà con una serie di iniziative, tra settembre e dicembre, proprio negli atenei dove insegnavano questi docenti, dodici figure che non si vogliono consegnare all’oblio. Tra loro c’erano un prete, uno scienziato, uno specialista di diritto agrario, un chirurgo, uno storico del diritto, uno storico dell’arte, un matematico. Nomi rimasti nella storia, che racchiudono vite forse non abbastanza conosciute. Eccole.
Ernesto Buonaiuti. Presbitero, ordinario di Storia del cristianesimo a Roma, fu impegnato tutta la vita a sostenere il ritorno della Chiesa alle origini evangeliche e ad applicare metodi scientifici allo studio dei testi sacri. Già nel 1926 fu scomunicato per aver difeso il movimento modernista, una corrente del cattolicesimo volta a ripensare il messaggio cristiano alla luce della società contemporanea: tre anni dopo, in seguito al Concordato, viene esonerato dalle attività didattiche e destinato a compiti extra-accademici. Il suo attaccamento alla Chiesa cattolica, che non abbandona mai, resta nonostante tutto, fortissimo, tanto che rifiuta il giuramento richiamandosi al precetto evangelico. Licenziato nel gennaio 1932, verrà riammesso all’Università soltanto a fine 1945, poco prima della morte, e ancora destinato alle ricerche in biblioteca, senza possibilità di insegnare.
Mario Carrara. È stato il successore di Cesare Lombroso nella cattedra di Antropologia criminale e medicina legale a Torino. Di idee repubblicane, con simpatie socialiste, è stato avverso al fascismo fin dalle sue origini. Destituito per il rifiuto a giurare, motivato apertamente con la sua avversione al regime, viene arrestato nel 1935 per la sua adesione a “Giustizia e Libertà” di Carlo Rosselli. Morirà due anni dopo, ancora detenuto nel carcere di Torino.
Gaetano De Sanctis. Professore di Storia antica a Roma, fu figlio di Ignazio de Sanctis, capitano della gendarmeria pontificia che nel 1870 rifiutò di giurare fedeltà al nuovo Stato unitario, perdendo il lavoro. Ciò influenzerà in modo determinante la sua scelta di non giurare, incoraggiata dalle sue convinzioni religiose e dal suo spirito di indipendenza. Venne escluso dagli incarichi accademici e dalle istituzioni culturali, tranne l’Enciclopedia italiana, per la quale – grazie ai buoni rapporti con l’ideologo fascista Giovanni Gentile – continuò a curare la sezione di Antichità classica.
Giorgio Errera. Di famiglia ebraica veneziana, laica e non osservante, si trasferisce a Torino, dove raggiunge una notevole fama come professore di Chimica. Nel 1923 rifiuta la proposta di Gentile – allora ministro dell’Istruzione del regime – di diventare rettore, motivando con ragioni personali ma anche con un giudizio negativo su un regime antidemocratico e contrario ai suoi principi liberali e nonviolenti.
Giorgio Levi Della Vida. Di famiglia ebraica veneziana non osservante, fu docente di Ebraico e lingue semitiche a Roma. Laico e di simpatie socialiste, vicino all’Illuminismo e al Positivismo, avverso al fascismo fin dalle origini, fu aggredito dagli squadristi del regime. Nel 1931 si oppone per iscritto al giuramento e viene destituito. Riceve la liquidazione ma non la pensione. Grazie alla sua grande conoscenza della filologia semitica, dell’ebraico, del mondo e della lingua araba, ottiene di poter lavorare in Vaticano. Si dedica al catalogo delle opere arabe contenute nella Biblioteca vaticana, fino a quando, nel 1945, riottiene la cattedra.
Fabio Luzzatto. Nato a Udine da famiglia ebraica, professa idee repubblicane mazziniane con simpatie socialiste. Specialista di diritto civile, in particolare agrario, nel 1898 rischia di essere destituito dalla cattedra all’università di Macerata, in quanto giudicato sovversivo. Avversa il fascismo fin dalle origini. Dal 1925 è sorvegliato speciale della polizia. Rimosso per il mancato giuramento, cui si oppone motivandone le ragioni, ottiene la pensione. Nel 1938, per le leggi razziali, gli viene addirittura ritirata la libera docenza. Avendo superato i limiti di età, dopo la caduta del regime non sarà reintegrato ma otterrà il pagamento degli stipendi arretrati.
Piero Martinetti. Professore di filosofia teoretica e morale a Milano, è l’unico filosofo universitario a rifiutare il giuramento. Liberale e spirito critico, è autore della celebre opera “Gesù Cristo e il cristianesimo”, che deve pubblicare (nel 1934) a sue spese, perché fortemente avversata dalla Chiesa cattolica. Dotato di senso religioso, è tuttavia avverso a tutte le chiese organizzate che considera vere nemiche del messaggio cristiano, mentre è fortemente attratto dallo spirito originario del cristianesimo e dalle eresie che furono combattute e annientate, a causa del loro messaggio di ritorno alle origini. Si rifiuta di giurare con una dichiarazione aperta e forte. Viene destituito. Si ritira nella sua casa nel Canavese, dove continua a essere punto di riferimento per allievi e amici.
