La comunità scientifica ha sempre respinto l'ipotesi dell'origine non naturale del virus, ma secondo alcuni ricercatori alcune domande non hanno ancora risposta
Tre giorni fa la rivista The Lancet ha ospitato la lettere di sedici scienziati che hanno fatto un appello per un dibattito scientifico aperto e trasparente sulle origini di Sars Cov 2. Secondo questi ricercatori non è ancora chiaro da dove sia arrivato il coronavirus che a oggi ha ucciso oltre 4 milioni e mezzo di persone. C’è chi invece pensa che il coronavirus responsabile della pandemia di Covid-19 sia sfuggito dal laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan dove sarebbe stato manipolato con la tecnica del gain of function, ovvero delle modificazioni genetiche che permettono l’acquisizione di capacità che l’agente non ha o avrebbe avuto.
Il libro, edito da Chiarelettere e dal 23 settembre in tutte le librerie italiane e dal 30 settembre in quelle britanniche, si fonda “su una ricerca e una ricostruzione tanto accurate quanto inquietanti“, sottolinea una nota della casa editrice, rivelando “per la prima volta al pubblico che i letali segreti biologici del coronavirus” Sars-CoV-2 “erano già noti alle autorità cinesi e ai virologi di Wuhan fin dai primissimi casi del limitato contagio al Wuhan Institute of Virology. Se queste verità – è la teoria degli autori – fossero state rivelate subito, sarebbero state prese misure ben più drastiche e con largo anticipo e si sarebbero salvate innumerevoli vite umane”. La comunità scientifica in generale ha prima fortemente sostenuto la natura assolutamente naturale del virus, poi anche in virtù di una richiesta di indagine dell’amministrazione Biden ai servizi segreti, ha innescato la richiesta di un dibattito. La non identificazione dell’ospite intermedio e l’inedita presenza (non secondo alcuni scienziati cinesi) dei Furin cleavage sites, quelle che vengono definite nel libro le “forbici” per tagliare la proteina Spike che poi infetta le cellule.