Due figli affetti da una rara malattia genetica, esordita in età pediatrica, ma nessun posto che li possa seguire in Calabria. Partono da questa situazione il video-appello e la raccolta firme lanciati da Antonio Alvaro, di Reggio Calabria, papà di “tre figli tra cui Natale (24 anni) e Maria Chiara (12 anni)”, che ha voluto chiedere alla Regione e al prossimo Presidente di “impegnarsi attivamente per individuare e stanziare risorse e competenze” per poter dare vita “a strutture sul territorio calabrese specializzate in Neurologia e Neuropsichiatria infantile”. Come quella di Alvaro, molte altre famiglie, racconta sono costrette all’esodo sanitario verso il Nord con costi ingenti per le casse della Regione. Il fine è quello di arrivare a poter curare anche malattie “come la Pse (paraplegie spastiche ereditarie ndr) e le altre malattie rare che affliggono tante famiglie calabresi”.
La petizione, lanciata via Change.org, ha superato in pochi giorni le 60mila firme. Muoversi, spiega appunto Alvaro, è d’obbligo perché “non esiste un reparto di neuropsichiatria infantile”. Per questo, racconta, “negli anni 2000 con Natale abbiamo dovuto fare la valigia e dalla Calabria andare al Nord in cerca di una diagnosi, e da quel momento ogni due anni insieme ad altre famiglie siamo costretti a fare il cosiddetto esodo sanitario“. Secondo l’autore della petizione, “a conti fatti” con i soldi che “la Regione sborsa ogni anno alle altre che ci accolgono insieme ad altre famiglie come la mia (o addirittura più gravi) potremmo avere l’élite dei medici” evitando così “di sperperare denaro pubblico e disagi socio-economici che si creano ogni volta che una famiglia deve effettuare un ricovero di alcuni mesi”.
L’appello è bipartisan, verso “tutti i politici” (la petizione è infatti rivolta ai principali candidati alla presidenza della Regione delle imminenti elezioni amministrative): “Non vogliamo meriti né tantomeno medaglie; vogliamo solo che i nostri rappresentanti istituzionali, difendano la dignità e i diritti del popolo calabrese”. E quindi, conclude, la richiesta è quella di costruire un polo sanitario d’eccellenza di neuropsichiatria infantile “dove la mobilità da passiva diventi attiva”.