Bartolo Nigrisoli. Fino a 60 anni è chirurgo ospedaliero a Ravenna e poi Bologna. Di idee socialiste, è impegnato tutta la vita in opere di solidarietà e di aiuto ai poveri. Avversa il fascismo fin dalle origini. Accetta la cattedra di Clinica chirurgica a Bologna nel 1922. Nel 1931, nonostante le insistenze e le pressioni dei colleghi, rifiuta, motivando apertamente la scelta, il giuramento e viene destituito. A quel punto torna a fare il chirurgo ospedaliero (senza ricevere pensione). Nel 1938, quando le associazioni mediche devono comunicare l’elenco dei medici ebrei da licenziare, si dimette da tutte, e toglie il saluto ai colleghi che approvano le epurazioni di colleghi ebrei.
Edoardo Ruffini Avondo. Fu il più giovane tra gli accademici che si opposero, rifiutando il giuramento a soli trent’anni. Studioso di Storia del diritto, è autore di un’opera ritenuta ancora oggi fondamentale sul principio maggioritario. Nonostante l’invito del padre a giurare, invia al rettore di Perugia una lettera di fuoco in cui rifiuta in nome dei propri convincimenti liberali: in seguito alle reazioni preoccupate dei colleghi e degli amici, ne invia una seconda un po’ mitigata. Non ottiene la pensione. Si trasferisce in Inghilterra, dove promuove l’Istituto italiano di cultura. Viene reintegrato nel 1944.
Francesco Ruffini. Piemontese, senatore del Regno d’Italia, fu studioso della libertà religiosa e difensore dei diritti delle minoranze religiose (ebrei e valdesi). Nel 1929 votò contro il Concordato tra Stato e Chiesa con un intervento in Senato estremamente critico: in precedenza si era espresso in Aula anche alle leggi contro la libertà di espressione e di stampa e alla riforma elettorale del 1928. Di idee laiche e liberali, si rifiuta di giurare richiamandosi alle proprie convinzioni.
Lionello Venturi. Critico e storico dell’arte a Torino, nel 1931, dopo il rifiuto, si trasferisce in Francia, dove entra in contatto con i fratelli Rosselli e il movimento di “Giustizia e Libertà”, cui poi aderì anche il figlio Franco, celebre storico torinese. Cerca di ottenere una pensione, che il regime gli fa versare in Italia, sperando di poterlo arrestare nel momento in cui fosse tornato per incassarla. Si trasferisce infine negli Usa dove diventa professore alla Johns Hopkins University di Baltimora e fronteggia l’azione dei fascisti in America. Nel 1944 riottiene la cattedra che poco più tardi torna a ricoprire.
Vito Volterra. Studioso di fama internazionale, noto per i suoi studi di analisi matematica e astronomia fisica, è anche famoso per le applicazioni della matematica alla biologia. Interventista, liberaldemocratico, membro di accademie e istituzioni scientifiche, senatore del Regno. Nel 1931 non giura con una lettera di motivazione. Viene destituito. In seguito, nel 1934, viene espulso anche dall’ Accademia dei Lincei, quando si rifiuta di prestare il giuramento richiesto agli accademici. Destituito da tutte le istituzioni scientifiche italiane, viene ammesso all’Accademia pontificia grazie a padre Agostino Gemelli, il fondatore dell’università Cattolica. Nel 1938 il re si rifiuta di destituirlo dal Senato, disapplicando le leggi razziali.
Ciascuna di queste storie verrà ricordata nelle Università italiane. Si parte il 16 ottobre a Pavia, dove si terrà un seminario nell’Aula magna dell’Università sul tema: “L’Università in camicia nera. Il caso pavese e il rifiuto di Giorgio Errera al giuramento del 1931″. Alla fine del mese l’Anpi di Roma organizzerà un convegno di approfondimento in collaborazione con il dipartimento di matematica della Sapienza sulla figura di Vito Volterra: interverranno Enrico Rogora (docente di Storia della matematica e Matematiche complementari), Roberto Natalini (Direttore dell’istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone”) e gli studenti del liceo “Volterra”. A Milano, il 22 novembre l’Anpi ha organizzato un convegno alla presenza del rettore e del Direttore del dipartimento Studi storici, sulla figura di Piero Martinetti, coinvolgendo anche gli studenti. A Perugia, il 4 dicembre, verrà deposta una lapide commemorativa dei 12 accademici all’interno dell’Università. A Torino l’Anpi provinciale ha aderito al convegno organizzato dall’Università sulle figure dei professori, mentre di recente è stato intitolato un parco a Lionello Venturi. A Bologna, infine, si parlerà di Bartolo Nigrisoli, con un focus anche sulla storia dell’Università.
