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Dal decreto Green pass alla riforma della giustizia: 5 voti di fiducia in 48 ore. Al governo Draghi la mega-maggioranza non basta

Alla Camera arriva il 14esimo voto “blindato” dall’insediamento dell’esecutivo a febbraio. E al Senato ne arriveranno altri 4, tre dei quali per la riforma del civile e del penale. Il sostegno di quattro quinti del Parlamento non è sufficiente per approvare senza il rischio di blitz dei partiti. Protesta delle opposizioni, da Meloni agli ex M5s

Decreto Green pass bis (prima alla Camera e poi al Senato), riforma del processo civile e del processo penale. Il governo Draghi, quello con la terza maggioranza più larga di sempre, in neanche 48 ore ha chiesto o programmato di chiedere cinque voti di fiducia. Un modo per tenere insieme forze variegate e scampare i blitz dei partiti, ma anche l’espediente che evita al Parlamento di discutere almeno sui testi o addirittura avanzare modifiche. Al momento l’esecutivo è a quota 14 voti di fiducia, che diventeranno 15 questa sera a Palazzo Madama. Ad agosto scorso, alla chiusura dei lavori, la media era quella di 1 fiducia ogni 13,39 giorni: ovvero simile (se non leggermente peggiore) al governo Conte 2 quando era stata posta 1 fiducia ogni 13,5 giorni. Per l’anno e tre mesi di governo dei gialloverdi invece, la fiducia è stata 1 ogni 30 giorni circa. Chi protesta ora sono le uniche forze di opposizione: Fratelli d’Italia e gli ex M5s di Alternativa c’è. “A cosa serve il Parlamento se il governo sistematicamente pone la fiducia su tutto?”, ha detto il capogruppo Fdi in Senato Luca Ciriani. Nessun commento invece dai partiti di maggioranza: la preoccupazione sui rischi di avere un’assemblea esautorata è svanita da quando è arrivato il governo Draghi e nessuno (o quasi) osa mai sollevare la questione della scarsa partecipazione degli eletti.

Decreto Green pass bis: ok della Camera, verso il Senato (per un’altra fiducia) – Il primo voto di fiducia di oggi è stato a Montecitorio: l’Aula si è espressa sul decreto legge Green pass bis e, nonostante alla Camera l’esecutivo abbia una maggioranza schiacciante (almeno 535 di scarto), anche qui è stata posta la fiducia. Il provvedimento ha ottenuto 413 voti a favore, 48 contrari e un astenuto. I riflettori erano puntati in particolare sul comportamento del gruppo della Lega: in effetti 80 deputati su 132 hanno votato sì. Erano assenti in 52, 41 dei quali non giustificati. La fotografia di una spaccatura dentro al partito del Carroccio che non può essere ridotto solo a un racconto dei giornali, ma è la riprova della situazione nel luogo più simbolico per una forza politica, il Parlamento Una timida contestazione è stata portata avanti alla leghista Rossana Boldi durante le dichiarazioni di voto: “Pensiamo sia giusto porre dei problemi per trovare soluzioni condivise e positive per il Paese”, ha detto. L’unico astenuto in Aula è stato invece l’ex ministro M5s Lorenzo Fioramonti. Il gruppo più presente è stato quello del Partito democratico (86 votanti su 93). In tutto sono stati presentati una novantina di ordini del giorno che saranno esaminati domattina 22 settembre e poi si passerà al voto finale sul provvedimento. A quel punto il decreto sarà trasferito al Senato dove, è già stato annunciato, sarà posta nuovamente la fiducia.

Nel merito del testo, ad ogni modo, il testo contiene le misure relative alla riapertura di scuole e università e l’obbligo di certificazione verde sui mezzi di trasporto, per chi entra negli edifici scolastici e chi lavora nelle Rsa. Tra le novità che sono state introdotte alla Camera durante l’esame in commissione c’è l’estensione da 48 a 72 ore della validità del “green pass” ottenuto in seguito alla somministrazione di un test molecolare.

Riforma del processo civile e penale: tre voti di fiducia in programma in Senato – Nelle prossime ore Palazzo Madama non deve solo affrontare la questione del decreto Green pass bis, ma anche il delicato nodo giustizia. Ma se il primo giro a Montecitorio delle riforme aveva provocato lacerazioni e scontri, questa volta i partiti di maggioranza hanno raggiunto l’accordo sull’impianto generale e nessun problema si prevede in Aula. In serata è arrivato il primo voto di fiducia sul disegno di legge delega di riforma del processo civile: i voti favorevoli sono stati 201, con 30 contrari.

Il testo ha come obiettivo il taglio del 40% della durata dei processi e ruota intorno agli impegni assunti dal governo con l’Europa nell’ambito del Pnrr. Queste alcune delle novità previste: entrata nel merito sin dalla prima udienza; incentivazioni economiche delle risoluzioni alternative delle controversie, come la mediazione; istituzione del Tribunale per la famiglia e i minori; nuove norme a tutela delle donne che subiscono violenza nei processi di separazione e di affido dei figli.

Domani 22 settembre toccherà poi al ddl delega per la riforma del processo penale che arriverà in Aula e sul quale, come annunciato, saranno posti due voti di fiducia. Sono lontane le contestazioni di luglio scorso quando, le proteste di M5s (con Giuseppe Conte e l’ex ministro Alfonso Bonafede in prima fila) portarono a modifiche sostanziali sul meccanismo dell’improcedibilità. Ma se per la maggioranza il provvedimento è già stato “digerito” ed è pronto per essere trasferito al governo che dovrà legiferare in materia (si tratta infatti di un disegno di legge delega), così non è per i pochi partiti di opposizione che hanno chiesto una maggiore discussione in Aula. A sollevare polemiche è stata la decisione della capigruppo di forzare (per stare dentro ai tempi) e portare il provvedimento davanti a Palazzo Madama, mentre erano ancora da votare gli emendamenti in commissione Giustizia. Una decisione contestata da Fdi e Alternativa c’è. “Quando ho preso la parola per far presenti le mie critiche”, ha detto all’Ansa il senatore di Ac Mattia Crucioli, “sono stato interrotto dai colleghi della maggioranza che evidentemente non vogliono nemmeno sentirsi dire che la democrazia parlamentare viene annullata. Io non chiedevo tanto, chiedevo almeno un giorno per votare gli emendamenti”. A quel punto anche il senatore di Fdi Balboni ha protestato per la convocazione di sedute notturne all’una e alle cinque di notte. “Non è stato un dispetto a Fdi”, ha detto Balboni, “ma al Parlamento. Si impedisce di discuter e si pone la fiducia non solo sui decreti, ma anche sulle leggi delega, su cui non c’è alcuna fretta. E’ un precedente parlamentare gravissimo, perché in Parlamento la forma è sostanza”. Secondo il racconto di Crucioli i toni si sono alzati e quando lo stesso senatore di Ac ha criticato la Lega, il senatore leghista Emanuele Pellegrini si è alzato in piedi avvicinandosi a Crucioli, anch’egli in piedi. Solo l’intervento preventivo dei Commessi, avrebbe evitato che si travalicasse. A questo punto, visto quanto aveva detto Balboni, il presidente della Commissione Andrea Ostellari ha sconvocato le sedute notturne. Il testo andrà quindi domani in Aula senza mandato al relatore. Alternativa c’è, in segno di protesta, ha deciso di occupare la sala Koch di palazzo Madama, dove si sarebbe dovuto svolgere l’esame degli emendamenti alla riforma Cartabia.