Non ho sentito una parola sulle multinazionali che continuano a licenziare. E l’altro tema che non ho sentito è quello della lotta all’evasione", attacca il leader Cgil a margine dell'assemblea degli industriali. Bombardieri (Uil): "Parliamo delle aziende che prendono soldi in Italia ma hanno le sedi legali all’estero". Meglio disposto Sbarra (Cisl): "Siamo pronti a questa sfida". Lunedì alle 17.30 i tre sindacati incontrano Draghi a Chigi
“Non ho sentito una parola sulle multinazionali che non stanno arretrando di un passo dalle loro posizioni e continuano a licenziare. E l’altro tema che non ho sentito, quando si parla di riforma fiscale, è quello della lotta all’evasione. Le risorse vanno prese lì”. Almeno per ora, Maurizio Landini non accoglie l’appello del capo degli industriali Carlo Bonomi a un “patto per l’Italia” tra imprese e sindacati lanciato stamattina (tra gli elogi sperticati a Draghi e la richiesta di nuovi finanziamenti) dal palco dell’assemblea di Confindustria. “Io sono molto pratico. Non so cosa voglia dire la parola “patto”. Il patto che proporrei consiste nel fare degli accordi e dei contratti che riconoscano anche il valore del lavoro e che superino il problema della precarietà. Questo è il tema che rimane, bisogna riaffermare i diritti uguali per tutti“, chiarisce Landini a margine dell’evento.
“Il tema di fondo – spiega – è che al centro della ricostruzione del Paese necessaria debba entrare con maggior forza la qualità del lavoro e il superamento della precarietà. Un tema che non ho sentito nella relazione di Bonomi”, e che invece “è stato citato dal presidente Draghi, che ha ricordato come nei nuovi posti di lavoro la stragrande maggioranza siano contratti a termine“. Il segretario Cgil fa sapere inoltre che lunedì prossimo, alle 17.30, i tre principali sindacati sono stati convocati a palazzo Chigi per “un confronto, non generico sul piano politico ma sulle cose concrete da fare come le questioni di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Arriveremo lì con le nostre proposte e vedremo la volontà concreta di affrontare questa questione”. Sullo sfondo c’è il gigantesco tema delle norme anti-delocalizzazioni, dopo la condanna per condotta antisindacale di Gkn da parte del tribunale di Firenze e le vertenze Gianetti e Whirlpool (tra le altre) ancora in alto mare.
Fredda rispetto alle parole di Bonomi anche la Uil, con il leader Pierpaolo Bombardieri: “Siamo pronti a fare la nostra parte, pur sapendo che su lavoro, sicurezza, fisco, pensioni, delocalizzazioni, transizioni energetiche e politiche industriali probabilmente noi la vediamo in modo diverso da Confindustria, ma siamo pronti a fare la nostra parte a condizione che Confindustria la smetta con gli insulti“, precisa da Potenza, dove ha partecipato alle celebrazioni per i 70 anni della Feneal Uil. “Non sono andato all’assemblea, ma sono venuto qui“, sottolinea. “Noi non ci siamo mai sottratti da accordi e confronti, l’ipotesi del patto l’abbiamo fatta già quando era segretario Carmelo Barbagallo”. Ma il patto, precisa, “si fa solo se abbiamo la stessa visione su diversi temi, tra cui si discute delle aziende che prendono soldi in Italia ma che hanno le sedi legali all’estero. Aspettiamo la convocazione”.
Molto meglio disposto il numero uno della Cisl Luigi Sbarra: “Importante l’appello del presidente Bonomi alla responsabilità di ciascun soggetto per far ripartire il Paese“, dichiara. “E naturalmente condividiamo la proposta del patto sociale che è la strada indicata da lungo tempo dalla Cisl al governo e alle imprese per affrontare con coesione e partecipazione il tema delle riforme e degli investimenti, a partire dal tema del Pnrr, della sicurezza del lavoro, delle nuove politiche industriali, del Sud, della sostenibilità ambientale ed energetica, delle protezioni sociali e politiche attive. Noi siamo pronti a questa sfida. Sediamoci subito intorno ad un tavolo e cominciamo un cammino di lavoro comune mettendo al centro responsabilità e coraggio“.