Scuola
Il prete, il filosofo, il linguista, il criminologo: le storie dei 12 accademici che non giurarono fedeltà al fascismo (e gli eventi per ricordarli)
Tra i 1.225 professori che all’inizio dell’anno accademico 1931-32 vennero invitati a pronunciare quella formula - che impegnava a "formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista" - solo in 12 non si piegarono all’imposizione. Un “no” che l’Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani, ricorderà con una serie di iniziative, tra ottobre e dicembre, proprio negli atenei dove insegnavano questi docenti
Sono passati novant’anni da quando i docenti universitari italiani furono obbligati al giuramento di fedeltà al fascismo. Tra i 1.225 professori che all’inizio dell’anno accademico 1931-32 vennero invitati a pronunciare quella formula – che impegnava a “formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista” – solo in 12 non si piegarono all’imposizione. Un “no” che l’Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani, ricorderà con una serie di iniziative, tra settembre e dicembre, proprio negli atenei dove insegnavano questi docenti, dodici figure che non si vogliono consegnare all’oblio. Tra loro c’erano un prete, uno scienziato, uno specialista di diritto agrario, un chirurgo, uno storico del diritto, uno storico dell’arte, un matematico. Nomi rimasti nella storia, che racchiudono vite forse non abbastanza conosciute. Eccole.
Ernesto Buonaiuti. Presbitero, ordinario di Storia del cristianesimo a Roma, fu impegnato tutta la vita a sostenere il ritorno della Chiesa alle origini evangeliche e ad applicare metodi scientifici allo studio dei testi sacri. Già nel 1926 fu scomunicato per aver difeso il movimento modernista, una corrente del cattolicesimo volta a ripensare il messaggio cristiano alla luce della società contemporanea: tre anni dopo, in seguito al Concordato, viene esonerato dalle attività didattiche e destinato a compiti extra-accademici. Il suo attaccamento alla Chiesa cattolica, che non abbandona mai, resta nonostante tutto, fortissimo, tanto che rifiuta il giuramento richiamandosi al precetto evangelico. Licenziato nel gennaio 1932, verrà riammesso all’Università soltanto a fine 1945, poco prima della morte, e ancora destinato alle ricerche in biblioteca, senza possibilità di insegnare.
Mario Carrara. È stato il successore di Cesare Lombroso nella cattedra di Antropologia criminale e medicina legale a Torino. Di idee repubblicane, con simpatie socialiste, è stato avverso al fascismo fin dalle sue origini. Destituito per il rifiuto a giurare, motivato apertamente con la sua avversione al regime, viene arrestato nel 1935 per la sua adesione a “Giustizia e Libertà” di Carlo Rosselli. Morirà due anni dopo, ancora detenuto nel carcere di Torino.
Gaetano De Sanctis. Professore di Storia antica a Roma, fu figlio di Ignazio de Sanctis, capitano della gendarmeria pontificia che nel 1870 rifiutò di giurare fedeltà al nuovo Stato unitario, perdendo il lavoro. Ciò influenzerà in modo determinante la sua scelta di non giurare, incoraggiata dalle sue convinzioni religiose e dal suo spirito di indipendenza. Venne escluso dagli incarichi accademici e dalle istituzioni culturali, tranne l’Enciclopedia italiana, per la quale – grazie ai buoni rapporti con l’ideologo fascista Giovanni Gentile – continuò a curare la sezione di Antichità classica.
Giorgio Errera. Di famiglia ebraica veneziana, laica e non osservante, si trasferisce a Torino, dove raggiunge una notevole fama come professore di Chimica. Nel 1923 rifiuta la proposta di Gentile – allora ministro dell’Istruzione del regime – di diventare rettore, motivando con ragioni personali ma anche con un giudizio negativo su un regime antidemocratico e contrario ai suoi principi liberali e nonviolenti.
Giorgio Levi Della Vida. Di famiglia ebraica veneziana non osservante, fu docente di Ebraico e lingue semitiche a Roma. Laico e di simpatie socialiste, vicino all’Illuminismo e al Positivismo, avverso al fascismo fin dalle origini, fu aggredito dagli squadristi del regime. Nel 1931 si oppone per iscritto al giuramento e viene destituito. Riceve la liquidazione ma non la pensione. Grazie alla sua grande conoscenza della filologia semitica, dell’ebraico, del mondo e della lingua araba, ottiene di poter lavorare in Vaticano. Si dedica al catalogo delle opere arabe contenute nella Biblioteca vaticana, fino a quando, nel 1945, riottiene la cattedra.
