L’iniziativa di Ikea ha avuto successo, tanto che la pennichella itinerante di soli 30 minuti, funzionale e adattata alle tecnologie di oggi, forse si ripeterà in altre capitali
Abbiamo dormito, da ragazzi, nei posti passeggero dei treni dell’Interrail con i piedi sui finestrini, o peggio, sul bracciolo di chi ci stava di fronte. Alcuni persino sul posto ponte delle navi che andavano nelle isole greche, rintanati nei nostri sacchi a pelo fino ai capelli per via del vento. Altri anche per terra nelle sale d’attesa delle stazioni con il materassino srotolato. Il risveglio? Ossa doloranti, palpebre a mezz’asta, capelli pieni di nodi. In realtà sarebbero bastati pochi minuti, ma comodi e in una mini capsula, per riprendere il nostro viaggio più freschi di prima.
L’idea della capsula per dormire non è nuova. In Giappone i Capsule Hotel sono molto diffusi, anche per una breve siesta. In Germania esistono persino microstrutture dove ci si può addormentare come astronauti e al riparo da occhi indiscreti grazie a una copertura di protezione. Non proprio sdraiati, ma nella posizione del bradipo. Molte anche le capsule sparse negli aeroporti internazionali, dove se il volo è in grave ritardo e non si ha tempo per cercare un hotel si può schiacciare un pisolino.
L’iniziativa di Ikea ha avuto successo. E fra chi si lamenta di ritardi nelle consegne di elementi d’arredo e ordini non rispettati c’è chi chiede: “Possibile acquistare le mini capsule?”, “Un micro pisolino così non l’ho mai fatto!”. La pennichella itinerante di soli 30 minuti, funzionale e adattata alle tecnologie di oggi, forse si ripeterà in altre capitali. Sembra davvero ristoratrice. Soltanto un sonnellino in una carrozza antica trainata dai cavalli varrebbe il confronto. Con le cuffie per non sentire le imprecazioni degli automobilisti.