È innegabile e naturale: sarà calata la mascella a più d’uno, tifoso del Napoli e non, a guardare Frank Zambo Anguissa impadronirsi in poche giornate del centrocampo della squadra di Spalletti, offrendo prestazioni mostruose a livello fisico e tattico. Lo stesso era capitato lo scorso anno ai supporters del Milan quando al centro della difesa si era sistemato, giganteggiando, Fikayo Tomori. Meraviglie ha fatto a Roma Mkhitaryan, e oggi il centravanti Abraham pare uno che può spaccare le partite. E pur in un momento difficile, nessuno negherebbe che uno degli elementi imprescindibili per gli equilibri della Juventus è il brasiliano Danilo: testa, tattica, capacità di adattamento e tanta esperienza. Cos’hanno in comune tutti questi giocatori? Che da esuberi in Premier League, in maniera più o meno marcata, sono diventati punti fermi delle squadre di Serie A. Giudizio sospeso su Anguissa, che ha giocato solo tre partite a Napoli, ma impressionando in positivo contro Juve e Udinese e mettendo d’accordo tutti: si parla di un calciatore che tuttavia viene da una retrocessione dalla Premier alla Championship col Fulham, oggi punto fermo di una squadra prima in classifica in Serie A.
E la difesa del Milan tornato in Champions a dar fastidio a una big come il Liverpool non può prescindere da Simon Kjaer e da Fikayo Tomori: il secondo in particolare è stato una sorpresa, centrale tostissimo, difficile da superare per le doti atletiche e anche per senso tattico…ma era esubero al Chelsea che lo ha mandato prima per tre anni in prestito in Championship, tra Brighton, Hull City e Derby County prima di cederlo al Milan, dopo una stagione con sole 15 presenze tra i blues. Oggi la Juventus vive un momento difficile, ma ci sono pochi dubbi sull’importanza di Danilo nello scacchiere di Allegri: terzino destro di base ma duttile e adattabile praticamente ovunque per un’intelligenza tattica fuori dal comune, tant’è che è stato utilizzato persino davanti alla difesa. Imprescindibile per un top club italiano e mondiale, come la Juve, esubero al Manchester City dove ha giocato 34 partite di Premier in due anni per poi essere utilizzato come pedina di scambio nell’affare che ha portato Cancelo alla corte di Guardiola.
Grandi affari in Premier anche per la Roma: preziosissimo Mkhitaryan, che nello scorso campionato ha avuto un impatto importantissimo (molto più di Pedro, altro calciatore arrivato dall’Inghilterra) tanto che Mourinho si è speso fortemente per la sua riconferma. Anche l’armeno è arrivato in Italia dopo essere diventato un “peso” per i top club inglesi: il Manchester United (dove ha avuto rapporti difficili proprio con Mourinho) e l’Arsenal. E poi Chris Smalling, che prima di essere funestato dagli infortuni era diventato una colonna della difesa giallorossa, in lista di sbarco sempre dal Manchester United, e ora anche Tammy Abraham, centravanti che ha già mostrato ottime cose, ma che l’allenatore blues Tuchel non vedeva come protagonista al Chelsea. Ha imboccato la strada del ritorno Moise Kean con la prospettiva di diventare protagonista alla Juventus e in Nazionale, dopo un’annata non troppo esaltante all’Everton ed una buona al Psg. Insomma, una rotta che si è nettamente invertita: a cavallo degli anni ’90 talenti indiscussi e indiscutibili come Benny Carbone, che però in Italia erano chiusi o incompresi, facevano stropicciare gli occhi ai tifosi inglesi, dello Sheffield Wednesday in particolare, o Paolo Di Canio (per un periodo di tempo assieme a Benny Carbone), Stefano Eranio tuttora considerato tra i calciatori più importanti a vestire la maglia del Derby County per non parlare di Gianfranco Zola ribattezzato “Magic Box” dai supporters del Chelsea per le giocate incredibili che per 7 anni ha offerto alla platea di Stamford Bridge. Discorso da estendere naturalmente agli stranieri che dopo campionati non convincenti in A diventavano protagonisti in Premier: da Dennis Bergkamp dall’Inter all’Arsenal, così come Nwankwo Kanu in un percorso identico, Thierry Henry dalla Juve ai Gunners, Mikael Silvestre al Manchester United, Marcel Desailly insieme a tanti altri ex Serie A al Chelsea. Insomma, rotte inverse così come la curva del prestigio dei due campionati negli ultimi 25 anni.