Il presidente del Consiglio da un lato rassicura e dall'altro richiama gli industriali al loro ruolo per assicurare la ripartenza dell'Italia: "La sfida per il Governo e per tutto il sistema produttivo e le parti sociali è fare in modo che questa ripresa sia duratura e sostenibile. Non aumenteremo le tasse". Nel pomeriggio il Consiglio dei ministri che stanzierà oltre 3 miliardi di euro per eliminare gli oneri di sistema del gas per tutti e quelli dell'elettricità per le famiglie e le piccole imprese
Un patto economico e sociale da impostare nei prossimi mesi di fronte al quale “nessuno può chiamarsi fuori”. La necessità di affrontare la sfida della transizione ecologica. L’obiettivo di rendere “duraturo e sostenibile” il rimbalzo dell’economia di questi mesi, migliore delle attese, ma con una ripresa dell’occupazione che desta ancora “preoccupazione” perché legata a contratti a tempo determinato. Insomma: “Bisogna mettersi seduti tutti insieme”. Con un’assicurazione per gli industriali, platea scelta per il suo discorso e l’annuncio dello stop trimestrale agli oneri di sistema sulle bollette, intervento da oltre 3 miliardi di euro che il governo varerà nelle prossime ore: “Non aumenteremo le tasse”. Ma anche con un pungolo per le imprese: “Oggi vi chiedo di fare di più”. Dopo la standing ovation e l’endorsement totale del numero uno di Confindustria Carlo Bonomi, il presidente del Consiglio Mario Draghi da un lato rassicura e dall’altro richiama gli industriali al loro ruolo per assicurare la ripartenza dell’Italia nell’era post-Covid.
“Nessuno può chiamarsi fuori”, è stato il richiamo del premier di fronte alla necessità di un “patto” che renda solido e duraturo il rimbalzo della crescita registrato negli ultimi mesi, tra i migliori dei Paesi Ue, ha tenuto a rimarcare Draghi. “Le previsioni del governo che presenteremo a giorni stimano una crescita intorno al 6% quest’anno, a fronte del 4,5% ipotizzato in primavera”, ha detto. “La crescita che abbiamo davanti è un rimbalzo, legato alla forte caduta del prodotto interno lordo registrata l’anno scorso – ha spiegato – Nel 2020, l’economia italiana si è contratta dell’8,9%, una delle recessioni più profonde d’Europa. Era dunque inevitabile che alla riapertura si accompagnasse una forte accelerazione dell’attività”. Adesso arriva la “sfida per il Governo” e “per tutto il sistema produttivo e le parti sociali”, ha aggiunto: “Fare in modo che questa ripresa sia duratura e sostenibile”.
Il periodo di “forte ripresa” è “migliore di quello che avevamo immaginato solo qualche mese fa”, ha aggiunto puntualizzando che al “rafforzamento dell’economia si accompagna un miglioramento dell’occupazione”. Il mercato del lavoro è infatti ripartito “ma ci sono ancora aspetti che destano preoccupazione”, ha detto Draghi: “Tra i dipendenti, tre quarti dei nuovi occupati hanno ricevuto un contratto a tempo determinato”, ha sottolineato il presidente del Consiglio. Che è poi tornato a ribadire un concetto già espresso in diverse occasioni dall’inizio della crisi economica innescata dalla pandemia: “Voglio riaffermare, penso sia importante, che il governo da parte sua non ha intenzione di aumentare le tasse. In questo momento i soldi si danno e non si prendono”.
Nel momento in cui il “quadro complessivo cambia”, le relazioni industriali rischiano di andare “particolarmente sotto pressione” e “invece bisogna essere capaci di tenerle”, è stato il ragionamento del presidente del Consiglio. Da qui la ‘via’ indicata dal premier: “Iniziare a pensare a un patto economico, produttivo, sociale del Paese. Ci sono tantissime cose di cui discutiamo continuamente che possono essere materia di questo patto. La definisco una prospettiva economica condivisa. Bisogna mettersi seduti tutti insieme”. Di fronte a questa prospettiva, Draghi ha chiesto agli industriali di “fare di più”: “Vorrei che la pagina che state scrivendo oggi con il vostro impegno fosse ricordata come un momento storico. Nessuno può chiamarsi fuori. Sono certo, conoscendo le virtù dell’impresa, che sarà una pagina di cui l’Italia andrà fiera”. E tra le prime cose che Draghi ha chiesto di “appoggiare con convinzione” c’è il provvedimento, annunciato da Draghi per ottobre, che “dia impulso alla concorrenza” perché il “rafforzamento dell’economia passa attraverso l’apertura dei mercati e non la difesa delle rendite”.
Draghi si è a lungo soffermato durante il suo intervento anche sugli aspetti del Pnrr e della transizione ecologica, definita “non una scelta ma una necessità”. “Ma dobbiamo tenere conto della capacità di riconversione delle nostre strutture produttive”, ha precisato sottolineando che lo Stato “deve fare la sua parte nell’aiutare cittadini e imprese a sostenere i costi di questa trasformazione” e “prestare particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione”. Il Pnrr, ha spiegato, “rappresenta un progetto decisivo per il futuro del nostro Paese” e quindi “dobbiamo assicurarci che i soldi stanziati per gli investimenti siano spesi bene, con onestà, senza infiltrazioni criminali”. Non solo: vanno anche evitati “i ritardi che hanno spesso rallentato o impedito l’uso dei fondi europei in Italia”, bisogna “cogliere l’opportunità per sciogliere i nodi strutturali che legano da anni il nostro Paese” e “accompagnare le imprese in questa transizione, attraverso le riforme e gli investimenti”.
Quindi ha annunciato che nell’ultimo trimestre dell’anno il governo eliminerà gli oneri di sistema del gas per tutti e quelli dell’elettricità per le famiglie e le piccole imprese ha quindi annunciato nel corso del suo intervento, a poche ore dal Consiglio dei ministri che varerà la ‘manovrina’ da oltre 3 miliardi di euro che segue la sterilizzazione di giugno da 1,2 miliardi. “Senza un intervento del governo, nel prossimo trimestre il prezzo dell’elettricità potrebbe salire del 40%, e quello del gas del 30%”, ha ricordato il presidente del Consiglio annunciando il potenziamento del bonus luce e gas “per proteggere soprattutto le fasce meno abbienti”. Una mossa, ha aggiunto, di “forte valenza sociale” per “aiutare in particolare i più poveri e i più fragili”. Una modalità di intervento lontana da quella che Bonomi aveva chiesto nelle scorse settimane, suggerendo un “rinuncia dello Stato ai suoi massicci proventi attraverso Iva e accise”, che gravano su energia e combustibili.