Il Comune era stato sciolto per infiltrazioni mafiose mentre lui era sindaco, ma adesso che si torna alle urne Franco Metta ci riprova. Anzi, si dice certo di farcela in una sorta di ‘sfida’ alle leggi che regola l’incandidabilità degli ex amministratori in seguito al commissariamento per mafia. L’ex sindaco di Cerignola si è nuovamente candidato alla guida del comune foggiano, il più grande dopo il capoluogo, che torna al voto dopo lo scioglimento decretato dal Consiglio dei ministri nell’ottobre 2019.

Appoggiato da 3 liste – Metta Sindaco, Cerignola è ora e L’Altra Italia, coinvolta nell’inchiesta “Candidopoli”, con il candidato Franco Merafina destinatario di un obbligo di presentazione alla pg – Metta è stato dichiarato incandidabile dalla Corte d’Appello di Bari, ma ha fatto ricorso in Cassazione. Essendo in attesa di giudizio definitivo può nel frattempo candidarsi. La legge infatti prevede che gli amministratori responsabili delle condotte che hanno portato allo scioglimento di un Comune non siano candidati per due turni elettorali dal momento in cui “l’incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo”. E non è il caso di Metta, che anzi ha annunciato in un’intervista a Foggia Today: “La mia elezione consacrerà il fallimento di quella norma assolutamente politica, disponibile ad essere usata come una clava contro gli avversari”.

Nella relazione che portò allo scioglimento – contestato da Metta, il cui ricorso venne respinto dal Tar del Lazio – si leggeva, come riportato dal sito locale Immediato.net, di “assidui rapporti” tra Metta “ed esponenti di rilievo della criminalità locale”. Tra gli episodi contestati anche quello di aver “celebrato il matrimonio di un pluripregiudicato per poi partecipare al ricevimento nuziale, alla presenza di numerosi esponenti della criminalità, con reati anche di tipo associativo, condividendo immagini sui social network”. Al centro degli accertamenti anche alcuni affidamenti, relativi al verde pubblico, e “frequentazioni e cointeressenze” tra amministratori ed esponenti della criminalità organizzata. Il sindaco e un assessore “hanno presenziato all’inaugurazione di uno dei locali gestiti da componenti della famiglia criminale egemone”, si leggeva nella relazione. “Ad alcuni di questi gestori sono state rilasciate autorizzazioni permanenti all’occupazione di suolo pubblico, in palese contrasto con il regolamento comunale che prevede per tale tipo di concessioni una durata massima di cinque anni”.

Cerignola è tra i paesi considerati centrali nella geografia mafiosa foggiana, essendo la ‘base’ del clan Piarulli-Ferraro, con testa da anni nel Milanese. E la malavita cerignolana è il terrore delle società di portavalori: a quasi tutti i colpi milionari messi a segno contro blindati o caveau in tutta Italia partecipano bande di cerignolani in assetto paramilitare, come raccontato da Ilfattoquotidiano.it negli scorsi anni. Di “incredibile” candidatura parla il senatore foggiano del M5s, Marco Pellegrini, componente della commissione Antimafia: “L’incandidabilità non è ancora definitiva ma ragioni di opportunità e il rispetto dello spirito dell’art. 54 della Costituzione avrebbero dovuto indurre il Metta ad astenersi dal candidarsi in questa tornata e, magari, riproporsi ai cittadini all’esito, eventualmente a lui favorevole, della sentenza della Cassazione”. Una vicenda, aggiunge Pellegrini, che trova “poco o nulla risalto in ambito regionale e quello nazionale, come se il problema non esistesse, come se fosse tutto normale che nella terra in cui c’è una emergenza nazionale mafiosa, si possa ricandidare un sindaco appena fatto decadere dallo scioglimento e di cui si attende la pronuncia definitiva in merito all’incandidabilità”.

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