Non la Juventus, che sembrava destinata a spadroneggiare di nuovo dopo un anno sabbatico e invece non ha vinto una partita. Nemmeno l’Inter campione d’Italia, non smantellata ma di sicuro indebolita e più fragile. E non ancora Milan, Roma, Atalanta, in attesa del Napoli stasera unico a poter rimanere a punteggio pieno. Preso è ancora presto ma questa Serie A stravolta dal Covid che ha azzerato il mercato e livellato i divari sembra non avere più un padrone. Nessuno domina. Quindi tutti, fino a prova contraria, possono vincere.

Juventus-Milan era il primo, classico big match che poteva fare un po’ da spartiacque della stagione. Se avesse vinto il Milan e perso la Juve, i rossoneri avrebbero lanciato un messaggio pesantissimo al campionato, a punteggio pieno e con due scontri diretti già all’attivo, mentre i bianconeri sarebbero scivolati addirittura a -11. Viceversa, si sarebbe rilanciato Allegri e già sarebbero iniziati i processi sulla rosa di Pioli inadatta a reggere il doppio impegno con l’Europa. È finita in pareggio, risultato che accontenta tutti e nessuno, dice tutto e niente. L’1-1 di Torino sicuramente va a meglio agli ospiti, che hanno saputo riprendere una partita iniziata male ribadendo la propria forza.

Oggi il Milan resta la squadra più in forma della Serie A, eppure non ha vinto. La Juve rimanda ancora l’appuntamento col primo successo, resta ferma a quota 2 punti ma oggi, dopo solo quattro giornate, ironizzare sulla classifica o sul prossimo “scontro salvezza” contro lo Spezia sarebbe fin troppo facile e anche poco intelligente. Non c’è nulla da aggiungere che non si sapesse già dopo la sconfitta contro il Napoli. È la combinazione dei risultati, non solo il big match di Torino ma anche gli altri campi, ad essere forse l’elemento più significativo della giornata.

Ha perso la Roma di Mourinho, che straripante di entusiasmo sembrava lanciata in una corsa inarrestabile: ma a ben vedere avrebbe potuto già perdere contro il Sassuolo e lo scivolone di Verona ha svelato (perché solo le sconfitte lo fanno) gli attuali limiti di una squadra giovane, brillante ma ancora tanto squilibrata e per certi versi ingenua. Ha faticato ancora l’Atalanta, che non riesce a scrollarsi di dosso le scorie di inizio stagione. Forse giusto la Lazio sembra un po’ già essersi sfilata per manifesta inferiorità della rosa che non è stata costruita come la scelta di Sarri avrebbe meritato, anche se oggettivamente nessuno la pretendeva da scudetto, e comunque anche qui è troppo presto per dare giudizi definitivi.

Se stasera il Napoli batterà l’Udinese, resterà l’unica a punteggio pieno, davanti al Milan. E all’Inter, che sabato ha stravinto, contro il Bologna, confermando un po’ quella sensazione di un grande potenziale che procede un po’ a sprazzi, senza più quella solidità da carro armato che aveva acquisito la formazione di Conte. Le pretendenti sono tante, ancora praticamente tutte ma nessuno in questo inizio di campionato, per un motivo o per l’altro, sembra ancora pronta a inanellare quella serie di 7-8 vittorie consecutive che scavano la differenza. Che poi il punto è proprio questo, non essere solo la più forte, ma la più continua. Perché è così che si vincono i campionati, ma solo alla fine. Siamo ancora all’inizio.

Twitter: @lVendemiale

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