Moda e Stile

Emporio Armani, la sfilata per i 40 anni è un tuffo nella barriera corallina. Re Giorgio: “Non voglio retrocedere di un passo sulla mia moda e sul mio modo di pensare”

di Ilaria Mauri
Emporio Armani, la sfilata per i 40 anni è un tuffo nella barriera corallina. Re Giorgio: “Non voglio retrocedere di un passo sulla mia moda e sul mio modo di pensare”

Non poteva che aprirsi con lui, il denim, il tessuto simbolo della rivoluzione messa in atto dal brand la sfilata celebrativa dei primi 40 anni di Emporio Armani. Dopo 18 lunghi mesi, l’Armani/Teatro ha riaperto le sue porte al pubblico per la prima sfilata in presenza e i mesi più bui della pandemia di Covid sono stati soppiantati dalla luce liquida che emanavano le creazioni in passerella. La collezione P/E 2022 di Emporio Armani è semplicemente celestiale. L’Aquila ci porta in alto, in altissimo, nell’Empireo dantesco, nell’etere purissimo, sulla soglia del paradiso. Poi ci riporta giù, planando con le sue grandi ali spiegate sulla Terra, tra le dune del deserto, dove le suggestioni oniriche si fanno più intense. E infine si tuffa con noi nella barriera corallina, in un tripudio di colori e riflessi cristallini, limpidi e lucenti come le scaglie dei pesci tropicali. C’è estate, c’è freschezza, c’è leggerezza. C’è un senso di libertà innato e grande voglia di viaggiare in questi capi che racchiudono tutto lo stile di Giorgio Armani declinato in Emporio.

“Non penso di dover retrocedere sulla mia moda, le mie idee e il mio modo di pensare. Non voglio retrocedere di un passo“, ci dice lo stilista al termine della sfilata. “Sono stati 40 anni duri, durissimi ma anche belli, bellissimi, nonostante 40 anni di fantasie strane, proposte anche assurde, vedere dei ragazzi così semplici, puliti e carini – riflette Armani – mi ha fatto molto piacere. Gli ho detto: ‘Siete dei giovani, non avete bisogno di eccessi o follie, però una collanina ve la concedo’. Tengo duro per questo, perché ritengo il mio modo di pensare trovi poi un riscontro notevole“. E la conferma non sta solo nel successo che le sue creazioni riscuotono da sempre in ogni parte del mondo, ma soprattutto nel calore e nell’affetto palpabili che il pubblico presente ha manifestato allo stilista quando è uscito in passerella al termine della sfilata, affiancato dai suoi collaboratori storici Silvana Armani e Leo Dell’Orco, direttori degli uffici stile donna e uomo dell’Emporio.

La collezione racchiude in sé tutti i canoni di Emporio, ma rinnovati. Il jeans che vediamo qui non è più quello sensuale e provocatorio che fece scandalo nel 1981: è un denim sartoriale, delicato, che si adatta ai corpi che lo vestono. C’è poi lo sportswear, altra grande invenzione di Re Giorgio, con tute, maxi felpe, shorts e sneakers dagli inserti trasparenti e il logo EA7 ben in vista. Solo non c’è traccia di nero, pochissimo spazio è riservato anche ai colori più scuri: non c’è il blu notte perché non c’è notte. C’è la luminosità abbagliante del sole di mezzogiorno, quella luce purissima tratti allucinogena che Armani ben conosce dai suoi soggiorni a Pantelleria. I pantaloni pigiama sono una cascata di seta, i tessuti si fanno trasparenti e impalpabili, le bluse si smaterializzano: è l’apoteosi della decostruzione armaniana.

Il colore chiave dell’intera collezione è il turchese, ma di una tonalità indefinibile altrimenti che celestiale. “Chi indossa questi vestiti si sente rasserenato”, commenta Re Giorgio ed è proprio così, ci sente leggeri solo a guardarli sfilare. È un moodboard sensoriale che trasmette gioia, la stessa che emanano i toni brillanti dei paillettes che chiudono il défilée: in 17 minuti abbiamo fatto un viaggio oltre i confini conosciuti, lo stesso che possiamo immaginare guardando le cartine geografiche stampate su camicie, casacche e giacche di seta. Suggestioni di Paesi lontani, un’oasi nel deserto, un miraggio. Il tutto sempre con un taglio cosmopolita, metropolitano, attuale perché i confini che la moda di Giorgio Armani travalica sono anche quelli delle discriminazioni di ogni genere perché Emporio Armani è nato con una precisa impronta democratica nel senso più ampio del termine.

Nel 1982 il magazine Time scriveva che “i vestiti sono la stoffa della storia e la texture del tempo. E questo tempo, proprio ora, appartiene a Giorgio Armani”: ecco, guardando questa sfilata ci si rende conto di come anche oggi, ancora oggi, il tempo che viviamo appartenga a lui, a Re Giorgio. E se in 4 decenni Emporio Armani è più nuovo e fresco che mai un segreto c’è: “Ci sono le cure termali e i lifting” scherza Giorgio Armani, salvo poi farsi subito serio e spiegare con fierezza che “ci si rinnova guardandosi intorno e non facendo ciò che ti viene proposto”.

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