Fabio Luzzatto. Nato a Udine da famiglia ebraica, professa idee repubblicane mazziniane con simpatie socialiste. Specialista di diritto civile, in particolare agrario, nel 1898 rischia di essere destituito dalla cattedra all’università di Macerata, in quanto giudicato sovversivo. Avversa il fascismo fin dalle origini. Dal 1925 è sorvegliato speciale della polizia. Rimosso per il mancato giuramento, cui si oppone motivandone le ragioni, ottiene la pensione. Nel 1938, per le leggi razziali, gli viene addirittura ritirata la libera docenza. Avendo superato i limiti di età, dopo la caduta del regime non sarà reintegrato ma otterrà il pagamento degli stipendi arretrati.
Piero Martinetti. Professore di filosofia teoretica e morale a Milano, è l’unico filosofo universitario a rifiutare il giuramento. Liberale e spirito critico, è autore della celebre opera “Gesù Cristo e il cristianesimo”, che deve pubblicare (nel 1934) a sue spese, perché fortemente avversata dalla Chiesa cattolica. Dotato di senso religioso, è tuttavia avverso a tutte le chiese organizzate che considera vere nemiche del messaggio cristiano, mentre è fortemente attratto dallo spirito originario del cristianesimo e dalle eresie che furono combattute e annientate, a causa del loro messaggio di ritorno alle origini. Si rifiuta di giurare con una dichiarazione aperta e forte. Viene destituito. Si ritira nella sua casa nel Canavese, dove continua a essere punto di riferimento per allievi e amici.
Bartolo Nigrisoli. Fino a 60 anni è chirurgo ospedaliero a Ravenna e poi Bologna. Di idee socialiste, è impegnato tutta la vita in opere di solidarietà e di aiuto ai poveri. Avversa il fascismo fin dalle origini. Accetta la cattedra di Clinica chirurgica a Bologna nel 1922. Nel 1931, nonostante le insistenze e le pressioni dei colleghi, rifiuta, motivando apertamente la scelta, il giuramento e viene destituito. A quel punto torna a fare il chirurgo ospedaliero (senza ricevere pensione). Nel 1938, quando le associazioni mediche devono comunicare l’elenco dei medici ebrei da licenziare, si dimette da tutte, e toglie il saluto ai colleghi che approvano le epurazioni di colleghi ebrei.
Edoardo Ruffini Avondo. Fu il più giovane tra gli accademici che si opposero, rifiutando il giuramento a soli trent’anni. Studioso di Storia del diritto, è autore di un’opera ritenuta ancora oggi fondamentale sul principio maggioritario. Nonostante l’invito del padre a giurare, invia al rettore di Perugia una lettera di fuoco in cui rifiuta in nome dei propri convincimenti liberali: in seguito alle reazioni preoccupate dei colleghi e degli amici, ne invia una seconda un po’ mitigata. Non ottiene la pensione. Si trasferisce in Inghilterra, dove promuove l’Istituto italiano di cultura. Viene reintegrato nel 1944.
Francesco Ruffini. Piemontese, senatore del Regno d’Italia, fu studioso della libertà religiosa e difensore dei diritti delle minoranze religiose (ebrei e valdesi). Nel 1929 votò contro il Concordato tra Stato e Chiesa con un intervento in Senato estremamente critico: in precedenza si era espresso in Aula anche alle leggi contro la libertà di espressione e di stampa e alla riforma elettorale del 1928. Di idee laiche e liberali, si rifiuta di giurare richiamandosi alle proprie convinzioni.
Lionello Venturi. Critico e storico dell’arte a Torino, nel 1931, dopo il rifiuto, si trasferisce in Francia, dove entra in contatto con i fratelli Rosselli e il movimento di “Giustizia e Libertà”, cui poi aderì anche il figlio Franco, celebre storico torinese. Cerca di ottenere una pensione, che il regime gli fa versare in Italia, sperando di poterlo arrestare nel momento in cui fosse tornato per incassarla. Si trasferisce infine negli Usa dove diventa professore alla Johns Hopkins University di Baltimora e fronteggia l’azione dei fascisti in America. Nel 1944 riottiene la cattedra che poco più tardi torna a ricoprire.
Vito Volterra. Studioso di fama internazionale, noto per i suoi studi di analisi matematica e astronomia fisica, è anche famoso per le applicazioni della matematica alla biologia. Interventista, liberaldemocratico, membro di accademie e istituzioni scientifiche, senatore del Regno. Nel 1931 non giura con una lettera di motivazione. Viene destituito. In seguito, nel 1934, viene espulso anche dall’ Accademia dei Lincei, quando si rifiuta di prestare il giuramento richiesto agli accademici. Destituito da tutte le istituzioni scientifiche italiane, viene ammesso all’Accademia pontificia grazie a padre Agostino Gemelli, il fondatore dell’università Cattolica. Nel 1938 il re si rifiuta di destituirlo dal Senato, disapplicando le leggi razziali.
