L’eliminazione degli oneri di sistema dalle bollette annunciata da Mario Draghi non accontenta né i consumatori né i partiti che sostengono il governo, da cui arriva la richiesta di interventi strutturali. L’Unione nazionale consumatori calcola che la misura anticipata dal premier non basterà a sterilizzare totalmente gli aumenti di luce e gas che ammonteranno comunque su base annua ad oltre 100 euro per la luce e 260 euro per il gas. “Per una famiglia tipo, considerati i dati del secondo trimestre 2021, prima cioè del taglio da 1,2 miliardi avvenuto a giugno, l’annullamento totale degli oneri implicherebbe, su una bolletta media per la luce pari a 562 euro (non riferita all’anno scorrevole), una riduzione pari a 113 euro, a fronte, però, di un aumento teorico (quello prospettato da Draghi del 40% sul prezzo complessivo della luce) di 225 euro. Insomma, la bolletta salirebbe, comunque, su base annua, di 112 euro (28 euro su base trimestrale, a fronte di consumi equivalenti in ogni trimestre)”, afferma l’associazione. Per il gas, “su una bolletta per la famiglia tipo da 1.028 euro, l’azzeramento degli oneri la abbasserebbe di appena 45 euro, a fronte del rincaro prospettato da Draghi del 30%, pari a 308 euro, con un rialzo finale pari a 263 euro nei dodici mesi“, calcola ancora l’Unc. Che auspica un taglio di accise, addizionali regionali per il gas e Iva.

Intanto la mozione di maggioranza approvata dall’Aula della Camera impegna il governo a “proseguire nell’utilizzo equilibrato del maggior gettito derivante dalla vendita all’asta delle quote di anidride carbonica per calmierare i prezzi delle bollette per cittadini e piccole e medie imprese”, come già fatto a luglio, “ferme restando le risorse destinate a interventi strutturali per la decarbonizzazione anche dei settori industriali manifatturieri”. Segue la richiesta di rivedere, oltre agli oneri, l’imposta sul valore aggiunto e le accise “che già concorrono ad aumentare il prezzo finale” e “adottare iniziative per attuare celermente il superamento del modello di riscossione degli oneri di sistema nella disponibilità ai venditori, previsto dalla legislazione vigente, al fine di garantire un sistema di finanziamento degli stessi efficace, equo e socialmente sostenibile, nonché intervenire in sede europea per migliorare la normativa in tema di certificati ETS al fine di sostenere la ripresa economica italiana”. Infine dovranno essere adottate “iniziative per adeguare l’importo dei bonus sociali, anche prevedendo sistemi di compensazione economica, al fine di evitare un eccessivo aggravio dei costi per i clienti finali”, e bisognerà “verificare con adeguato e periodico monitoraggio che l’aumento dei prezzi finali delle bollette derivi effettivamente da aumento dei costi di produzione dell’energia”.

Da Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che non ha votato la fiducia a Draghi, ribadisce che “Invece di abbattere i costi delle bollette con 3 miliardi di soldi pubblici, il governo farebbe meglio a convocare le compagnie energetiche, a bloccare i dividendi e ad imporre di abbattere questo aumento con i profitti e gli utili realizzati negli anni (oltre 26 miliardi solo nel 2019). Se non farà cosi è semplicemente una partita di giro – conclude il leader di SI – che alla fine toglie sempre soldi dalle solite tasche degli italiani.”

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