Al termine di una ricerca durata anni, il 15 settembre Amnesty International ha denunciato che dal gennaio 2010 al settembre 2021 almeno 72 detenuti sono morti nelle carceri iraniane e, nonostante ampie prove dell’uso della tortura, dei gas lacrimogeni o delle armi da fuoco da parte degli agenti penitenziari, nessuno è stato mai chiamato a risponderne alla giustizia.
L’ultimo caso è quello di Yaser Mangouri, morto nella prigione di Urmia, nella provincia dell’Azerbaigian occidentale, neanche due settimane fa, l’8 settembre. Era stato arrestato il 17 luglio. La versione ufficiale delle autorità sull’accaduto è che è perito durante uno scontro a fuoco al momento dell’arresto. La famiglia ha replicato che Mangouri era stato arrestato appena uscito di casa e che non aveva armi. Le autorità hanno rifiutato di restituire il corpo.
L’elenco stilato da Amnesty International non comprende le decine di casi in cui la morte sarebbe stata causata dal diniego di cure mediche. I 72 decessi, la maggior parte dei quali è avvenuta a partire dal 2015, sono stati registrati in 42 prigioni e centri di detenzione di 16 province.
In 46 casi, sulla base di quanto accertato da Amnesty International, la causa del decesso è stata la tortura. Altri 15 prigionieri sono stati uccisi durante le rivolte contro la diffusione della pandemia da Covid-19 nelle carceri del paese. Negli altri 11 casi, le circostanze sospette della morte devono essere ancora chiarite. Dei 46 decessi avvenuti a seguito di torture, nella maggior parte dei casi queste sono state praticate durante la fase iniziale delle indagini: 28 detenuti sono morti entro pochi giorni dall’arresto, uno subito dopo e un altro addirittura durante il trasferimento dal luogo dell’arresto a quello di detenzione.
Su 24 delle 46 morti sotto tortura, le autorità iraniane hanno fatto dichiarazioni ufficiali, attribuendo il decesso a suicidio in sette casi, a infarto o altri problemi di salute in 12 casi, a overdose in tre casi, a scontri a fuoco durante l’arresto in due casi.
Foto copyright: Amnesty International