Politica

Letta si fida di Renzi? Forse meglio spegnere la tv e optare per un bagno di realtà

La godibile uscita di Enrico Letta: “Sono sinceramente grato a Renzi e a Italia Viva che sostiene la mia candidatura, e io mi fido di Renzi”, fatta mentre è ancora intento a leccarsi la ferita causata dal coltello conficcatogli nella schiena che lo fece politicamente stramazzare, ricorda uno dei mitici personaggi di Jacovitti, precisamente l’uomo col cappello che, con una spada infilata nelle reni ed un salame in mano diceva: “non mi fa mica male”.

Perché questa uscita? Quando in analisi si parla di ‘godimento’ non si fa riferimento né al piacere né alla felicità. Il godimento, marcatemene vistoso nel soggetto masochista ma non solo, sottende quella modalità coattiva che porta il soggetto a ripetere, all’apparenza in modo convinto e spensierato, quelle azioni o scelte che lo hanno condotto ad una impasse, spesso rovinosa. Ponendo come impossibile che lui ritenga il renzismo un movimento di Sinistra, in base a cosa ha stimato l’apporto di Iv quantitativamente utile al suo successo elettorale? Da dove viene questa distorta percezione della realtà?

Il partito di Renzi è oggi un partito squisitamente mediatico, che vive di apparizioni televisive, dirette Facebook, privo di solide radici nelle città. Letta pare appiattito ed intrappolato dall’immagine sovrastimata che i media danno di alcune forze in campo: uno spettatore estero che dovesse basare la sua stima del peso politico dei nostri partiti partendo non dall’analisi della realtà, ma utilizzando come metro le sole comparsate televisive, potrebbe pensare che Renzi guidi un partito vicino al 60 per cento, secondo solo a quello del Papa. In un paese nel quale l’informazione si incaricasse realmente di scattare una Kodak nitida ed aderente al reale, Italia Viva ed i suoi rappresentanti avrebbero sullo schermo il medesimo spazio del Partito dei pensionati, della SVP, del movimento caccia-pesca e via dicendo.

Nessuno, nel mondo anglosassone, offrirebbe tanto spazio mediatico ad un movimento inchiodato al due per cento. Purtroppo i media italiani, ai quali Letta forse crede ciecamente, pare facciano a gara ad ospitare quel che resta del renzismo, ben consapevoli della sua non rappresentanza, ma mossi dal desiderio di muovere le acque dell’audience. ‘Hai, visto, ieri c’era uno di Iv in tv, cosa ha detto?’.

Nulla, da anni costoro non hanno nulla di politicamente pregnante da dire. La Leopolda è tornata ad essere una stazione, il giglio magico fa di nuovo tornare alla mente le mitiche gesta della fiorentina di Antonioni, Telemaco è finalmente tornato ad essere un personaggio dell’Odissea. E’ tutto finito, onorevole Letta! Manco la scuola di partito PPP ha provato a riaprire. Il segretario del Pd deve aprire le finestre e rendersi conto, poiché non può fisicamente permettersi un’altra imboscata, che il renzismo è oggi un movimento ininfluente, un essere monocellulare la cui funzione è quella di sopravvivere. Stanco ed immobile, in cerca di un corpo che lo ospiti, ormai capace di scattare solo se mosso dalla spinta a mozzicare chi lo ignora, come nel caso di Conte. Letta farebbe bene a spegnere la tv, optando per un sano bagno di realtà. Vada in giro onorevole, per le vie di Siena, Modena o Roma, e gridi: “Renzi mi appoggia! Che ne dite?”, e veda negli occhi e nelle reazioni della gente l’effetto che fa.

Alla fine Letta e Conte dovranno giocoforza dare forma ad una coalizione che, in modo compatto ed europeo, se la vedrà con il blocco delle destre. Nulla di più di un normale confronto democratico. Ma per poter dare il via a questa tenzone, il duo Conte-Letta è obbligato ad una profonda opera di pulizie autunnali. Il che vuol dire armarsi di vaporella e, angolo per angolo, città per città, strada per strada, sezione per sezione, fare evaporare quel che resta del legame col renzismo.