Nel suo primo discorso all'Onu da presidente in carica, il Dem ha messo definitivamente fine all'epoca dell'interventismo militare americano in nome di "pace e democrazia". Ma la sfida con Pechino rischia di scatenare un duro scontro a distanza che potrebbe coinvolgere anche gli alleati di Washington
Al suo primo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite da presidente americano, Joe Biden pronuncia un discorso che suona come uno spartiacque definitivo tra un’epoca caratterizzata dall’interventismo, anche militare, degli Stati Uniti a una in cui da Washington si invocano pace e diplomazia per affrontare le grandi sfide contemporanee, dalla pandemia alla crisi climatica, in un clima tutt’altro che favorevole, dopo lo scontro avvenuto con diversi Paesi alleati, Francia in primis, sulla partnership Aukus tra Usa, Gran Bretagna e Australia. Biden respinge anche le accuse di chi dice voglia dare il via definitivo a una nuova Guerra Fredda con la Cina, ma le mosse e le strategie messe in campo fino ad oggi dicono che proprio Pechino è il nuovo nemico di Washington sulla scena globale.
“Pace e diplomazia”, ma lo scontro tra Usa e Cina è già in corso
“La mia amministrazione” vuole aprire “una nuova era di diplomazia” dopo la fine della guerra in Afghanistan e “guiderà il mondo verso un futuro più pacifico“, ha esordito il Dem specificando poi, anche in risposta alle parole pronunciate pochi minuti prima dal segretario generale Antonio Guterres, che gli Stati Uniti “non cercano una nuova Guerra Fredda e sono pronti a lavorare con qualsiasi Nazione che persegua decisioni pacifiche”. Anche se, dopo aver annunciato che “gli Usa sono pronti a riprendere il prossimo anno il loro posto al consiglio dei diritti umani dell’Onu”, ha lanciato una frecciatina proprio a Pechino, affermando che è necessario “denunciare gli abusi sui diritti umani come quelli contro gli uiguri nello Xinjiang cinese e in Etiopia“. Parole, queste, che arrivano nel giorno in cui proprio le forze di sicurezza americane sono finite sulle tv di tutto il mondo dopo la diffusione delle immagini in cui si vedono agenti della polizia di frontiera del Texas che respingono i migranti in arrivo dal Messico usando delle fruste.
L’idea del presidente, comunque, è quella di rompere con un passato che vedeva gli Usa presenti fisicamente sugli scenari più caldi e strategici in favore di una nuova era fatta di accordi, diplomazia e alleanze che permettano a Washington di conservare e difendere la propria leadership dall’avanzare della potenza cinese. “Dobbiamo aprire una nuova era di diplomazia, di aiuti per sostenere le persone nel mondo e per difendere la democrazia”, ha continuato Biden spiegando che è necessario lavorare insieme per combattere la pandemia, il cambiamento climatico e difendere i diritti umani. Solo nella lotta al terrorismo il presidente ha mantenuto la fermezza contemplando l’uso della forza: “Continueremo a difenderci dal terrorismo e ad usare la forza, se necessario, ma come ultima risorsa. E lo dobbiamo fare con il consenso degli americani e in concertazione con i nostri alleati e i nostri partner”. E ha poi annunciato un impegno da 10 miliardi di dollari contro la fame nel mondo e per investire nel sistema alimentare negli Usa e all’estero.
Pandemia e clima, le principali sfide del futuro
La collaborazione chiesta dal presidente americano dovrà concretizzarsi prima di tutto nella lotta alla pandemia e ai cambiamenti climatici, indicati tra le principali e più urgenti sfide anche dal segretario generale Guterres. Proprio per questo, Biden ha anticipato che gli Usa annunceranno “ulteriori impegni” nel summit sulla pandemia programmato domani alla Casa Bianca, mentre Washington ha intenzione anche di raddoppiare il contributo per la lotta al cambiamento climatico: “Questo renderà gli Usa leader nel finanziamento”, ha affermato assicurando che lavorerà con il Congresso per questo obiettivo. Il precedente impegno degli Stati Uniti per il finanziamento ai Paesi vulnerabili sul clima era di 5,7 miliardi di dollari. E ha assicurato che i Paesi ricchi “saranno in grado di raggiungere l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari” all’anno come azione contro il surriscaldamento climatico.
Aukus, Biden cerca la riconciliazione: “Ue partner fondamentale”
Dopo il silenzio dei giorni passati, erano attese anche le parole del presidente riguardo alla nuova partnership Aukus che ha provocato un duro scontro con la Francia, arrivata a richiamare i propri ambasciatori a Washington e Canberra per consultazioni. L’intesa prevede la vendita di sottomarini a propulsione nucleare di produzione americana all’Australia, un accordo che ha però provocato l’annullamento di un precedente contratto da 56 miliardi di euro tra il Paese del primo ministro Scott Morrison e Parigi. Decisione, quest’ultima, che ha fatto infuriare l’esecutivo francese, sostenuto anche dalle istituzioni europee e, nelle ultime ore, anche dalla Germania: “L’Ue è un nostro partner fondamentale nelle sfide su clima e sicurezza”, ha detto Biden aggiungendo che gli Usa useranno le istituzioni multilaterali per affrontare le sfide globali, comprese quelle nell’area indo-pacifica. Area che preoccupa particolarmente Washington, e che è oggetto proprio dell’accordo Aukus, a causa dell’ascesa della Cina.