Il padre dell’ex presidente del Consiglio sarà imputato in uno dei filoni dell’indagine sulla centrale acquisti della Pubblica amministrazione. Tra gli altri rinviati a giudizio per lo stesso reato anche l’ex parlamentare Italo Bocchino, e gli imprenditori Carlo Russo e Alfredo Romeo. Pene anche per l’imprenditore Bigotti e l’ex deputato di Ala Abrignani
Tiziano Renzi sarà processato con l’accusa di traffico di influenze illecite. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare di Roma, Annalisa Marzano, che ha rinviato a giudizio il padre dell’ex premier e attuale leader di Italia viva. Il procedimento è uno dei filoni dell’inchiesta sulla Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. A giudizio insieme al genitore di Matteo Renzi andranno anche l’ex parlamentare Italo Bocchino e gli imprenditori Carlo Russo e Alfredo Romeo. La prima udienza è stata fissata per il 16 novembre. La giudice ha anche deciso di prosciogliere Tiziano Renzi e gli altri indagati da due accuse di turbativa d’asta e da un altro episodio di traffico di influenze. In rito abbreviato invece, il gup ha condannato a un anno l’ex senatore Denis Verdini, l’imprenditore Ezio Bigotti e l’ex parlamentare Ignazio Abrignani per il reato di turbativa d’asta. Gli stessi imputati sono stati assolti dall’accusa di concussione. Nel giugno scorso il pm Mario Palazzi aveva chiesto l’assoluzione per il fondatore di Ala e gli altri due, mentre per Renzi senior la richiesta era di rinvio a giudizio. Alla fine del 2019, invece, la procura di Roma aveva chiesto l’archiviazione per questo filone dell’inchiesta Consip, ma il gip Gaspare Sturzo, nel febbraio del 2020, aveva accolto quella richiesta solo parzialmente. Ordinando nuove indagini, il giudice per l’indagine preliminare aveva sollecitato pure l’iscrizione nel registro di Verdini, dell’ex parlamentare del suo partito Abbrignani e del’imprenditore Bigotti. Il gip chiedeva di indagare anche sulle presunte pressioni su Luigi Marroni, all’epoca amministratore delegato della centrale acquisiti della pubblica amministrazione, divenuto un testimone chiave dell’inchiesta e che si è costituito parte civile nel procedimento.
Il caso sul quale si celebrerà un processo – La contestazione per la quale Renzi sarà processato è quella relativa alla gara Fm4, bandita da Consip, che valeva in totale 2,7 miliardi. Secondo le accuse, riassunte nell’avviso di conclusione indagini, “Russo agiva in accordo con Tiziano Renzi, sfruttando relazioni esistenti con Marroni, ottenute anche per il tramite del concorrente nel reato Renzi, come prezzo della propria mediazione illecita, costituita dall’istigare Marroni al compimento di atti contrari al proprio ufficio, consistenti nell’intervenire sulla commissione aggiudicatrice della gara Fm4, per facilitare la Romeo Gestioni, mediante l’innalzamento del punteggio tecnico nella fase in corso di valutazione tecnica dei progetti”. In cambio, sempre secondo l’accusa, si faceva dare da “Romeo, il quale agiva in accordo con Bocchino, utilità consistite nella stipula di un contratto di lavoro a favore” della sorella della sua compagna e “numerose ospitalità negli hotel di proprietà del gruppo Romeo, nonché si faceva promettere denaro in nero per sé e per Renzi Tiziano, nonché promettere la stipula di un contratto di consulenza”. Per questi fatti agli indagati erano accusati anche di aver turbato la procedura competitiva, cioè quel lotto della gara Fm4: accusa che però è stata archiviata.
Le accuse archiviate e la condanna di Verdini – E’ caduta pure l’altra contestazione di traffico d’influenze: secondo l’accusa Russo, in accordo con Renzi, “sfruttando relazioni esistenti” con l’allora ad di Grandi stazioni, Silvio Gizzi, che aveva bandito una gara per alcuni servizi di pulizia, “a cui partecipava anche la Romeo gestioni, come prezzo della propria mediazione illecita, costituita dal convincere Gizzi a favorire la Romeo gestioni, si faceva promettere da Romeo utilità consistenti in somme di denaro periodiche”. A quest’accusa era legata una contestazione di turbativa d’asta visto che Russo, Romeo, Bocchino e Renzi “in concorso tra loro, mediante collusione consistente in accordi, intesi a condizionare la gara per servizi di pulizie, favorendo le ragioni della partecipante Romeo gestioni nella disamina di anomalie dell’offerta e nella fase di richiesta di chiarimenti”. Per tutti questi episodi le contestazioni sono state archiviate. “Dopo Genova e Cuneo, ora confidiamo nel dibattimento per l’en plein a Roma”, dice l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Renzi, commentando la notizia del rinvio a giudizio solo per una fattispecie di traffico d’influenze. Assolti o archiviati da tutte le accuse anche l’ex presidente Consip, Domenico Casalino, e il dirigente Francesco Licci. Anche la turbativa d’asta che è costata una condanna a un anno per Verdini, Abbrignani e Bigotti è collegata sempre alla gara Consip Fm4 e alla società Cofely che sarebbe arrivata “prima in graduatoria per il lotto 10“, si leggeva sempre nell’avviso di conclusione indagini. Nello stesso atto si spiegava che i tre “offrendo un accordo a Romeo Alfredo concorrente nella medesima gara anche per lo stesso lotto per rilevare la Conversion & Lighting srl, controllata da Bigotti, che avrebbe permesso a Romeo di ottenere un 30% dei lavori assegnati a Cofely nell’ambito del suddetto lotto”. I tre sono stati assolti dall’accusa di concussione.
Gli altri filoni dell’inchiesta Consip – L’inchiesta Consip risale a cinque anni fa. Era esplosa il 21 dicembre del 2016 quando Luca Lotti, come svelato dallo scoop di Marco Lillo sul Fatto, era stato iscritto nel registro degli indagati. Solo il giorno prima i pm di Napoli avevano sentito Marroni, che aveva sostenuto di aver saputo dall’allora ministro dell’indagine in corso sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Il fascicolo passò subito a Roma per competenza e il 27 dicembre Lotti si presentò a Piazzale Clodio per essere sentito dagli inquirenti. Oggi l’ex ministro dello Sport è a processo per uno dei filoni dell’inchiesta Consip, insieme al generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, per favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio. Con lui a giudizio anche Carlo Russo, per millantato credito, e l’ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni per favoreggiamento. Ha preso dieci mesi in primo grado l’ex generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, accusato di rivelazione del segreto di ufficio e favoreggiamento. Secondo l’impianto accusatorio, Del Sette avrebbe informato nel maggio del 2016 Luigi Ferrara, all’epoca presidente della Consip, dell’esistenza di un’inchiesta penale sul conto dell’imprenditore Romeo, consigliandogli di essere cauto “nelle comunicazioni a mezzo telefono”.