Ciascuna di queste storie verrà ricordata nelle Università italiane. Si parte il 16 ottobre a Pavia, dove si terrà un seminario nell’Aula magna dell’Università sul tema: “L’Università in camicia nera. Il caso pavese e il rifiuto di Giorgio Errera al giuramento del 1931″. Alla fine del mese l’Anpi di Roma organizzerà un convegno di approfondimento in collaborazione con il dipartimento di matematica della Sapienza sulla figura di Vito Volterra: interverranno Enrico Rogora (docente di Storia della matematica e Matematiche complementari), Roberto Natalini (Direttore dell’istituto per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone”) e gli studenti del liceo “Volterra”. A Milano, il 22 novembre l’Anpi ha organizzato un convegno alla presenza del rettore e del Direttore del dipartimento Studi storici, sulla figura di Piero Martinetti, coinvolgendo anche gli studenti. A Perugia, il 4 dicembre, verrà deposta una lapide commemorativa dei 12 accademici all’interno dell’Università. A Torino l’Anpi provinciale ha aderito al convegno organizzato dall’Università sulle figure dei professori, mentre di recente è stato intitolato un parco a Lionello Venturi. A Bologna, infine, si parlerà di Bartolo Nigrisoli, con un focus anche sulla storia dell’Università.
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Milano, 14 mar. (Adnkronos) - Il Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, indagato per l'omicidio del 13 agosto 2007 a Garlasco, va confrontato con il Dna trovato "sotto le unghie della vittima e con le ulteriori tracce di natura biologica rinvenute sulla scena del crimine". E' quanto ha disposto, con un provvedimento del 6 marzo scorso, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli che ha autorizzato il prelievo coattivo della traccia biologica dell'indagato effettuato ieri.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Domani, alle ore 11:30, a Roma, nell’Europa Experience-David Sassoli (piazza Venezia, 6), si svolgerà l’incontro con i promotori dell’appello (che ha superato le 5mila adesioni) “Per un’Europa libera e forte”, lanciato dalla vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. L’appello, si legge nel testo, “nasce dall’urgenza invariata che il Manifesto di Ventotene tracciò durante il secondo conflitto mondiale, per un’Europa federale e per un nuovo europeismo in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli”.
Previsti, tra gli altri, gli interventi di Carlo Calenda, segretario di Azione; Riccardo Magi, segretario di Più Europa; Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa; Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia viva; Christian Rocca, direttore de 'Linkiesta'; Nathalie Tocci e Nona Mikhelidze, dell’Istituto affari internazionali; Piero Fassino, deputato Pd; Alessandro Sterpa, professore dell’Università degli Studi della Tuscia; Sofia Ventura, professoressa dell’Università di Bologna; Vittorio Emanuele Parsi, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Angelo Chiorazzo, vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata; Stefano Ceccanti, professore dell'Università 'La Sapienza' di Roma; Giorgio Gori, eurodeputato Pd; Roberto Castaldi, politologo; Guy Verhofstadt, già Primo ministro del Belgio.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Nei Porti di Roma e del Lazio, il 2024 mette in luce un mercato delle crociere “fiorente”: sono 3.459.238 i crocieristi transitati nel corso dell’anno a Civitavecchia, in aumento del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2023; cifra che, stando alle previsioni, aumenterà di un ulteriore 2,8% alla fine dell’anno in corso. Lo riferisce l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, evidenziando che il nuovo record assoluto delle crociere traina anche il traffico totale dei passeggeri (crociere e autostrade del mare) che sfonda il muro dei 5 milioni (5.005.142).
Per quanto riguarda il settore delle merci, il network dei Porti di Roma e del Lazio, con un totale complessivo di poco più di 13 milioni di tonnellate di merci movimentate, registra una diminuzione pari al 6,5% (-905.333 tonnellate), legata – spiega l’Autorità – al calo delle merci solide del porto di Civitavecchia (-17,2%), in particolar modo al carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord, ormai prossima alla chiusura in vista del previsto phase out di fine anno e dove, negli ultimi dodici mesi, si sono sbarcate poco più di 100 mila tonnellate.
“Il grosso della perdita di quasi un milione di tonnellate è imputabile, principalmente, alla chiusura della centrale a carbone Enel e a scelte nazionali e di sistema prese negli ultimi 10 anni che vanno ben oltre le nostre competenze e che sono state imposte all’Autorità e che sono, anche, fuori dalla facoltà di ogni singolo operatore di compensare questa perdita”, fa presente infatti il Commissario Straordinario dell’Adsp, Pino Musolino, assicurando che però “il sistema nel complesso comunque tiene, con dati molto significativi e importanti nei porti di Fiumicino e Gaeta soprattutto nelle rinfuse e a Civitavecchia i dati in generale sono positivi e confortanti, tenuto conto delle due importanti crisi che hanno attraversato il Mediterraneo nel 2024, vedendoci allineati alle stime di traffico della stragrande maggioranza dei porti italiani e mediterranei. Restiamo comunque vigili e monitoriamo la questione di Torre Valdaliga Nord – conclude Musolino – che rappresenta una ferita importante e un grande limite alla pianificazione e alla possibilità di fare dei ragionamenti concreti per il prossimo futuro rispetto al nostro sistema portuale”.
