Quand’ero molto giovane, enormi cortei di metalmeccanici e di altri settori operai percorrevano le strade di Roma in occasione delle manifestazioni nazionali convocate dai sindacati. Ricordo ancora con molta commozione quei momenti, quando la città intera si stringeva intorno agli operai e benzinai e casalinghe salutavano a pugno chiuso la loro avanguardia.
Molto tempo è passato e ci troviamo in una situazione per molti versi peggiore, nonostante gli enormi avanzamenti realizzati dalla scienza e dalla tecnologia, che ci hanno messo a disposizione conoscenze e strumenti a quei tempi inimmaginabili. Ma l’utilizzo di queste conoscenze e di questi strumenti non è purtroppo finalizzato al beneficio comune dell’umanità, quanto invece all’accumulazione del capitale, un vero e proprio Moloch, la crudele divinità fenicia che richiedeva in continuazione sacrifici umani.
L’altro aspetto inquietante della situazione attuale è costituito dalla totale mediocrità della classe politica, totalmente asservita ai desideri e alle ubbie del capitale, un po’ per la propria inadeguatezza culturale e politica, un po’ per vari fenomeni di corruzione che agiscono a vari livelli, facendo facile breccia in cervelli e animi già indeboliti dalla penetrazione incontrastata della deleteria ideologia secondo la quale in fondo gli interessi del Paese coincidono con quelli delle aziende, e soprattutto con quelli del capitale finanziario.
L’attuale Governo Draghi costituisce con ogni evidenza la magistrale esemplificazione di questa situazione. Tutte le forze politiche o quasi sono totalmente prostrate di fronte al Grande Sacerdote della finanza nonché al capo della Confindustria che fa il buono e il cattivo tempo.
Ci troviamo quindi in una situazione di estrema difficoltà e tutte le gravose problematiche indotte ed esasperate dall’attuale modello di sottosviluppo del capitalismo sfrenato e selvaggio vengono affrontate avendo come punto di riferimento non già gli interessi della collettività, ma quelli della classe dominante colla sua pletora di manutengoli collocati nei gangli strategici del sistema politico, economico, amministrativo e informativo.
Ciò vale per la gestione della pandemia, colla scelta apparentemente liberale del green pass al posto dell’obbligo vaccinale e vale anche per l’emergenza ambientale e climatica, affrontata per finta, al di là di chiacchiere spesso vacue e di voli pindarici su prospettive di innovazione energetica inesistenti o molto a lungo termine, dal ministro Roberto Cingolani; che ha chiarito ben presto che ciò che gli sta a cuore non è tanto la riduzione, necessaria e urgente, delle radiazioni clima-alteranti, quanto la salvaguardia dell’attuale sistema produttivo e di accumulazione del capitale.
Nel frattempo quello stesso sistema produttivo viene smantellato e ristrutturato senza pietà in conformità a desideri e necessità del capitale italiano e internazionale, gettando sul lastrico decine di migliaia di famiglie e aggravando senza limiti le piaghe della povertà, della disoccupazione e della diseguaglianza crescente. Il caso della Gkn, come molti altri, è esemplare da questo punto di vista.
Come in altre situazioni analoghe, lavoratori e lavoratrici della Gkn hanno reagito all’attacco cui erano sottoposti, ma la loro reazione appare esemplare da vari punti di vista. Innanzitutto per la capacità di aggregare un intero tessuto sociale e politico locale attorno alla loro vertenza. Poi per la capacità di fungere da punto di riferimento per situazioni analoghe, dall’Alitalia alla Whirlpool, come si è visto alla grande manifestazione di sabato 18 settembre a Firenze. Ultimo e non meno importante per la capacità di suscitare l’interesse è il lavoro dei giuristi maggiormente competenti in materia, ponendo nero su bianco l’urgente esigenza di una legge contro le delocalizzazioni, che impedisca alla finanza internazionale di rubare le sovvenzioni pubbliche per poi trasferire altrove le imprese e il lavoro a seconda delle proprie convenienze del momento.
Un’iniziativa, quest’ultima, importante, positivamente assunta dai giuristi democratici e sulla quale dovrebbero investire tutte le energie possibili: forze politiche di sinistra e forze sindacali finora rimaste ben al di sotto delle aspettative e delle esigenze, a causa delle evocate subalternità oppure delle rissose contrapposizioni, in buona parte del tutto prive di senso compiuto, che affliggono quel che resta della sinistra italiana oggi, frammentata in una serie di gruppetti autoreferenziali e inani.
La situazione è quello che è, ma iniziative come quelle intraprese dalla classe operaia della Gkn rappresentano una boccata d’ossigeno e ci indicano la via da percorrere: aggregare le forze di classe per tutelare gli interessi immediati e storici dei settori subalterni, per superare il capitalismo delle pandemie, della devastazione ambientale e della miseria e delle diseguaglianze crescenti.