Nel capoluogo di provincia sardo, dopo cinque anni di amministrazione 5 stelle, dem e grillini non sono riusciti a convergere su un unico candidato. E anzi il Partito democratico ha scelto l'intesa con le forze che sostengono il presidente leghista
Un timido tentativo di corteggiamento c’è stato, ma in Sardegna l’alleanza Pd-M5s in vista delle amministrative di ottobre è sfumata. La fantasia politica ha, però, dato vita a matrimoni sulla carta improponibili tra partiti che anche in Regione sono avversari: il Partito democratico, che nella massima assemblea sarda siede tra i banchi dell’opposizione, ha infatti raggiunto l’intesa con il Partito Sardo d’Azione (Psd’az) e Udc, forze che sostengono il presidente Christian Solinas. È successo a Carbonia, cittadina del Sulcis Iglesiente, ormai scesa sotto i 30mila abitanti, complice anche la nuova ondata migratoria causata dalla chiusura delle miniere e dalla crisi devastante del settore industriale che ha colpito anche l’indotto. Qui gli elettori dovranno decidere chi prenderà il posto dell’uscente sindaca grillina, Paola Massidda. I pentastellati hanno invece messo insieme un’alleanza con Psi, Pci, Sinistra italiana, Rossomori e Articolo Uno. Eppure le forze che sostengono Solinas, segretario del Psd’az ed ex senatore della Lega, avevano un’altra opzione: sostenere la candidata di area centrodestra. Il terzo nome in corsa è infatti quello di Daniela Garau, 52 anni, sostenuta da tre liste dichiaratamente di centrodestra: Lega, Patto civico e Noi con voi formata da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Riformatori sardi. La Sardegna non è nuova a quelli che elegantemente vengono definiti “laboratori politici”: è già successo a Iglesias in occasione delle comunali del 2018, dove il Pd governa con l’Udc di Oppi, che nel 2018 si è rivelato decisivo per la vittoria del trentaduenne sindaco dem, Mauro Usai.
IL CASO CARBONIA, PD CON CONSIGLIERI DI SOLINAS – Ora quell’alleanza trasversale che ha funzionato a Iglesias, si sta ripetendo nell’altro centro più importante del territorio. A Carbonia infatti, Pietro Morittu, 43 anni, candidato sindaco del Partito democratico, si presenterà agli elettori con ben sei liste (civiche, a parte il Pd) e un esercito formato da 144 candidati. A sostenerlo sono “Carbonia avanti”, “Ora x Carbonia”, “Pd”, “Pietro Morittu sindaco”, “Sviluppo e ambiente cittadini per Carbonia”, “Uniti per rinascere”.
Unico simbolo di partito è quello dei dem, mentre le altre liste hanno indicazioni partitiche, ma il tutto è frutto di un’alleanza con esponenti di peso della maggioranza che governa attualmente la Regione e che, però, vede il partito di Enrico Letta all’opposizione. Tra i nomi dei tessitori di questa stravagante alleanza si fa, in primis, quello dell’ottantunenne Giorgio Oppi: storico democristiano, considerato il “grande vecchio” della politica sarda, è consigliere regionale e leader sardo dell’Udc. Pare gli basti una telefonata per definire l’impronta da seguire e anche in Consiglio regionale fa sentire la sua influenza, a volte anche facendo passare qualche brutto quarto d’ora al presidente Christian Solinas. Un altro nome di centrodestra è Fabio Usai, politicamente meno blasonato di Oppi, ma anch’esso definito ottimo intercettatore di voti, gli stessi che gli hanno garantito un posto in Consiglio regionale nelle file del Psd’az, stesso partito di Solinas.
La regìa (seppure non palese) per parte del Partito democratico (di cui è segretario regionale l’ex deputato Emanuele Cani) vede nomi altrettanto importanti quali quelli di Antonello Cabras (origini socialiste come Cani, cui è legatissimo, è attualmente presidente della Fondazione Sardegna, ma nel suo passato ci sono la presidenza della Regione, il ruolo da sottosegretario e parlamentare) e di Salvatore Cherchi, parlamentare di lungo corso e sindaco di Carbonia fino al 2010 (al secondo mandato conquistò l’80 per cento di voti), poi presidente della fu Provincia di Carbonia-Iglesias.
IL DOPO LA PENTASTELLATA MASSIDDA – Cinque anni fa a Carbonia, centro minerario a 70km da Cagliari e storica roccaforte rossa, vinse la sindaca M5s Paola Massidda. Massidda ha deciso di non ricandidarsi: per sua scelta, dice lei; per malumori interni, assicurano altri ricordando anche che in 5 anni ha visto dimettersi una sfilza di assessori. Ma il Movimento, che ha chiuso l’accordo con Psi, Pci, Sinistra italiana, Rossomori e Articolo Uno, sostiene il candidato Luca Pizzuto, 38 anni, che proprio di quest’ultimo partito è segretario regionale.
Sulla questione Carbonia, nei giorni scorsi, ha preso posizione anche la sarda Alessandra Todde, viceministra M5s al Mise. E riflettendo sul fatto che l’alleanza col Pd, nella costruzione di un campo progressista plurale e forte, sia sicuramente una strada da seguire, non ha nascosto i malumori per il mancato accordo a Carbonia. “Il M5s ha fatto una scelta di campo: è riuscito a costruire un’alleanza ispirata ai valori e alle politiche progressiste, in maniera non ambigua, rappresentando la vera alternativa regionale alle forze conservatrici e alle alleanze trasversali con le destre nascoste dietro le liste civiche“. Quanto al Pd, aggiunge: “Purtroppo in questa operazione ha voluto seguire una strada diversa alleandosi con il partito del governatore Solinas e l’Udc di Giorgio Oppi”. Emanuele Cani, segretario regionale dem, ha provato a smentire: “Chi sostiene che il Pd stia in coalizione con il centrodestra dice il falso”. Mentre l’aspirante sindaco Morittu si è lamentato: “Dobbiamo fare i conti con il tema spinoso della narrazione sbagliata portata avanti in modo strumentale dagli avversari”.