Si conferma il trend di crescita dei crocieristi imbarcati e sbarcati nel porto di Roma (+5,7%) che continua a caratterizzarsi sempre più come “home port”. In aumento anche il numero degli accosti delle città galleggianti che, con un totale di 841, crescono di 32 unità (+4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E si registra un incremento percentuale, rispetto al 2023, delle altre categorie di rinfuse solide nel porto di Civitavecchia: la categoria dei “prodotti metallurgici, minerali di ferro…”, cresce del 54% per un totale di 546.990 tonnellate movimentate (+191.766), mentre è pari al 198,6% l’incremento della categoria “minerali grezzi, cementi e calci” che movimenta 175.991 tonnellate totali (+117.060 rispetto al 2023). In crescita anche le rinfuse liquide (+15,6%; +161.474), per un totale di 1.194.688 tonnellate.
Nella categoria “automezzi”, si segnala la crescita dell’8,3% (+15.390) delle “auto in polizza” per un totale di 200.969 auto movimentate. Segnali positivi dal porto di Fiumicino che registra un costante aumento (+10,6%) del traffico complessivo, costituito essenzialmente dai prodotti raffinati che servono l’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino, che superano i 3,4 milioni di tonnellate totali (3.414.153). Nel porto di Gaeta si evidenzia l'incremento del 17,8% delle merci solide (782.377 tonnellate totali) che bilanciano il calo del 10,8% delle merci liquide e contribuiscono, così, a mantenere sostanzialmente stabile il traffico complessivo del porto gaetano che, in totale, movimenta 1.799.438 tonnellate.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, ha presentato stamane alla Camera la proposta di riforma della legge 54/2006 sull’affidamento condiviso dei minori. L’iniziativa, promossa, con il contributo della senatrice Paola Binetti, mira a correggere le criticità della normativa vigente che, in molti casi, ha esposto i bambini al rischio di rimanere in contatto con genitori maltrattanti. “Nel 2023 le Forze di Polizia -spiega una nota- hanno ricevuto oltre 13.700 richieste di intervento per violenza domestica e negli ultimi cinque anni 427.000 minori sono stati esposti a maltrattamenti. In circa il 42% dei casi le violenze si sono consumate alla presenza dei bambini, con conseguenze devastanti sul loro sviluppo psicologico ed emotivo”.
“La proposta di legge punta a introdurre criteri più stringenti per l’affidamento, prevedendo l'affido esclusivo al genitore non violento nei casi di maltrattamento, il divieto dell’utilizzo della Sindrome di alienazione parentale (Pas) nei tribunali e procedure d’urgenza per la tutela dei minori”.
“La sicurezza dei bambini deve venire prima di qualsiasi principio astratto di bigenitorialità evitando che vengano affidati a genitori violenti” ha affermato Cesa, sottolineando l’importanza di una riforma che garantisca ai minori un futuro protetto. “Da sempre impegnati nella difesa della dignità della famiglia sottolineiamo l'urgenza di proteggere i figli da ogni situazioni di abuso” ha aggiunto Binetti, sostenendo che la famiglia deve restare un luogo di amore e crescita e non di paura e coercizione.
Roma, 14 mar. (Adnkronos Salute) - L'emicrania, che non è un semplice mal di testa, è la prima causa di invalidità tra le giovani donne e fonte di enormi costi per il Servizio sanitario nazionale. Oggi le nuove terapie, come gli anticorpi monoclonali, hanno liberato le persone che ne soffrono dagli attacchi frequenti. Importante compiere l'ultimo miglio per il riconoscimento della patologia da una malattia sociale a cronica. Di tutto questo si è discusso oggi alla Casa del Cinema di Roma all'evento 'EMpatia, EMpowerment, EMicrania - Vivere la vita', promosso da Organon Italia. L'incontro, che ha visto la partecipazione di numerose istituzioni, società scientifiche e associazioni di pazienti nazionali e internazionali, è stato anche l'occasione per annunciare l'entrata di Organon, a livello global, nel network 'Migraine Friendly Workplace', promosso dall'associazione European Migraine Headache Alliance (Emha). Si tratta di una community di aziende impegnate per assicurare l'abbattimento degli stigmi e garantire l'inclusione delle persone con emicrania nella propria organizzazione.
L'emicrania è disabilitante e si caratterizza da dolore intenso e pulsante alla testa che può durare ore o giorni e che spesso si accompagna a nausea, vomito, aumento della sensibilità a luce, suoni, rumori e odori, affaticamento, ricorda una nota. Seconda malattia più disabilitante del genere umano, colpisce circa il 12% della popolazione mondiale e colpisce 3 volte di più le donne rispetto agli uomini. In Italia, si stima che circa 6 milioni di persone ne soffrano: 4 milioni sono donne. L'emicrania cronica può influire negativamente sulla vita relazionale, sentimentale su carriera, istruzione, sicurezza finanziaria, salute mentale. In un sondaggio, il 25% delle donne che ne soffrono ha riferito che i sintomi depressivi ed ansiosi erano correlati agli attacchi di emicrania e disturbi del sonno.
