Laura Ziliani sarebbe stata prima stordita con un cocktail di farmaci e poi soffocata nel sonno con un cuscino. È questa l’ipotesi avanzata dagli investigatori che indagano sulla morte dell’ex vigilessa bresciana uccisa nella notte tra il 7 e l’8 maggio scorso presumibilmente da due delle sue tre figlie, Silvia e Paola Zani, insieme al loro fidanzato Mirto Milani. Le due sorelle di 27 e 19 anni sono accusate dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della madre e hanno trascorso le prime due notti in cella, nel carcere femminile bresciano di Verziano.

Chi indaga è convinto che i tre ragazzi abbiano dato alla donna un composto di benzodiazepine, ansiolitici “potenzialmente idonei a compromettere le capacita’ di difesa” trovati nel suo corpo in una quantità tale da stordirla ma non ucciderla. Per questo Laura Ziliani sarebbe stata poi “soffocata mentre dormiva con un cuscino“. Un’ipotesi, però, che deve fare i conti con la realtà: l’autopsia sul cadavere dell’ex vigilessa è in corso ma bisogna vedere quali e quanti elementi sul cadavere rimasto in acqua per molte ore possono ancora essere trovati a distanza di 140 giorni dal decesso a sostegno della tesi del soffocamento non violento.

Intanto sono stati fissati per martedì 28 settembre gli interrogatori di garanzia di Mirto Milani, Silvia e Paola Zani, arrestati venerdì scorso: i tre compariranno davanti al gip Alessandra Sabatucci, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del pm Caty Bressanelli. Al momento le ragazze sono al carcere bresciano di Verziano, mentre Mirto si trova nell’altro carcere di Brescia, Canton Mombello, in isolamento.

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