L’attenzione sui casi di infiammazioni cardiache che vengono segnalate nei giovani o giovanissimi, soprattutto maschi, dopo il vaccino a Rna messaggero è stata alta sin da giugno quando erano arrivati i dati degli Usa e di Israele. Con il passare delle settimane si sono aggiunti nuovi dati su una platea molto più ampia. E anche correzioni come nel caso di uno studio canadese, pubblicata su una piattaforma pre-print, che conteneva numeri che sono stati rettificati e hanno imposto le scuse dell’Hearth Institute dell’Università di Ottawa. Ora i dati sono in linea con gli altri studi.

Le miocarditi e pericarditi, potenzialmente associate ai due vaccini a Rna messaggero approvati ovvero Pfizer-Biontech e Moderna, “sono eventi rari, con manifestazioni generalmente lievi e ad esito favorevole” come scrive il Giornale Italiano di Cardiologia che pubblica un Expert Opinion della Società Italiana di Cardiologia, curato da una quindicina di esperti, tra i quali Gianfranco Sinagra (Centro Diagnosi e Trattamento Cardiomiopatie, Università Trieste), Giuseppe Mercuro (Dip.Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università Cagliari), Pasquale Perrone Filardi del Dip.Scienze Biomediche Avanzate, Università di Napoli.

Lo studio segnala che, al momento e dati revisionati alla mano, l’incidenza generale stimata è di 1 caso per 100mila individui, ovvero oltre 10 volte inferiore a quella delle miocarditi non riconducibili a vaccini (10 – 20 casi per 100.000). Fermo restando la natura rara dell’evento, il tasso stimato è più elevato in soggetti con meno di 30 anni, completamente immunizzati e di sesso maschile (40 per milione tra uomini e 4,2 tra donne). Dai 30 anni in su, i tassi si riducono a 2,4 e 1,0 per milione, rispettivamente in uomini e donne.

Il bilancio rischio/beneficio, secondo gli esperti, è nettamente a favore della vaccinazione contro il Covid: nei soggetti non vaccinati e con Sars Cov 2 miocardite e pericardite sono nell’ordine di 11 casi rispetto ai 2,7 casi su 100mila. In particolare, occorre sorvegliare i maschi, di età inferiore a 30 anni che completano il ciclo vaccinale. Lo studio propone per la prima volta un inquadramento preciso delle forme ‘post-vaccinò facilitandone l’identificazione e la costruzione di registri di ricerca e fornisce linee di comportamento nella vaccinazione ad mRna in sottogruppi specifici della popolazione”.

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