le due giovani donne e il fidanzato, che erano indagati da tempo, hanno visto aggravarsi la loro posizione nel corso del tempo. Ma la svolta, come è stato spiegato dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete, è arrivata dalle analisi tossicologiche
Nella storia, per ora in fase di indagini preliminari, della morte di Laura Ziliani, c’è anche un particolare che ha particolarmente colpito la gip di Brescia che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per le due figlie e il fidanzato di una di esse. Non c’è soltanto la contestazione da capo di imputazione della premeditazione del matricidio della ex vigilessa ritrovata mesi dopo essere scomparsa, ma anche che le conseguenze della loro azione. Un’azione portata a termine con “efficienza criminale e una freddezza non comune” che hanno e avranno un impatto sulla terza sorella che affetta da disabilità e di fatto rimasta orfana. Il marito della Ziliani e padre delle sue figlie è morto anni fa in un incidente. La loro condotta di “indicibile gravità” è resa “ancor più odiosa ove si ponga mente al fatto che, così agendo, hanno privato la sorella, disabile e in tutto dipendente dalla madre, dell’unico genitore superstite“.
Gli inquirenti di Brescia ritengono che il delitto abbia un movente “squisitamente economico, ovvero l’intento di appropriarsi in via esclusiva del patrimonio familiare”, messo in atto con una “comune freddezza a dispetto della giovane età e dell’incensuratezza”; Paola e Silvia Zani incapaci per carattere a contrastare la volontà materna, “hanno preferito sopprimere la genitrice piuttosto che dissentire apertamente con lei di un cospicuo patrimonio immobiliare”. Patrimonio fatto di terreni e fabbricati e che in qualche modo avevano cominciato a gestire poco dopo la scomparsa della donna con l’aiuto di Mirto Milani, anche lui arrestato.
Le due giovani donne e il fidanzato, che erano indagati da tempo, hanno visto aggravarsi la loro posizione nel corso del tempo. Ma la svolta, come è stato spiegato dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete, è arrivata dalle analisi tossicologiche. Una quantità individuata dall’Istituto di Medicina legale da far escludere altre ipotesi. Il quadro indiziario, fatto di dichiarazioni incongruenti, intercettazioni, telefoni cellulari resettati, con il ritrovamento del corpo e le successive analisi si è completat. La richiesta di misura cautelare da parte del pubblico ministero è datata 16 luglio, ma si è preferito aggiungere ulteriori prove, tra cui gli esami tossicologici, prima di eseguire gli arresti.
Le indagini degli esperti di Medicina legale hanno permesso di rinvenire la presenza di bromazepam, in tal senso “è possibile che al momento del decesso la donna si trovasse sotto l’influenza di tale composto, anche potenzialmente idonea a comprometterne le capacità di difesa rispetto ad insulti lesivi esterni”. Un flacone contenente la sostanza è stato sequestrato il 26 giugno scorso a casa di Mirto Milani, abitazione condivisa con le due figlie della vittima, e secondo l’accusa già a metà aprile durante una cena Laura Ziliani “era stata avvelenata” dai tre oggi arrestati “con una tisana”. Farmaco che Silvia Zani avrebbe potuto procurarsi nel suo lavoro e di cui conosceva gli effetti.