"E' fondamentale - afferma Cristina Tassorelli, direttore Headache Science Centre Irccs Mondino, Past President International Headache Society (Ihs), professore ordinario e direttore Scuola di specializzazione di Neurologia dell'Università degli Studi di Pavia - creare una cultura dell'emicrania, una consapevolezza sociale della gravità di questa patologia, che possa eliminare eventuali stigmi e che possa portare alla luce il vissuto delle persone. E' altrettanto importante che i pazienti siano a conoscenza di tutti i possibili percorsi di cura. Occorre assicurare al paziente, in relazione alla forma e alla severità della malattia, all'età, al genere, alle condizioni e ai fattori che hanno un impatto sulla sintomatologia, un sistema di cure in linea con gli standard europei, le linee guida e con il progresso delle conoscenze medico-scientifiche".
La sovrapposizione con il mal di testa è fuorviante ed è spesso causa di mancata o ritardata diagnosi. Uno studio europeo condotto in 10 Paesi ha evidenziato che il 40% dei pazienti ha dovuto aspettare più di 5 anni per una prescrizione dopo la diagnosi. "L'emicrania è una delle patologie neurologiche più studiate e sulle quali è disponibile un gran numero di opzioni terapeutiche - spiega Piero Barbanti, direttore Unità per la cura e la ricerca su Cefalee e dolore dell'Irccs San Raffaele di Roma, professore associato di Neurologia all'Università San Raffaele di Roma e presidente Aic, Associazione italiana per la lotta contro le cefalee - L'armamentario terapeutico prevede farmaci per la terapia acuta con antinfiammatori, triptani e gepanti, volta ad alleviare i sintomi durante un attacco emicranico. Abbiamo poi la terapia di profilassi, mirata a prevenire o ridurre la severità degli attacchi che include anticonvulsivanti, betabloccanti, calcioantagonisti, antidepressivi e tossina botulinica, oltre ai recenti farmaci innovativi. Tra questi, gli anticorpi monoclonali anti-Cgrp sono nuovi farmaci specifici e selettivi, che hanno dato ottimi risultati nel ridurre significativamente i sintomi e gli attacchi emicranici già dalle prime somministrazioni, con eccellente tollerabilità. Tali farmaci consentono ai pazienti di ritornare a vivere ogni momento della vita in maniera piena e presente. Ciononostante, non sono ancora utilizzati a sufficienza e come prima scelta terapeutica, diversamente da quanto raccomandato dalle linee guida europee".
In Italia l'impatto economico della malattia è stimato intorno ai 20 miliardi di euro all'anno, dovuto a costi diretti (farmaci, visite mediche, test diagnostici, ricoveri ospedalieri) e costi indiretti (perdita di giornate lavorative, ridotta efficienza produttiva, tempo richiesto per la gestione della malattia e sottratto ad attività extra-lavorative). Questi ultimi rappresentano il 90% del costo complessivo.
"Organon è impegnata tutti i giorni a favorire la salute delle donne concentrandosi su quelle patologie che colpiscono in modo disproporzionale l'universo femminile - sottolinea Flavia Binetti, Organon Italia - L'emicrania rappresenta oggi una delle nostre priorità strategiche. Desideriamo offrire non solo la nostra proposta di valore nella cura e nella prevenzione di questa patologia, ma anche presentarci come partner di riferimento per supportare medici e pazienti nella costruzione di una alleanza terapeutica fondata sull'educazione e il dialogo. A dimostrazione del nostro impegno quotidiano nell'emicrania, siamo orgogliosi di essere entrati a far parte, a livello globale, del network 'Migraine friendly workplace' promosso da Emha. La partecipazione di Organon a questa iniziativa è parte integrante della nostra cultura che mira a creare un ambiente di lavoro in cui i dipendenti si sentano supportati, compresi e incoraggiati a gestire efficacemente la propria salute. Siamo fieri di questo riconoscimento e motivati nel proseguire in questo percorso di benessere e di crescita dalla nostra cultura aziendale fondata sull’inclusione e le pari opportunità".
Spesso si tende a banalizzare la problematica e a dare una lettura distorta delle effettive gravi limitazioni fisiche e cognitive che accompagnano la crisi emicranica. "I pazienti vivono una pesante stigmatizzazione per la mancata comprensione da parte del mondo esterno degli effetti disabilitanti dell'emicrania, in particolare da parte di colleghi e datori di lavoro - rimarca Elena Ruiz de la Torre, Executive Director Emha - Riconoscere l'esistenza di aziende che dimostrano responsabilità e sensibilità nei confronti dei propri dipendenti con emicrania e che mettono in campo iniziative per abbattere lo stigma e favorire l'inclusione è certamente un grande passo in avanti. Per questo siamo molto felici di annoverare Organon nella community 'migraine friendly' di aziende promossa dalla nostra associazione".
