Il ministro delle Finanze e candidato cancelliere della Spd lunedì si è presentato davanti alla commissione Finanze del Bundestag per rispondere alle domande sull'indagine, che non lo riguarda direttamente ma mette in discussione il suo operato. I rivali, a partire da Laschet (Cdu), chiedono "necessari chiarimenti", ma anche i Verdi (teorici futuri alleati) pretendono risposte. I socialdemocratici invece rilanciano i sospetti di una giustizia a orologeria
A cinque giorni dalle elezioni federali, la Germania si trova a dibattere del rapporto tra politica e giustizia. L’ultimo colpo di scena della campagna elettorale tedesca è andato in scena lunedì, quando il ministro delle Finanze e candidato cancelliere della Spd, Olaf Scholz, si è presentato davanti alla commissione Finanze del Bundestag per rispondere alle domande sull’indagine sull’Unità antiriciclaggio della dogana, la Fiu (Financial Intelligence Unit). Il candidato alla cancelleria per l’Unione Cdu-Csu, Armin Laschet – che aveva già accusato il rivale di incompetenza – ha parlato di un certo numero di “aree dove sarebbero necessari chiarimenti“. Ma gli attacchi a Scholz sono arrivati pure dai Verdi, teorici futuri alleati dopo le urne. Dalla Spd rispondono bollando le polemiche come strumentali e rilanciano il sospetto di una giustizia a orologeria. Tra le incertezze sul futuro governo e le accuse di uso politico della giustizia, con le speculazioni su procuratori che agiscano su mandato dei partiti, le prossime elezioni tedesche sembrano le più “italiane” di sempre.
La vicenda comincia il 9 settembre, quando la procura di Osnabrück ha ordinato la perquisizione del ministero delle Finanze guidato da Scholz nell’ambito di un’inchiesta sulla Fiu, che ha sede a Colonia, accusata di omissione di atti di ufficio per la mancata esecuzione di accertamenti dopo le segnalazioni di alcune banche su sospetti di riciclaggio per milioni di euro. Il giorno stesso la Sueddeutsche Zeitung ha sollevato dubbi sulla tempistica del provvedimento, definendo l’azione dei magistrati “inopportuna“. Il ministro e candidato Spd non è coinvolto nell’indagine. Inoltre, il suo dicastero non ha funzioni di controllo sull’attività della Fiu. Lo stesso Scholz aveva reagito con fastidio alla perquisizione, sostenendo che la Procura avrebbe potuto limitarsi a inviare una richiesta scritta al ministero, e aveva avanzato a sua volta sospetti sulle tempistiche dell’operazione.
Sospetti rilanciati da diversi quotidiani tedeschi, principalmente di area di centrosinistra, come la stessa Sueddeutsche Zeitung e Der Tagesspiegel, anche alla luce del fatto che il procuratore capo di Osnabrück, Bernard Südbeck, è un membro della Cdu. In Germania infatti i pubblici ministeri sono inseriti nel ministero della Giustizia del Land, che in questo caso è guidato a sua volta da una conservatrice, Barbara Havliza. La Procura ha replicato alle accuse spiegando che le indagini non sono dirette da Südbeck e che sono partite da una denuncia del ministero della Giustizia (il fascicolo però è stato aperto diversi mesi fa). Nel frattempo, esattamente una settimana fa è finito sotto inchiesta anche il sottosegretario di Scholz, Wolfgang Schmidt (Spd): la procura di Osnabrück lo ha iscritto nel registro degli indagati per un suo tweet in cui ha diffuso in parte il testo dell’ordinanza di perquisizione eseguita nel suo dicastero.
Le opposizioni, quindi Verdi, liberali (Fdp) e Die Linke, hanno chiesto l’audizione di Scholz in commissione. Che così ha aperto l’ultima settimana di campagna elettorale presentandosi al Bundestag e sfruttando il palco per rivendicare i suoi successi da ministro: l’autorità antiriciclaggio è stata ampliata con più personale e più moderne infrastrutture di comunicazione, ha dichiarato Scholz davanti ai deputati tedeschi, sottolineando che il lavoro fatto negli ultimi tre anni supera quello degli ultimi trenta. Il candidato Spd ha quindi assicurato che sono in vista altri miglioramenti, in particolare sul modo in cui sospette irregolarità vengono comunicate alle autorità giudiziarie.
Fabio De Masi, politica della Linke di origini italiane, alla Zdf ha spiegato come la Fiu abbia ora più personale ma non sia stato risolto il problema delle competenze. In Germania, al contrario dell’Italia, manca infatti un’autorità come la guardia di Finanza. Scholz ha ereditato il problema dal passato, ma non lo ha voluto affrontare, è l’accusa di De Masi: “Ora sta cadendo in piedi“. Gli attacchi al candidato Spd però non mancano, anche perché dal passato riemergono altri scandali: dal fallimento di Wirecard alla vicenda della Warburg Bank, legata a quando Scholz era ancora sindaco di Amburgo.
Le critiche sono arrivate ovviamente dall’Unione, dai liberali e dall’AfD, ma anche dai Verdi. Il liberale Florian Toncar alla Deutschlandfunk ha dichiarato che sono necessari ulteriori chiarimenti perché per ora conosciamo “solo la punta dell’iceberg“. È la stessa accusa che pure Laschet ha rivolto a Scholz. Anche Lisa Paus, capogruppo dei Verdi in commissione Finanze, ha accusato il ministro di aver usato l’audizione per fare campagna elettorale, ma di non aver contribuito a chiarire la vicenda. Il collega di partito di Scholz e coleader della Spd, Norbert Walter-Borjans, ha difeso il candidato alla cancelleria puntando il dito contro Laschet. “Gestire questa vicenda in questo modo è scandaloso per quanto mi riguarda”, ha dichiarato.