Un’altra grana per la Lega, a causa del Covid, in Veneto. A Verona riprendono, dopo un anno e mezzo di collegamenti da remoto, i consigli comunali in presenza. Ed ecco porsi subito il problema dell’accesso in aula per i consiglieri che non siano provvisti di Green pass. Sicuramente due di loro, entrambi leghisti, ma per ragioni diverse, non ce l’hanno. Per questo la conferenza dei capigruppo ha dovuto affrontare la questione, tirando fuori dal cilindro un compromesso. I consiglieri con Green pass accederanno all’aula e prenderanno posto sugli scranni. Gli altri seguiranno i lavori da una saletta vicina ed entreranno in aula solo al momento del voto.

A porre il problema del Green pass è stata la capogruppo leghista Anna Grassi. Ha sottolineato come non ci sia obbligatorietà in consiglio comunale e come alcuni esponenti del suo partito ne siano sprovvisti. Infatti, uno di loro è stato notato anche in manifestazioni No Vax. Vito Comencini (il parlamentare che fu denunciato per vilipendio del capo dello Stato e poi assolto) ha spiegato di non averlo perché “per motivi di salute non mi sono ancora vaccinato, ma sono più che disponibile a farmi il tampone per ogni seduta. Ho avuto il Covid in inverno, ho ancora gli anticorpi, ho appena subìto un’operazione chirurgica e valuterò con i miei medici se e quando immunizzarmi”.

Diversa la posizione del consigliere comunale Alberto Zelger, da sempre sostenitore di posizioni omofobe e favorevole all’abolizione del diritto ad abortire. Intervistato da il Corriere di Verona ha dichiarato: “Il Green pass? Se ce l’ho o non ce l’ho, è affare mio. È un dato protetto dalla privacy. Ma non posso negare che sono contrario, visto che sono andato in piazza a protestare”. Sulla sua pagina Facebook espone, infatti, tesi contrarie ai vaccini e alla pericolosità del Covid. “Sono un matematico, i numeri li so leggere e quelli che vengono forniti su pandemia e vaccini sono falsati, in particolare dai giornali. Io su questo fronte non ho niente da comunicare. Agisco con i fatti”. Di fronte al divieto ad entrare in aula replica: “È una suddivisione arbitraria, vedremo quando e se diventerà effettivo”.

La Lega a Verona non ha imposto una linea univoca. Ognuno può comportarsi come crede, incurante degli appelli che vengono dalle autorità sanitarie e anche dai governatori leghisti. “Il partito non impone nulla a nessuno – dicono – Rispettiamo le posizioni di ciascuno nel rispetto reciproco, tanto che un altro nostro consigliere ha presentato una mozione per i vaccini in farmacia che noi abbiamo appoggiato”.

Il gruppo del Pd ammonisce: “È opportuno e necessario che anche il consiglio comunale di Verona decida di rendere obbligatorio il possesso di questo titolo per partecipare ai lavori. È una ovvia misura di equità rispetto ai dipendenti comunali che saranno tenuti ad esibire il certificato verde, nonché nei confronti del resto dei cittadini che dovranno fare altrettanto. L’eventuale alea lasciata dalle normative nazionali non deve essere pretesto per mantenere impopolari e ingiustificabili situazioni di disparità o di privilegio”.

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