Ancora Parma, ancora frodi fiscali e società cartiere, ancora false fatturazioni per creare crediti fiscali a compensazione di quanto doverosamente dovuto all’erario. L’ultima operazione del comando provinciale della Guardia di Finanza mette sotto indagine 14 persone per cinque delle quali scattano le misure cautelari in carcere e ai domiciliari, oltre ai sequestri preventivi, decisi dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica guidata dal dott. D’Avino. Ma in questa operazione, che ha portato alla luce operazioni illecite per almeno due milioni di Iva evasa, c’è anche dell’altro. C’è soprattutto, secondo i finanzieri, il lavoro costante di un funzionario pubblico corrotto, tecnico della sede di Fidenza dell’Arpae, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, che anziché difendere l’ambiente difendeva gli interessi di imprenditori della provincia disposti a pagare per ottenere commesse, corsie preferenziali e false certificazioni nelle operazioni di movimentazione e trasporto degli inerti.

Il controllore, al quale la comunità si rivolge per la verifica della correttezza degli atti e per la tutela ambientale, che si mette al servizio di chi quegli atti e quella tutela li vuole bypassare. Questo funzionario dell’Arpae è finito in carcere e le autorità di lui, come degli imprenditori e dei professionisti coinvolti nella vicenda, fornisce solo le iniziali: F.C. Cosa ci guadagnava FC nell’agevolare gli imprenditori e in particolare il titolare di una azienda operante nel settore dell’autotrasporto (DP le sue iniziali)? Scrive la Procura di Parma che il funzionario pubblico era “al soldo” dell’imprenditore: “Si era creato un vero e proprio rapporto di asservimento a fronte di una altrettanto vera e propria retribuzione dell’ordine di 2mila euro al mese”. Ma i servizi e i favori si erano poi estesi ad altri imprenditori sempre operanti in attività poste sotto il controlla dell’agenzia Arpae. Anche in questi casi il funzionario riceveva compensi in denaro, non disdegnando però regalie varie come cedole per carburanti, culatello di Parma e altri salumi, pranzi pregiati a base di pesce, pasta e tartufi, vino e biscotti, cioccolatini. Gli episodi accertati di corruzione quantificano la cifra di 25mia euro ma in casa del funzionario i finanzieri hanno sequestrato anche 50mila euro in contanti.

In cambio FC cosa faceva? La lista degli illeciti è piuttosto corposa: per conto dell’impresa collusa operava da venditore dei materiali inerti trasportati fissando i prezzi, e allo stesso tempo eseguiva le analisi della terra, preparava i documenti per il trasporto e le comunicazioni agli Enti preposti. Compiva personalmente i controlli per evitare che lo facessero altri tecnici, suggeriva stratagemmi per evitare sanzioni dall’Arpae, forniva le sue consulenze utili ad assicurarsi un contratto di esclusiva nella gestione di una cava. Le ipotesi di corruzione contestate al dipendente dell’Agenzia riguardano specifici episodi riferiti alle attività anche di altri quattro imprenditori della zona. Il funzionario si adoperava per neutralizzare gli effetti delle ispezioni, per nascondere svasamenti illeciti di materiali, per informare gli imprenditori di imminenti controlli attraverso la rivelazione di segreti d’ufficio.

Le misure cautelari non riguardano però solo i protagonisti di questi episodi. Agi arresti domiciliari sono finiti un commercialista della provincia di Roma e un suo collaboratore che alle medesime imprese mettevano a disposizione società cartiere aperte per creare crediti fiscali fittizi, successivamente ceduti poi alle imprese al fine di abbattere il pagamento delle imposte. Lo facevano nell’anno 2020 attraverso svariati artifici, che arricchiscono il già complesso bagaglio di capacità truffaldine nell’evasione d’imposta diffuso endemicamente in regione. Venivano simulate operazioni straordinarie, come “associazioni in partecipazione”; si materializzavano costi di “ricerca e sviluppo” in realtà mai realizzati; si inserivano società di consulenza di comodo, intestate a prestanome, come filtro nell’attività di compravendita dei crediti tributari, utilizzando i loro conti correnti per pagare tutti i soggetti coinvolti nell’operazione. Pagamenti che per non lasciare tracce avvenivano spesso anche in questo caso con l’acquisto di beni e servizi: dai negozi di elettronica a quelli di estetica, dai bar ai ristoranti, dalle librerie alle boutique di abbigliamento.

La Guardia di Finanza ha compiuto una ventina di perquisizioni a Parma e provincia, e impiegato 50 uomini, per chiudere le indagini con l’esecuzione delle misure cautelari. Ora la parola passa al Tribunale.

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