Secondo la banca centrale cinese l'utilizzo di valute digitali sta sconvolgendo l'ordine economico e finanziario del paese. Jackson Palmer, uno dei creatori del dogecoin, che si è poi ritirato dal settore, le ha definite un "prodotto iper capitalistico concepito soprattutto per aumentare la ricchezza dei creatori"
Banca centrale cinese di nuovo con il pugno di ferro contro le valute digitali. Oggi la Pboc ha definito illegali tutte le transazioni e le attività in valuta digitale e promettendo una ferma repressione sui mercati. La Banca centrale, si legge in una nota postata sul suo sito web, ha chiarito che le criptovalute “non hanno lo stesso status giuridico della moneta in corso legale e non possono essere distribuite sul mercato come moneta”. Inoltre, prosegue la nota scambi e transazioni in valuta virtuale sono definite “attività finanziarie illegali e sono severamente vietate“. Dopo la notizia le quotazioni del bitcoin hanno cominciato a scendere velocemente perdendo oltre il 7% in un’ora. Attualmente un bitcoin viene scambiato a 41.200 dollari. Cali ancora più marcati per ethereum (- 11%) e litecoin (- 10,7%).
Negli ultimi anni, le transazioni di bitcoin e di altre criptovalute, scrive ancora la banca, “hanno prevalso, sconvolgendo l’ordine economico e finanziario, favorendo il riciclaggio di denaro sporco, la raccolta illegale di fondi, la frode, gli schemi piramidali e altre attività illegali e criminali” e mettendo “a serio rischio la sicurezza dei beni delle persone”. In conformità con la decisione del Comitato centrale del Partito comunista e del Consiglio di Stato (il governo centrale), la Banca centrale ha quindi emanato una serie di politiche e misure per chiarire che “le valute virtuali non hanno corso legale“, vietando “alle istituzioni finanziarie lo sviluppo e la partecipazione ad attività legate alla valuta virtuale, e le transazioni nazionali”, nonché “il finanziamento dell’emissione di token”.
L’ultima mossa giunge a chiusura di una progressiva campagna della Banca centrale contro le criptovalute che hanno visto nei mesi scorsi l’abbattimento delle attività di mining, di produzione delle valute virtuali, in tutte le province del Paese, al punto che molti player cinesi hanno trasferito le proprie attività negli Stati Uniti. El Salvador ha recentemente adottato il bitcoin come valuta legale da affiancare al peso per agevolare le rimesse dall’estero. Oggi la Banca centrale del Cile ha confermato che un gruppo di lavoro “di alto livello” studierà obiettivi, requisiti e regolamenti per lo sviluppo di una moneta digitale nazionale. Il presidente dell’istituto, Mario Marcel, ha spiegato che il focus dell’analisi saranno i mezzi di pagamento digitali, al dettaglio, all’ingrosso, transfrontalieri, privati digitali e criptoattivi, secondo il quotidiano La Tercera.
Alcuni giorni orsono Jackson Palmer, uno dei creatori del dogecoin che si è poi ritirato dal settore, ha affermato “Dopo aver passato anni a studiarle ho capito che le criptovalute hanno una natura di destra ed iper capitalistica. Qualcosa costruito prima di tutto per accrescere la ricchezza dei loro creatori attraverso una combinazione di elusione fiscale, sfuggire alle regolamentazione e generare una artificiosa scarsità”