“Gkn e multinazionali che licenziano via mail o con whatsapp? C’è addirittura qualcuno che dice che bisogna lasciarle fare. Questi qui non si spaventano se gli fai pagare sanzioni. Si spaventano solo se gli togli un po’ di buon nome“. Sono le parole del deputato di LeU, Pier Luigi Bersani, intervistato da Lanfranco Palazzolo per Radio Radicale.
L’ex segretario dem fa un’analisi dettagliata dello stato attuale del lavoro in Italia. E sul costume di licenziare via whatsapp, aggiunge: “Adesso anche i rating delle grandi società finanziarie contengono il tema della sostenibilità delle imprese, che è un elemento veramente importante e che contiene anche il concetto delle relazioni sociali. Quindi, è necessario che il governo trovi la chiave per colpirli sulla reputazione. Le delocalizzazioni? L’unica soluzione sarebbe se ci fosse un’Europa che ubbidisse ai suoi stessi valori. E cioè – spiega – come fa la procedura d’infrazione a Orban, che se non sta alle regole basiche può essere buttato fuori dalla Ue, allo stesso modo, se una multinazionale in Europa non rispetta le regole basiche ed elementari di dialogo sociale, l’Europa la manda in infrazione e, al limite, può impedirle l’accesso al più grande mercato del mondo, che è il mercato europeo. Se l’Europa intervenisse così, le multinazionali verrebbero a far dialogo sociale dalla mattina alla sera“.
Riguardo alla ripresa economica e alla paradossale situazione italiana di crescita senza lavoro, Bersani avverte: “Noi abbiamo e avremo una ripresa segnata da una ripartenza nazionale e da un piano di investimenti da 200 miliardi. Ci mancherebbe altro che non portasse un po’ di lavoro. La domanda vera è questa: se guadagniamo quei 3 o 4 punti in occupazione, il lavoro dovrebbe essere questo qui? Questo è il problema di fondo che il governo dovrebbe cominciare da subito a guardare. È vero che c’è stata una ripresa occupazionale, ma quei 600mila posti di lavoro sono tutti precari, anzi alcuni precarissimi. Un terzo di quei contratti è a 30 giorni. Se n’è accorto l‘Ocse, meno male. Noi in questo momento abbiamo 985 contratti collettivi nazionali – continua – di cui un terzo riguarda meno di 100 persone per contratto. Tutto questo è fatto per abbassare i diritti del lavoratore. Si sta disgregando l’ossatura del mercato del lavoro e dei diritti del lavoro, perché c’è un’abbondanza di contratti pirata, di finte associazioni di imprenditori, di finti sindacati, di false cooperative. E questo fenomeno si collega al fatto strutturale che è in corso: cambiano la filiera e la gerarchia del lavoro. C’è chi ha la piattaforma e là in fondo c’è lo schiavo. Per tacere del fatto che siamo forse l’unico paese in Europa, dove in 10 anni non c’è stata una ripresa salariale“.
Bersani dà il suo suggerimento all’esecutivo guidato da Mario Draghi: “Qui bisogna che il governo, mentre fa gli investimenti, realizzi una piattaforma sui temi del lavoro, che per me si deve fondare su quattro punti. Innanzitutto, è necessaria una legge sulla rappresentanza e sulla contrattazione che consenta ai sindacati e alle associazioni più rappresentative di fare dei contratti che valgano ‘erga omnes’. È determinante anche un sistema universale di ammortizzatori, che comprenda anche pezzi di lavoro autonomo. E non solo:fondamentali sono la parità salariale uomo-donna e formazione obbligatoria per tutti i contratti di lavoro. Mettiamo in piedi questa piattaforma. Allo stato attuale, abbiamo un sistema così dequalificato che un giovane, dopo essersi laureato a pieni voti e aver fatto il dottorato di 3 anni, si vede proporre un contratto di apprendistato”.