Sta succedendo quel che doveva succedere. Il gruppo cinese Evergrande non ha pagato una cedola in scadenza da 83 milioni su un bond denominato in dollari che dovrà essere rimborsato nel 2022. La giornata piatta sui mercati mostra quanto l’ufficializzazione del default sia ormai cosa data per acquisita. Scontato il nuovo scivolone delle azioni del gruppo immobiliare che hanno chiuso a – 11% sulla borsa di Hong Kong. Il calo da inizio anno supera ora l’80%. In teoria il gruppo, che al momento non ha rilasciato dichiarazioni sul mancato pagamento, ha ancora 30 giorni di tolleranza prima che le agenzie di rating mettano il timbro sul fallimento. La suggestiva, ma ingannevole, immagine della “Lehman brothers cinese” sembra ormai essere stata accantonata.

Gli osservatori più attenti ritengono che il governo di Pechino lascerà con il cerino in mano i creditori del gruppo ma si muoverà successivamente per arginare le onde sismiche sul mercato. In questa operazione verranno coinvolti gli enti locali cinesi a cui il governo centrale ha comunicato di “tenersi pronti per la tempesta“. Negli ultimi giorni i bond emessi da società cinesi con situazioni patrimoniali meno solide hanno registrato un rialzo degli interessi di oltre il 10%.

Evergrande ha debiti complessivi per oltre 300 miliardi di dollari (256 miliardi di euro). Di questi circa 20 miliardi sono costituiti da bond piazzati sui mercati internazionali. Le obbligazioni del gruppo vengono attualmente scambiate sul mercato a meno del 30% del valore nominale. Ieri il gruppo aveva reso noto di aver raggiunto un accordo con i detentori di un bond in valuta locale. Mercoledì prossimo la società dovrebbe pagare una cedola da 45 milioni di dollari su un altro titolo.

In serata la presidente della Banca centrale europea ha affermato: “Stiamo monitorando” la crisi del debito di Evergrande ma “in Europa e nell’area dell’euro in particolare, l’esposizione diretta sarebbe limitata. Oggi ho avuto un briefing perché penso che tutti i mercati finanziari siano interconnessi. Ho ricordi molto vividi degli ultimi sviluppi del mercato azionario in Cina che hanno avuto un impatto in tutto il mondo – ha spiegato Lagarde – Ma in Europa e nell’area dell’euro in particolare, l’esposizione diretta sarebbe limitata”.

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