Appare fondamentale - concordano gli esperti - affrontare l'emicrania con un approccio olistico che includa la cura e la prevenzione attraverso l'utilizzo tempestivo delle nuove terapie come gli anticorpi monoclonali e preveda un lavoro congiunto di tutti i professionisti che ruotano intorno alla patologia con una presa in carico multidisciplinare del paziente. L'auspicio è che l'emicrania sia oggetto di attenzione da parte delle Istituzioni ad ogni livello, per garantirne il riconoscimento di malattia cronica all'interno del Piano nazionale sulla cronicità, alla stregua del diabete e dell'insufficienza renale cronica che portano con sé minori costi rispetto all'emicrania.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - "Previste oltre 10.000 persone, con molte adesioni dal mondo dei liberi sindacati, della piccola media impresa, della cultura, e con la spontanea partecipazione di decine di comitati di cittadini. Nonostante il black out dell'informazione che accende i riflettori solo sulla manifestazione guerrafondaia voluta da 'Repubblica' e Michele Serra, noi saremo l'unica piazza della pace e della sovranità del popolo italiano contro un'Europa del riarmo che dimentica ogni questione sociale e vuole spendere in armamenti i soldi destinati a sanità, stato sociale, politiche per il lavoro e attività produttive. L'Italia apartitica, quella della bandiera italiana citata nella Costituzione che ripudia i conflitti bellici come risoluzione delle controversie sarà a la Bocca della Verità, sabato 15 alle ore 15:30, contro l'Europa di Von der Leyen che vorrebbe mandarci a morire per l'Ue". Ad affermarlo, Marco Rizzo e Francesco Toscano, che hanno indetto la manifestazione apartitica sotto il tricolore per la pace e la sovranità.
Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) - "Mirikizumab ed è un anticorpo monoclonale che blocca in maniera selettiva l’interleuchina 23 (Il-23), uno dei fattori principalmente coinvolti nell'indurre e mantenere l'infiammazione cronica dell'intestino" che è "responsabile di una serie di sintomi invalidanti come la diarrea, il dolore addominale, ma anche di sequele a lungo termine come stenosi e fistole che spesso richiedono l'intervento chirurgico. Già approvato in una malattia simile, la colite ulcerosa, oggi trova approvazione" in Europa "anche per la malattia di Crohn". Così all’Adnkronos Salute Massimo Claudio Fantini, segretario generale di Ig-Ibd (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease) e professore ordinario di Gastroenterologia, università degli Studi di Cagliari, direttore della Sc di Gastroenterologia, Aou di Cagliari, commenta il via libera in Europa della terapia con cui "potremo finalmente trattare" anche i pazienti con malattia di Crohn.
L'approvazione di mirikizumab "si basa sui risultati ottenuti da un complesso programma di sviluppo" con gli studi "Vivid 1 e 2. Il primo ha esplorato l'efficacia di questo farmaco nella malattia di Crohn nel breve e nel lungo termine, inteso come un anno - illustra Fantini - Vivid 2 è un programma di estensione dello studio in cui i pazienti sono stati trattati oltre 2 anni. I risultati principali di questo programma di studio hanno dimostrato una ottima efficacia del farmaco. Lo studio è stato disegnato proprio per mimare quella che è la normale pratica clinica, la normale gestione di questi pazienti in ambulatorio. In particolare ha dimostrato come quasi il 50% dei pazienti che ottengono una risposta clinica a 12 settimane, raggiungono una remissione completa dei sintomi a un anno". In particolare "abbiamo notato" che si tratta di una "remissione senza bisogno di corticosteroidi, una delle terapie che cerchiamo di evitare proprio a causa degli importanti effetti collaterali che possono dare".
Oltre all’efficacia clinica si è ottenuta una "remissione endoscopica, cioè la guarigione delle ulcere a livello intestinale - precisa lo specialista - Sono stati presi anche in considerazione nuovi” sintomi “clinici, come l'urgenza evacuativa, estremamente invalidante”, che si riduce “già nelle prime settimane di trattamento, con il miglioramento della qualità di vita del paziente". I dati dal Vivid 2, "quindi sul trattamento oltre l'anno - aggiunge Fantini - hanno dimostrato che circa l’80-90% dei pazienti che inizialmente avevano iniziato la terapia, rimane in remissione". Questo significa che "se nel paziente questa terapia funziona, funziona per un lungo periodo di tempo, e che quindi c'è la possibilità di trattare per molto tempo questi pazienti con ottimi risultati". Tutti i pazienti affetti da queste malattie infiammatorie dell’intestino "sanno benissimo come purtroppo non ci sia una cura definitiva - conclude - La possibilità di avere a disposizione nuovi farmaci, con nuovi meccanismi di azione, rappresenta una possibilità in più per i nostri pazienti di avere la prospettiva di rimanere in remissione, con lo stesso farmaco, più a lungo".