La retribuzione di ingresso sale da 1.550 a 1.680 euro lordi al mese. Lo scorso anno il gruppo ha registrato un boom di ricavi del 38% favorito dai lockdown. Dopo gli scioperi e le mobilitazioni dei mesi scorsi il cambio di strategia nel rapporto con i sindacati
La lotta paga, nel caso di Amazon l’8%. È l’aumento deciso dal gruppo sui salari di ingresso dei dipendenti della rete logistica. Dal prossimo ottobre, grazie all’incremento retributivo che rientra nella revisione periodica degli stipendi realizzata da Amazon, la busta paga di partenza passerà quindi da 1.550 euro lordi al mese a 1.680 euro lordi. La nuova retribuzione d’ingresso è, quindi, più alta dell’8% rispetto agli standard previsti dal Contratto nazionale del trasporto e della logistica. “Lavoriamo da sempre per essere l’azienda più orientata al cliente del mondo, ma non solo. Vogliamo anche essere il miglior datore di lavoro e il posto più sicuro in cui lavorare”, sottolinea Stefano Perego, vicepresidente di Amazon Operations Europa.
Lo scorso 22 marzo si è svolto uno sciopero che, per la prima volta, ha coinvolto tutta la filiera della logistica che consegna i pacchi del gruppo. Anche grazie a queste mobilitazione il gruppo, tradizionalmente refrattario alle organizzazioni dei lavoratori, ha adottato un atteggiamento più morbido e dialogante con i sindacati. Il gruppo Amazon, che vale oggi in borsa 1.700 miliardi di dollari, ha beneficiato di un forte incremento dei ricavi anche grazie alle chiusure dei normali esercizi commerciali disposte duranti le fasi più critiche della pandemia. Nel 2020 gli incassi del gruppo sono cresciuti del 38% raggiungendo i 386 miliardi di dollari (327 miliardi di euro).